Di tutti gli articoli usciti oggi - 13 marzo '97 - sulla stampa nazionale (in occasione del processo ai Blissettt romani), il più brutto è quello de "L'Unità 2", veltronianamene scoreggione sin dal titolo

 


LA FESTA SU UN AUTOBUS FINISCE IN TRIBUNALE

Comincia oggi il processo a quattro del Luther Blisset [sic!], il gruppo di performancer [sic!] che usa il nome multiplo

Col nome dell'ex-calciatore del Milan si firmano centinaia di artisti, utenti telematici che combattono il copyright. Appello di intellettuali.

Chiedere la carta d'identità a chi rifiuta l'identità. Chiedere il nome e cognome a chi rivendica il diritto di avere un nome multiplo. Tutto ciò dovrebbe riguardare la differenza semiotica, ma in alcuni casi - meglio, nel caso di Roma - tutto ciò può anche produrre "guai".

Ma andiamo con ordine. Molti sanno cos'è il progetto Luther Blisset [sic!], è stato anche un caso editoriale nella primavera scorsa. Col nome dell'ex-calciatore del Milan (famoso per i suoi lisci, ma si era a metà degli anni '80 quando il club rossonero non poteva contare sui soldi di Berlusconi) si firmano centinaia, migliaia (chi può saperlo) di artisti, videomaker, interi collettivi, utilizzatori della rete, scrittori, ecc. Si firmano tutti così: Luther Blisset [col cazzo! Porco dio, vogliamo finirla con questo refuso?]. È il modo, dicono, per "destrutturare" la gabbia più resistente di questo fine secolo: l'identità. Loro la rifiutano, così come rifiutano i codici artistici, gli stili di vita, il copyright, le regole che presiedono alla comunicazione. E per dirne una si fanno promotori di quella che chiamano "guerriglia mediatica", diffondendo con mille canali le notizie più astruse. Che qualche volta i media tradizionali rilanciano pari-pari: è stato il caso delle "messe nere" in provincia di Viterbo. Tema al quale molti quotidiani hanno dedicato titoli vistosi, prima di scoprire che tutto era stato inventato da(i) Luther Blisset [ad nauseam: sic].

Luther Blisset gioca così. Gioca anche con la città. Proprio come facevano i "situazionisti" (anche se a loro, questa definizione non piace). Gioca(no) con la città vista come simbolo dell'identità fissa, quindi "noiosa". E proprio come Guy Debord rivendica(no) il "diritto a trasformare i quartiere in stati d'animo".

Uno di questi giochi fu organizzato una notte d'estate di due anni fa. L'obiettivo? Trasformare un tristissimo autobus notturno (il 30 "barrato") in un'occasione di festa. Così, secondo le indicazioni lanciate da Luther Blisset [sic], ospite di una radio privata - Radio Città Futura - un centinaio di altri Luther Blisset [sic] s'è dato appuntamento al capolinea del mezzo. Chitarre, colori, strani vestiti. E una videocamera.

All'inizio nessun problema, Luther Blisset [sic] sostiene (sostengono) che nel gioco sono stati coinvolti anche gli autisti. Poi, però, l'arrivo della polizia, dei carabinieri. Il motivo? I biglietti. Loro, cioé i Luther Blisset [sic], sostenevano di doverne pagare uno solo: erano tutti la stessa persona. Tesi risolvibile con una multa o col tradizionale "vabbe', andate a casa". Invece, la situazione è degenerata: un agente ha sparato in aria e quattro Blisset [sic] sono finiti in Questura. Accusati di resistenza, oltraggio e violenza a pubblico ufficiale. E sono partite le denunce, accompagnate da un dettagliatissimo rapporto nel quale si spiega che i Luther Blisset [sic] altri non erano che "autonomi" e che la festa sull'autobus in realtà era "una manifestazione celebrativa di un filosofo marxista, tal Blisset". Così s'è arrivati al processo, che comincia oggi.

E proprio alla vigilia dell'apertura del processo, in una conferenza stampa - ospitata all'Art Gallery Internet di Roma - è stato presentato un appello firmato da numerosi intellettuali, artisti, giornalisti ed editori (ci sono Nanni Balestrini, "Bifo" Berardi, Hakim Bey [BUM!!! Fratelli de Roma, vi fate supportare dagli agenti della CIA?], Enrico Brizzi, Rossana Campo, Alberto Castelvecchi, Jovanotti, Carlo Freccero, Massimo Ilardi, Claudio Lolli, Roberto Maragliano, Mario Perniola, Vladimir Vinciguerra e tanti altri). Primo firmatario, Massimo Canevacci, docente universitario di Antropologia culturale a Roma. Che in conferenza stampa ha spiegato: "Nei movimenti di Blisset [sic] vi è il senso di una critica radicale al concetto di identità fissa, così come si è consolidato nella storia culturale dell'Occidente. E contro questo movimento culturale non è concepibile la repressione giudiziaria". Quindi: "Chiediamo la completa assoluzione giudiziaria dei Luther Blisset [sic]. E (i) Luther Blisset[sic]? In conferenza stampa si è (sono) limitato(i) a dire: "Vorremmo trasformare il processo in un happening gioioso. Siete tutti invitati".

 


Poi c'è un box demenziale:

DEBORD E GREIL MARCUS

Opere collettive per destrutturare i linguaggi. Lavori, performance, testi elaborati con l'apporto di centinaia di persone. Via modem, ma non solo. I progetti Luther Blisset [sic] affondano le loro radici nel "situazionismo" di Guy Debord [ANCORA CON QUESTA VECCHIA PANZANA??? Mi si dimostri una volta per tutte che cazzo c'entra la dialettica hegeliana (filtrata da Adorno e dal giovane Lukacs) di Debord, e la sua paranoica concezione dello "spettacolo", con il pragmatismo di Blissett!!!] (etichetta che comunque essi stessi rifiutano). Meglio: forse le loro origini sono nei testi di Greil Marcus, che spiegano i legami fra il situazionismo e tutte le controculture giovanili di questo fine secolo [Bravo! Questo Bocconetti è proprio un genio! A demolire i testi di Marcus (IL testo: su questi temi il fighetto di Berkeley ha scritto solo "Lipstick Traces") ci ha già pensato Stewart Home in "Marci, sporchi e imbecilli" e nell'appendice ad "Assalto alla cultura", libri che Bocconetti farebbe meglio a consultare prima di scrivere queste cazzate!]