Da "Webmarketing", numero 1, febbraio 1998

Luther Blissett

di Tony Gherardelli

Sentendo pronunciare questo nome i più vicini al mondo del calcio penseranno immediatamente all'ex calciatore di colore del Milan, dall'incerto talento pedatorio, che visse alcune misere annate nel campionato più bello del mondo. Vero. Ma la cultura Cyber, forse per l'immediatezza della sua fonetica, si è appropriata di quel nome facendolo diventare un sinonimo di un movimento tra i più innovativi nello scenario della Cyberculutra contemporanea. Luther Blisset non è più quindi un individuo ma un Con-dividuo. Ciò significa che un numero imprecisato, ma cospicuo, di persone usano questo nome per firmare le propie azioni. Ma quali azioni? Si tratta essenzialmente di attacchi ai media tradizionali cercando di minare la loro autorevolezza attraverso il diffondersi di notizie non vere, ma verosimili, a cui far 'abboccare' giornali e televisioni soprattutto su temi di attualità che suscitano grandi attenzioni (ed isterie) come prostituzione, AIDS, satanismo, pedofilia,etc.

Il movimento si è così esteso nel cyberspazio da costituire uno dei temi portanti della culutra cyberundergound d'avanguardia. Si sono così moltiplicati i gruppi di discussione e le mailing list (gestite da chi? Ovviamente da tanti Luther Blisset). Si è inoltre formato addirittura un Luther Blisset Project che si pone come obiettivi innanzitutto quello già citato di sputtanare i media, alimentando leggende urbane false. Piccolo inciso per i lettori. Alzi la mano chi non ha sentito almeno una volta il racconto della ragazza misteriosa che dopo un rapporto sessuale lasciava all'alba il letto del malcapitato partner occasionale incidendogli con il rossetto sul vetro la frase 'Benvenuto nel mondo dell'AIDS'. Sono sicuro che tutti l'hanno sentita come raccontata per vera dal cugino dell'amico del cognato, etc. Mi dispiace deludere l'immaginario collettivo e coloro che non potranno più terrorizzare gli astanti con questa storiella, ma anche questa è stata partorita da Luther Blisset.

Molto popolare qualche anno fa nella terra d'Albione, Blissett era un piccolo grande mito di provincia: l'ideale per i vari "gruppi plagiaristi" della critica radicale, che cominciarono tutti insieme a firmarsi con il suo nome e cognome al punto da renderlo un inafferrabile multiplo. Un fenomeno poi diventato incontrollabile, anche in Italia. Un esempio? Recentemente l'editore Alberto Castelvecchi ha pubblicato - o almeno credeva di farlo - A ruota libera, un' antologia di scritti di Hakim Bey, guru della letteratura cyber già autore di Taz (zone temporaneamente autonome) e Radio sermonettes. Nella prefazione di questa raccolta discritti, un sedicente "sociologo di Notthingam", Fabrizio P. Belletati, avvisava di averli selezionati tra quelli circolati nelle reti telematiche, a cui Bey, vero nomade di Internet, solitamente affida i propri articoli rinunciando al copyright. Ebbene, l'opera si è rivelata un falso clamoroso. L'artefice? Luther Blissett, naturalmente: ovvero uno qualsiasi dei gruppiche aderisce al L.B. project, consistente nello "spaccio e diffusione di notizie false con relativo test di credulità del recensore". Il bello è che Manifesto e Liberazione avevano entusiasticamente recensito l'opera, che ad onor del vero ricalca in modo sorprendente lo stile di Bey, al secolo PeterLamborn Wilson, maestro sufi (corrente radicale musulmana) che ha stabilito la sua residenza in un punto non precisato al di là dell'Oceano.

Altre 'bufale' costruite da coloro che si nascondono sotto lo pseudonimo di Luther Blisset: la lettera al "Resto del Carlino" (subito sparata con rilievo: anche nelle locandine delle edicole) di una prostituta sieropositiva, che per vendetta bucava i preservativi dei clienti. Iniziali: L.B. Non solo: Blissett usò il nome di uno dei fondatori del progetto, l'ex punk Harry Kipper, quando sguinzagliò le troupe di "Chi l'ha visto?" sulle tracce di un presunto illusionista inglese - mister Kipper, appunto - scomparso nel nulla: e non in circostanze normali, ma mentre tracciava la parola ART in mountain bike, nel Nord Italia. Disparve sulla T, grossomodo a Udine. Ancora: la scimmia pittrice annunciata dai quotidiani fra gli appuntamenti clou della Biennale di Venezia 1995 si chiamava, guarda un po', Lootha.

La stessa cosa è successa con Net Generation, altro "pacco" d'autore capitato ad un giovane e rampante, quanto stolto editor della Mondadori. Il punto più alto però delle 'bufale' costruite riguarda però l'episodio relativo agli episodi di presunto satanismo a Viterbo una truffa che per un anno ha coinvolto la stampa su un tema mediaticamenteghiotto come il satanismo e che è culminata nella confezione di un video con falsa messa nera e falsa vergine sacrificata ad un Belzebùda operetta (anzi: da sceneggiata napoletana, dal momento che laregistrazione svelava i "celebranti" e la "vittima" impegnati in un'allegratarantella). L'inganno, però, è durato a lungo ed è stato molto più complesso: perché per dodici mesi i quotidiani e i periodici viterbesi sonostati inondati di notizie e di lettere provenienti da studenti disillusi,casalinghe indignate, ingegneri di Heidelberg che tracciavano paralleli demoniaci tra Tuscia e Germania. Tutti falsi. Tutta opera dello stesso truffatore: Luther Blissett, appunto.

Insomma, il "terrorismo mediatico" impazza ormai anche da noi. Gli altri obiettivi che si propone il movimento sono l'abolizione del copyright (soprattutto su Internet, ovviamente) l'affermazione del concetto di identità multipla, la lotta all'individualità, indicato come il maggior male dell'occidente.

Luther Blissett è la sigla collettiva di chi condivide l'obiettivo di "portare il panico nei santuari del potere".

Ma meglio di ogni descrizione può rendere l'idea uno dei manifesti che si trova in rete all'indirizzo www... del Luther Blisset Project:

'Io sono Luther Blissett. Io mi rifiuto di essere limitato da qualunque nome. Io ho tutti i nomi e sono tutte le cose. Incoraggio tutti i gruppi pop ad usare questo nome. Voglio vedere migliaia di gruppi con lo stesso nome. Nessuno possiede nomi. I nomi esistono per essere usati da tutti. I nomi, come tutte le parole, sono arbitrari.

Io attacco il culto dell'individuo, gli egotisti, i tentativi di appropriarsi dei nomi e delle parole e farne un uso esclusivo. Io respingo il concetto di copyright. Prendi quello che puoi usare. Io respingo il concetto di genio. Gli artisti sono come tutti gli altri. L'individualità È l'ultimo e il più pericoloso mito dell'occidente. Io affermo che il plagiarismo é il metodo artistico realmente attuale. Il plagio è il crimine artistico contro la proprietà. È un furto e nella società occidentale il furto è un atto politico. Io voglio che tutti usino il mio nome. Usa questo nome perché è il tuo. Questo nome non appartiene a nessuno. Diventa anche tu Luther Blissett. Io cerco l'illuminazione attraverso la confusione. Io prospero sul caos. Io sarò prosaico. I miei significati saranno semplici. Non alluderò a secondi significati. I secondi significati sono lacreazione di chi non è capace di dare piena corporeità alla realtà.
Demolisci la cultura seria. E ricorda: se la vita fosse semplice non ci darebbe nessun piacere.' (Luther Blissett)

Ma perché Luther Blisset ha fatto tanta presa nella comunità virtuale? La cultura underground (soprattutto nella sua versione più avanzata, il cyber) ha da sempre fatto propri i movimenti d'avanguardia sia letteraria che artistica.

La prima di queste identità collettive, 'Klaos Oldanburg', fu propagata dall'artista inglese Stefan Kukowski e Adam Czarnowski a metà degli anni settanta.. Cinque anni dopo, un altro artista americano, David Zack, propose 'Monty Cantsin' come nome della prima 'pop star multipla' di cui chiunque avrebbe potuto usare il nome. Come si sia arrivati a Luther Blisset è un mistero che anche i più profondi conoscitori della materia (tre o quattro in tutto) non conoscono.

Di chi è figlio quindi Luther Blisset? Sicuramente tracce del suo DNA vanno ricercate nel situazionismo, un movimento estetico-politico nato negli anni '50 che si proponeva la destrutturazione delle forme artistiche e del linguaggio dei media tanto da preconizzare, per bocca del suo fondatore, quel Guy Debord geniale letterato e cineasta d'oltralpe, fondatore dell'Internazionale Situazionista, che con la sua opera 'La società dello spettacolo' nel '67 mise a rumore il mondo della cultura europea sostenendoche lo "spettacolare-integrato", cioé la presenza continua - ed invadente -dei media in tutti gli ambiti della realtà potesse trasformarsi in un unica e grande mistificazione, a tutto vantaggio del potere politico ed economico. I media, quindi, e con loro tutto l'establishment, per i situazionisti ed iloro epigoni meritavano di "essere combattuti con le loro stesse armi",misura per misura, falsità per falsità: per anni i giornali inglesi, ad esempio, sono stati tratti in inganno recensendo opere letterarie e cinematografiche che in realtà non esistevano se non nelle "bufale" colossali - e nei tranelli - perfidamente organizzati dai locali "corsari" dell'underground.

Perché Internet? Ma è ovvio! Quale media si presta più degli altri alla non identificazione, alla falsa denominazione concetti assolutamente propedeutici al concetto di identità multipla (e quindi non distinta) che è alla base di questo movimento cyberundergound di fine secolo?

Ma l'episodio che più di tutti ha portato alla notorietà Luther Blisset è stato il processo penale che riguardava la performance psicogeografica svoltasi nella notte fra il 17 e il 18 giugno 1995, durante per la quale oggi sono stati processati quattro dei partecipanti ad uno di questi giochi di sicogeografia . Concetto anche questo ereditato dal Situazionismo che propone di gerire per le metropoli lasciandosi guidare solo dagli stati d'animo.

L'obiettivo dell'happening? Trasformare un tristissimo autobus notturno (il 30 "barrato") in un'occasione di festa. Così, secondo le indicazioni lanciate da Luther Blisset, ospite di una radio privata - Radio Città Futura - un centinaio di altri Luther Blisset s'é dato appuntamento al capolinea del mezzo.

Chitarre, colori, strani vestiti. E una videocamera.All'inizio nessun problema, Luther Blisset [sic] sostiene (sostengono) che nel gioco sono stati coinvolti anche gli autisti. Poi, però, l'arrivo della polizia, dei carabinieri. Il motivo? I biglietti. Loro, cioé i Luther Blisset sostenevano di doverne pagare uno solo: erano tutti la stessa persona. Tesi risolvibile con una multa o col tradizionale "vabbe', andate a casa". Invece, la situazione è degenerata: un agente ha sparato in aria e quattro Blisset sono finiti in Questura. Accusatidi resistenza, oltraggio e violenza a pubblico ufficiale. E sono partite le denunce, accompagnate da un dettagliatissimo rapporto nel quale si spiega che i Luther Blisset altri non erano che "autonomi" (sigh!) e che la festa sull'autobus in realtà era "una manifestazione celebrativa di un filosofo marxista, tal Blisset". Nel rapporto di polizia, c'è di più: il gruppo di ragazzi è stato fermato per la natura delle idee politiche comuni a ciascuno degli individui. Che, sempre spulciando fra gli atti, si sarebbero riuniti per commemorare la scomparsa di un ideologo di sinistra a nome di George Blissett. Ora, enciclopedia britannica alla mano, l'unico Blissett documentabile si chiama proprio George: non era un ideologo, ma un arcivescovo di età vittoriana. Sembra una barzelletta, o una beffa, ma stavolta Luther non c'entra. La polizia ha fatto tutto da sola.

Ma in una società dell'immagine (perdonatemi il luogo comune) come quella in cui viviamo come fa a trovare spazio un con-dividuo che rappresentando un'identità multipla non può venire iconizzato in un volto riconsocibile da tutti? Anche la qui la risposta ci viene dalle tecnologie, attraverso il morphing, tecnica che permette una fusione mixata tra varie immagini, circola in rete un 'volto' di Luther Blisset, assunto da tanti come icona 'ufficiale' che è appunto il risultato del morphing di più persone.

Cosa rappresenta allora Luther Blisset per i media allora? Forse una sorta di Anticristo? Il vero Anticristo è lo scoop ha sostenuto, qualche tempo fa, non Luther Blissett ma Umberto Eco (la coincidenza è buffa: proprio Umberto Eco, insieme all'editore Alberto Castelvecchi, è stato sospettato di essere Blissett. Peccato che Blissett non sia "uno", ma "molti"). E allora Blissett sta, semmai, dalla parte dei Buoni: di quelli che - parole sue - "insinuano anticorpi nel sistema di falsificazioni". Col rischio, rispondono i suoi accusatori - che coincidono quasi sempre con i beffati - di confondere la verità e il falso.

Peccato che, spesso, la confusione preesista a Luther come dimostrano i tanti episodi di cattivo (e spesso in malafede) giornalismo riassunti nella frase che un direttore rivolse ad un celebre inviato: "Non rovinarmi questa bella storia con la verità".

 


P.S:Questo articolo riporta anche brani rubati ad altre fonti che l'autore, essendo esso stesso un situazionista ed in omaggio alla logica blissettiana che combatte il diritto d'autore, non si sogna minimamente di menzionare.