Da "L'Espresso" n.28, anno XLI, 14 luglio 1995, sezione "Cultura", pag.103:
Sette filosofiche/Un giallo informatico
GIÙ LA MASCHERA, LUTHER BLISSETT
Sembra solo un nome. Quello di un ex giocatore del Milan. E invece nasconde "terroristi mediatici" che hanno beffato persino "Chi l'ha visto?". Un mix straordinario tra Internet e i Templari
di Loredana Lipperini
Biennale Arte, edizione 1995. Un depliant scritto in impeccabile critichese annuncia una mostra dello scimpanzé Loota, scampato alla vivisezione grazie a un blitz dell'Animal Liberation Front e poi rivelatosi pittore di talento. Segnalata dai quotidiani locali, l'esposizione convolgia un buon drappello di volenterosi alla Foresteria Valdese: dove, invece dei diciotto quadri, troveremo soltanto volantini con la scritta "La scimmia sei tu". E una firma: Luther Blissett. La stessa che in gennaio siglò una celebre beffa alla troupe di "Chi l'ha visto?", lanciata sulle tracce dell'inesistente Harry Kipper, ex-punk scomparso durante un viaggio in mountain bike che da Madrid lo avrebbe condotto a Trieste per tracciare la parola "ART" sul territorio.
Ma chi è Luther Blissett? In sostanza, chiunque affermi di esserlo, chiunque decida di rivendicare con questo nome un'azione di "panico mediatico": in questa linea, oltre gli sberleffi a Giovanna Milella e a Jean Clair, si collocano finte madonne piangenti a Bologna, ipotetici convegni sul situazionismo a Napoli, falsi carteggi di intellettuali e artisti convalidati da Luther Blissett infiltrati in testate giornalistiche o in autorevoli istituzioni. Autori: tutti e nessuno. Secondo una logica sempre più forte all'interno della controcultura che gravita intorno a Internet e ai centri sociali, il copyright è morto. E Luther Blissett è a disposizione di tutti come "multiple name". Oltre che il nome anche la sua faccia è multipla: la foto ufficiale di Luther è frutto di un assemblaggio fra venti immagini diverse.
Vecchia storia, quella dei nomi collettivi. Gli appassionati di scienze
esoteriche sanno che sotto la firma di Fulcanelli si celavano gli alchimisti
di inizio secolo. E negli anni Ottanta circolarono due pseudonimi di gruppo,
Monty Cantsin e Karen Eliot, nell'ambito del movimento della Mail
Art, che conteneva in nuce alcuni punti fermi dell'attuale underground:
creazione di "reti" (non ancora telematiche, ma comunque mondiali),
provocazioni ai mass-media, riscoperta in chiave ribellista delle eresie
medievali e del pensiero templare (in inglese Cantsin significa letteralmente
"non può peccare": il concetto di un uomo simile a Dio
nell'assenza di peccato apparteneva alla Confraternita
del Libero Spirito, attiva nel XIII secolo, e alla quale si ispirò
anche il leader dei Sex Pistols, Johnny Rotten).
Al fondatore della mail-art newyorkese, Ray Johnson,
suole attribuirsi la paternità del progetto Blissett. Ma quello delle
origini è un terreno scivoloso, data la propensione del movimento
a confondere le acque. L'unica certezza, in proposito, riguarda il primo
e inconsapevole proprietario del nome: perché un Luther Blissett
esiste davvero, ed è un calciatore di origine giamaicana che militò
nel Watford di Elton John con risultati prodigiosi (ventisette gol a stagione)
e nel Milan, una decina di anni fa, con esiti deludenti
(cinque gol scarsi in un anno, con la deplorevole abitudine di colpire il
palo a porta vuota).
I Luther Blissett italiani sono più di quattrocento: reperibili in rete su alcune Bbs, trasmettono da radio private (Radio Città del Capo e Radio K Centrale a Bologna, Radio Città Futura a Roma, Radio Onde Furlane a Udine) e pubblicano una rivista bimestrale. Hanno seguaci occulti e simpatizzanti dichiarati: tra i secondi, la scrittrice Isabella Santacroce e l'editore Alberto Castelvecchi, che in ottobre pubblicherà il primo libro scritto totalmente dai Luther: "Mind Invaders - manuale di guerra psichica e panico mediatico" (un secondo, di uscita imminente presso Synergon, è firmato da un esterno, Gilberto Centi). I Luther hanno un proprio "teatro situazionistico" [in realtà è "Teatro Situazionautico", N.d.LB.] e hanno anche un gioco del calcio (a tre porte, contro il bipolarismo trionfante).
E hanno degli ispiratori, più o meno riconosciuti. Uno di essi è Guy Debord, fondatore nel 1957 dell'Internazionale Situazionista e autore de "La società dello spettacolo": testo che sembra legittimare in pieno la beffa a Raitre quando sostiene che nulla è reale finché non appare nello spettacolo. Eppure i Luther lo hanno sconfessato, ribattezzandolo Guy The Bore, Guy il noioso. Più vicine al movimento sarebbero semmai alcune pratiche dell'Internazionale Lettrista (cui, pure, Debord non era estraneo), formata da un gruppo di giovani "intellettuali delinquenti" che visse a Parigi dal giugno 1952 al settembre 1953.
Al Lettrismo appartiene una delle principali attività dei Luther Blissett: la psicogeografia. In parole poverissime, si tratta di attraversare la città registrando i mutamenti di umore e di pensiero, influenzati dall'architettura, dal piano regolatore, dall'arredo metropolitano. Una pratica che i Luther chiamano "deriva": esattamente come i Lettristi, che a loro volta si rifacevano ai "campi magnetici urbani" scoperti negli anni Venti.
I Luther vanno ancora indietro: i veri ideatori di una scienza psichica del territorio sarebbero i Templari, nella persona del loro fondatore Ugo de Payen. La segretezza individuale dei Luther Blissett, però, è solo in parte assimilabile a quella templare. Perché, oltre che tattica, la loro motivazione è filosofica: e il loro obiettivo è il superamento del pensiero liberale e dell'identità nominale con la creazione del Con-dividuo, una "personalità globale" immune dall'omologazione. Cui cedono, invece, anche alcuni ex-simpatizzanti del movimento. È il caso di Enrico Brizzi, il celebrato autore di "Jack Frusciante" condannato da Luther Blissett come colui che "individualizzandosi si è trasformato in macchietta". C'è anche una frase per stigmatizzare questo comportamento, a Bologna: fare il Luther Brizzett.