6. Manoscritto ricevuto da Ray Johnson il 9 novembre 1994
Domanda: Dov'è la chiave della vostra loggia?
Risposta: In una scatola ossea ricoperta da un vello irsuto.
Domanda: Ditemi le caratteristiche della vostra scatola.
Risposta: La mia testa è la scatola, i miei denti le ossa, i miei
capelli il vello, la mia lingua è la chiave.
Dumfries, 1710
"La nostra istituzione già esisteva in diversi sistemi solari, prima della creazione del globo terrestre"
Olivier, 1823
L'idea di nome collettivo precede di molto l'uso che se ne è fatto
negli ultimi anni. È però difficile riuscire ad individuare un multiple
name, per il semplice fatto che nei documenti storici a noi giunti si parla
semplicemente delle azioni di un personaggio, o di un nome, senza far trapelare
la possibile rete che si infittisce alle sue spalle.
Così tra cento o duecento anni,gli storici, spulciando tra i giornali,
i libri, i film, i dischi, ecc.., del nostro periodo, disegneranno l'immagine
di un tale chiamato Luther Blissett, eccezionalmente eccletico, e lo considereranno
uno dei perni politici e culturali della fine del XX secolo.
Tra i vari campi d'indagine sull'uso del Multiple Name, quello più interessante
e proficuo è probabilmente la Massoneria. Ben lungi dall'essere una
setta destrorsa e conservatrice, la massoneria ha avuto un ruolo storico
importante, soprattutto nel periodo antecedente la formazione (e istituzionalizzazione)
della Grande Loggia d'Inghilterra (24 giugno 1717), momento che caratterizzò
il passaggio dalla"massoneria operativa"alla "massoneria
speculativa". Infatti la Massoneria, legata a diversi collegi invisibili
come i Templari e i Rosacroce, è sempre stata caratterizzata da un
continuo schierarsi, più o meno esplicito, contro il Potere. Sta di fatto
che le ideologie totalitarie hanno spesso attaccato e proscritto l'ordine
massonico(1), come spiega Serge Hutin nel tomo Esoterismo, spiritismo, massoneria
del suo Storia delle religioni. La Massoneria, per definizione, era al di
là della politica. In un passo di James Anderson estratto da I Doveri dei
Liberi Muratori (1723), opera che, sebbene appartenga già alla fase di
decadenza della massoneria, cerca di ripristinarne un fondamento, possiamo
leggere: "[Noi massoni] ci diciamo di tutte le nazioni, di tutte le
lingue, di tutte le razze e possessori di tutti i linguaggi e pertanto risolutamente
contrari ad ogni politica". I ruoli politici e le gerarchie in realtà
non avevano un ruolo dogmatico e istituzionale nemmeno all'interno dell'ordine,
poiché, come dice Lessing in Ernst e Falk - dialoghi massonici, "tutti
possono iniziare e ognuno può esservi iniziato". Ciò sfalda, inevitabilmente,
tutte le accuse di èlitismo che possono sorgere vista l'importanza
dei riti di iniziazione, delle cerimonie, dei segreti e dei simboli. I massoni
usavano questi elementi con un mero atteggiamento plagiaristico. Sempre
Lessing scrive in uno dei suoi dialoghi:
ERNST: La massoneria non è una cosa arbitraria? Ma non ha forse formule, simboli, riti che [...] sono arbitrari?
FALK: Naturalmente, ma queste formule, questi simboli, questi riti non sono la massoneria.
La massoneria si serve plagiaristicamente dell'esoterismo per opporsi
alla religione. Esso non è che la fusione di elementi delle correnti
mistiche più disparate (dagli antichi Egizi ai Druidi), quindi non può
che essere un'arma letale contro il dogmatismo religioso. Infatti la massoneria
fu più volte perseguitata dalla Chiesa, e da ciò nacque la comune necessità
per i suoi membri di non essere identificati. Si potrà capire, ora, a quale
livello di decadimento arrivò la massoneria quando, in seguito alla detronizzazione
del re cattolico Giacomo II Stuart da parte del protestante Guglielmo III
d'Orange, le logge inglesi giacobite (favorevoli alla restaurazione degli
Stuart) si opposero a quelle orangiste. Tale conflitto si risolse nel 1717
con l'unione di tutte le logge orangiste nella Grand Lodge, con la conseguente
stesura di una Costituzione che conferiva a quest'ultima il potere di giudicare
la regolarità delle altre logge.
Questa regolamentazione della massoneria fu un chiaro sintomo di degrado.
La situazione continuò a peggiorare, soprattutto con il progressivo aumento
all'interno delle logge di scholars aristocratici e borghesi, che trasformarono
la massoneria in un club esclusivo, cioè in quella che viene chiamata
comunemente "massoneria speculativa". Ad esempio nel 1804 vennero
proclamati Alti dignitari del Grande Oriente di Francia personaggi come
Napoleone e il prefetto della polizia Fouché.
Nel 1848 una parte dei moti parigini fu pilotata dal Rito Scozzese Antico
e Accettato, che si ispirava alla Grand Lodge of Scotland, famosa per i
suoi rapporti con gli ordini druidici. Ma il governo provvisorio della nuova
Repubblica obbligò le logge a richiedere una licenza per potersi costituire,
come accadeva per tutte le associazioni. In risposta a questo tentativo
di istituzionalizzazione alcuni massoni (tra cui quelli del Rito Scozzese)
formarono nel 1849 la Gran Loggia Nazionale di Francia. Il Grande Oriente,
ormai completamente schiavo del potere non ritardò però a sgunzagliarle
contro la polizia di Parigi, che dopo diverse repressioni costrinse la Gran
Loggia a sciogliersi definitivamente nel '51. L'anno successivo, quando
Napoleone III ristabilì l'Impero, il Grande Oriente si mise immediatamente
al suo servizio. È in questo periodo (1862) che esso raggiunse il suo momento
più trash: un'assemblea di Alti Dignitari dell'Ordine offrì la Grande
Maestranza al principe Napoleone Giuseppe (1822-1891) detto Girolamo, popolarmente
conosciuto con l'appellativo di Plon-Plon! Ma l'Imperatore si riservò il
diritto di nominare il Gran Maestro, impedendo così a Plon-Plon di prendere
la carica, conferendola invece al fido Maresciallo Magnan. Proprio quest'ultimo,
nel maggio dello stesso anno, annunciò lo scioglimento di tutte le logge
massoniche eccetto il Grande Oriente, reprimendo con violenza le associazioni
non autorizzate. Questo non impedì alle logge clandestine di riunirsi,
tant'è che nel 1871 un corteo di seimila massoni si unì alle insurrezioni
cittadine che avrebbero portato alla Comune di Parigi.
Negli anni successivi il Grande Oriente diventò, sempre più l'organizzazione
della borghesia laica. Nel 1876-77 decise di abbandonare ogni tipo di esoterismo
per diventare una vera e propria istituzione. Logge minori continuarono
però a sopravvivere, più o meno segretamente.
È chiaro quindi che la massoneria vera e propria non esiste più da
tempo, ed è stata rimpiazzata da un suo simulacro decaduto. Bisogna
studiare cosa accadde prima del 1717. Innanzitutto, pare che la massoneria
abbia origini remotissime. Già tra gli antichi egizi si possono rinvenire
tracce di sette segrete. Tutta la massoneria successiva fece un abbondante
uso della simbologia egiziana, così come di quella pitagorica. Proprio
ai Pitagorici si può attribuire l'uso di uno pseudonimo collettivo.
L'uso di nomi multipli da parte della massoneria è ormai accertato,
tant'è che, come scrive Christian Jacq ne La Massoneria, storia e
iniziazione:
"in molti, moltissimi manoscritti massonici si narra di un grande iniziato che fu ammesso nei più segreti cenacoli del mondo allora conosciuto, dove recò segreti ammaestramenti. Si dice anche ch'egli fondasse proprie logge a Groton e che i suoi discepoli si siano stabiliti per tempo in Francia e in Inghilterra. Il personaggiio è chiamato, in tali documenti, Peter Gower"
che non è altro che una storpiatura
di "Pitagora"come "Groton" lo è di "Crotone",
città della Magna Grecia in cui il filosofo fondò la sua scuola. Sebbene
gli storici diano quasi per scontato che Pitagora sia vissuto realmente,
ciò non è affatto certo, poiché non scrisse mai niente, e
una serie di indizi più o meno evidenti lasciano intuire la possibilità
che fosse solo un nome collettivo. "Pitagora"appare diverse volte
nella storia antica. Lo storico Giamblico in Vita di Pitagora, scrive dell'esistenza
di un Pitagora di Eratocle, un matematico pitagorico. Durante il governo
di Cesare il Pitagorismo, che era stato represso violentemente nel 450 a.
C., tornò a diffondersi in tutt'Italia. Questo fenomeno non era visto positivamente
dagli imperatori romani, giacché i pitagorici volevano risanare la
società togliendo il potere agli avidi e agli ambiziosi. Di conseguenza
Cesare Ottaviano Augusto espulse da Roma un certo Pytagorias. Pitagora stesso
nella sua vita fu molto ecclettico. Jacq scrive che "ottenne la fama
di possedere una cultura universale che incideva in campi tanto diversi
quanto la filosofia, la politica, le scienze e le arti. Ma egli non era
solo un intellettuale, tanto che si raccontava avesse vinto un premio nello
sport del pugilato, durante la XIV Olimpiade. Tale capacità di spaziare
abilmente in campi diversi può essere facilmente compresa se si pensa che
il nome Pitagora non si riferisca a una sola persone, ma a un ambito collettivo.
Un simile stupore emerse tra i critici musicali, negli anni 1985-86, nei
confronti dell'incredibile poliedricità di Karen Eliot. Ma la prova più
convincente la si può trovare tra gli scritti dei "contemporanei"di
Pitagora. Ancora Giamblico, parlando di Ippaso, racconta che questi aveva
"per primo divulgato e diffuso la sfera risultante dai dodici pentagoni
[cioè il dodecaedro inscritto nella sfera]", ma lo si era poi
trovato morto in mare, forse assassinato perché si era "preso
la fama d'esserne lo scopritore, mentre tutte le scoperte sarebbero di quell'uomo'
[Pitagora]", cioè si era attribuito la scoperta come Ippaso
anziché come Pitagora, probabilmente per brama di successo (gli ambiziosi
erano visti di cattiva luce dai Pitagorici).
Diogene Laerzio scrive:
"Costui [Pitagora], afferma Eraclide Pontico, che di se stesso andasse dicendo le cose seguenti, che sarebbe cioè stato una volta Etalide e sarebbe stato considerato figlio di Ermes [...]. In un tempo seguente, poi, sarebbe passato a Euforbo e sarebbe stato ferito da Menelao. [...] Dopo che morì Euforbo, la sua anima[-nome] sarebbe passata a Ermotimo [...]. Dopo sarebbe diventato Pirro di Delo, pescatore [...]. Dopo... sarebbe diventato Pitagora"
Quello di Pitagora non fu, comunque, l'unico caso di nome collettivo
nella preistoria della massoneria. Nell'alto Medioevo troviamo gli Gnostici,
i quali professavano una religione composita, che mescolava e plagiava elementi
ebraici, cristiani, greci, egizi, babilonesi e persiani. La loro dottrina
si basava sull'indeterminazione e il continuo cambiamento dei dogmi a seconda
delle situazioni. Christian Jacq, descrivendo questa corrente, sottolinea
il fatto che "in questo caso non ci si trova più in presenza di una
comunità ben definibile, nel tempo e nello spazio". Questo loro anti-dogmatismo
si tradusse in una miscredenza nelle scritture sacre cristiane. Una tale
disciplina non poteva non essere attaccata dalla Chiesa, che accusò gli
gnostici di allucinanti crimini sessuali (per es. orge durante le quali
si uccidevano le donne incinte per mangiarne il feto). Per sfuggire alle
persecuzioni che ne conseguirono gli gnostici adottarono un nome collettivo.
Più che un nome vero e proprio era un soggetto collettivo. In altre parole,
gli gnostici si riconoscevano in un unico Uomo reale, un macro-corpo formato
da tutta la comunità, ogni uomo era, cioè, l'Uomo. Tutti sono l'uomo
(io, voi, mio padre, il Papa...).
Lo stratagemma del multiple name fu ampiamente usato anche in seguito,
soprattutto dopo il decreto del Maresciallo Magnan. Per opporsi all'istituzionalizzato
e anti-mistico Grande Oriente, le piccole logge sopravvissute si cementarono
nella riscoperta della tradizione massonica. Qui riscoprirono i multiple
names di Pitagora, degli Gnostici, ecc..., e ne riadottarono l'uso, che
dilagò a macchia d'olio, fino a diventare un intreccio infinito di nomi
collettivi che generavano altri nomi collettivi. Si venne a formare così
uno sciame caotico che assicurava alle logge la sopravvivenza. All'interno
di questa massoneria minore non si sapeva più chi era chi, il che disorientava
le forze dell'ordine subordinate al Grande Oriente. Da allora in avanti
ciò che rimaneva della massoneria operativa e sovversiva si è sempre
più polverizzato e disintegrato. Ciononostante la pratica del multiple
name e altri elementi di scienza cospirativa si sono riversati da un lato
nel nascente movimento operaio (grazie a personaggi come Filippo Buonarroti
e George Watson McGregor Reid) e dall'altro nell'avanguardia artistica del
XX secolo. Proprio quest'ultima ha ereditato l'idea di una comunità transnazionale
i cui membri manipolassero l'informazione e l'immaginario collettivo per
"trasformare il mondo" e "cambiare la vita". Ad esempio
il Lettrismo di Isidore Isou, sotto la veste artistica, non era che una
nuova Cabala. Le messe Fluxus officiate negli anni '70 da George Maciunas,
ricombinavano la simbologia dei rituali cristiani in modo decisamente post-massonico.
La Mail Art, nata da una costola di Fluxus, ha talmente esteso il proprio
circuito da far ricordare la definizione che secondo Georg Simmel la massoneria
dava di se stessa: "la società più generale, la lega delle leghe,
l'unica, quella che respinge qualsiasi finalità particolare e con essa
qualsiasi essenza particolaristica..."(Das Geheimnis und die geheime
Gesellschaftt, 1908).
In tempi più recenti la Cospirazione Culturale Neoista ha riproposto
il multiple name come tecnica di depistaggio dei critici d'arte (Monty Cantsin).
Dal 1990 al 1993, il cosiddetto Art Strike (Sciopero dell'Arte)(2), ha sfruttato
una strategia di invisibile visibilità di chiara impronta massonica.
Dopo l'Art Strike, Luther Blissett ha riassunto in sé tutte queste
esperienze. Saluto in Ray Johnson il Gran Maestro del Disordine della Performance
Cosmica Neoista.
Luther Blissett, Lione
NOTE
1. Antonio Gramsci, in un celebre intervento alla Camera dei Deputati il 16 maggio 1925, affermò che lo scontro tra regime fascista e massoneria avveniva su un piano puramente spettacolare, e che il disegno di legge contro le società segrete aveva in realtà tutt'altri scopi: "Che cos'è la massoneria? Voi avete fatto molte parole sul significato spirituale, sulle correnti ideologiche che essa rappresenta, ecc.; ma tutte queste sono forme di espressione di cui voi vi servite solo per ingannarvi reciprocamente, sapendo di farlo. La massoneria, dato il modo con cui si è costituita l'Italia in unità, data la debolezza iniziale della borghesia capitalistica italiana, è stata l'unico partito reale ed efficiente che la classe borghese ha avuto per lungo tempo [...] Il fascismo lotta contro la sola forza organizzata efficientemente che la borghesia avesse in Italia, per soppiantarla nell'occupazione dei posti che lo Stato dà ai suoi funzionari. La rivoluzione fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale [...] La realtà dunque è che la legge contro la massoneria non è prevalentemente contro la massoneria, con i massoni il fascismo arriverà facilmente a un compromesso. Verso la massoneria il fascismo applica, intensificandola, la stessa tattica che ha applicato a tutti i partiti borghesi non fascisti: in un primo tempo ha creato un nucleo fascista in questi partiti: in un secondo periodo ha cercato di esprimere dagli altri partiti le forze migliori che gli convenivano, non essendo riuscito ad ottenere il monopolio come si proponeva [...] noi diciamo che in realtà la legge è fatta specialmente contro le organizzazioni operaie [...] Poiché la massoneria passerà in massa al Partito fascista e ne costituirà una tendenza, è chiaro che con questa legge voi sperate di impedire lo sviluppo di grandi organizzazioni operaie e contadine [...] Concludendo: la massoneria è la piccola bandiera che serve per far passare la merce reazionaria antiproletaria!"(A. Gramsci, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 19 67). [N.d.T.]
2. "Art Strike. Invitiamo tutti i lavoratori della cultura a posare
i loro strumenti e smettere di creare, distribuire, vendere, mostrare o
discutere le loro opere dall'1 gennaio 1990 all'1 gennaio 1993. Invitiamo
tutte le gallerie d'arte, i musei, le agenzie, gli spazi alternativi, i
periodici, i teatri, le scuole d'arte etc. a sospendere le loro attività
durante lo stesso periodo. Il concetto di arte è definito da un èlite
che si autoriproduce, ed è venduta come merce a livello internazionale.
Le opere di quei lavoratori della cultura che si oppongono al modello di
società dominante vengono relegate ai margini oppure cooptate dall'establishment
dell'arte borghese.
La classe al potere usa l'arte come attività trascendentale nello stesso
modo in cui un tempo usava la religione per giustificare l'arbitrarietà
dei suoi enormi privilegi. L'arte crea l'illusione che, mediante attività
disinteressate, questa civiltà sia in contatto con livelli più elevati
di sensisbilità', i quali compensano e redimono gli altri suoi aspetti.
Quanti accettano questa logica fanno il gioco della borghesia anche se sono
esclusi da quella classe dal punto di vista del reddito. L'idea che tutto
è arte è il momento supremo di questa mistificazione, poiché
significa soltanto che certi membri della classe dominante si sentono particolarmente
liberi di rappresentarsi l'un l'altro la comune egemonia sul proletariato.
Chiamare una persona artista significa negare alle altre lo stesso dono
della visione; il mito del genio' diviene dunque una legittimazione ideologica
della diseguaglianza, della repressione e della fame. Quella che un artista
ritiene essere la propria identità è solo un insieme di attitudini
inculcate, di preconcetti che imprigionano l'umanità nella Storia. I ruoli
che derivano da quest'identità, tanto quanto i prodotti artistici destinati
alla reificazione, vanno respinti. A differenza dell'Art Strike 1977-1980
proposto da Gustav Metzger, il nostro non intende distruggere quelle istituzioni
che hanno un percepibile effetto negativo sulla produzione artistica. Il
nostro proposito è invece quello di mettere in discussione il ruolo
stesso dell'artista e il suo legame con le dinamiche del potere nella società
capitalistica", da: The Art Strike Papers/Neoist Manifestos, edited
by S.Home, AK Press, Edinburgh 1991. [N.d.T.]
...Tra sei e sette...
Evidentemente il Luther Blissett Project non può essere paragonato ad
una società segreta di stampo massonico. Dalle parole di Coleman Healy
(capitolo 3) è emerso che si tratta di un network aperto in cui non
esiste una gerarchia né un nucleo centrale di eletti con funzioni
dirigenziali: non c'è traccia di elitismo né tantomeno di
cerimonie iniziatiche. Per la verità, pare che nemmeno il completo abbandono
del nome proprio sia conditio sine qua non per aderire al Progetto, se è
vero che Healy, Home e altri, oltre a firmare Luther Blissett molti loro
lavori, continuano anche ad operare e farsi pubblicità coi nomi originari.
Ciò non toglie che - come afferma la Rayliquia di cui siamo in possesso
- la pratica del multiple name abbia radici antiche; così come molte delle
implicazioni che essa comporta riecheggiano esperienze del passato, una
sorta di storia più o meno sommersa che attraversa almeno un paio di millenni.
In particolare c'è un elemento della Cospirazione che trova già
dei precursori (in tempi relativamente recenti) in molti esponenti di sette
massoniche e templariste: la creazione arbitraria di leggende.
Questa strategia di panico mediatico e sabotaggio dell'immaginario si
sviluppò specificamente tra XVIII e XIX secolo, in alcuni ambienti rivoluzionari
animati da "cospiratori di professione" del calibro di Filippo
Michele Buonarroti. Queste confraternite miravano a esasperare la tensione
tra borghesia e aristocrazia in vista di uno scontro risolutivo imminente.
Nel 1816 - in piena Restaurazione - Charles Nodier, esponente di spicco
della cultura francese e personaggio centrale di varie associazioni alchemico-massoniche,
pubblicò anonima una delle sue opere più curiose e influenti: Storia delle
società segrete nell'esercito sotto Napoleone.
"In questo libro, Nodier è volutamente ambiguo. Non chiarisce in modo definitivo se la sua è un'opera narrativa o documentale. Lascia capire invece che si tratta di un'allegoria appena velata di autentici fatti storici. E attribuisce a queste società un gran numero di imprese storiche, inclusa la caduta di Napoleone" (1).
Ai fini della nostra indagine, le conseguenze di questa pubblicazione sono interessantissime:
"Il libro di Nodier apparve sulla scena quando la paura delle società segrete aveva assunto proporzioni virtualmente patologiche. Spesso queste società venivano accusate di avere istigato la Rivoluzione francese; e sotto molti aspetti l'atmosfera dell'Europa post-napoleonica era simile a quella del periodo maccartista negli Stati Uniti durante gli anni '50. La gente vedeva cospirazioni dappertutto, o credeva di vederle. Imperversavano le cacce alle streghe. Ogni disordine, ogni evento anomalo, ogni fatto spiacevole veniva attribuito alla attività sovversivà, all'opera di organizzazioni clandestine che lavoravano insidiosamente dietro le quinte, corrodendo le istituzioni e perpetrando ogni sorta di subdolo sabotaggio. Questa mentalità portò a misure estremamente repressive. E la repressione, spesso diretta contro una minaccia fittizia, generava a sua volta oppositori autentici, autentici gruppi di cospiratori sovversivi, che potevano formarsi ispirandosi ai modelli fittizi. Anche come creature dell'immaginazione, le società segrete fomentavano una diffusa paranoia agli alti livelli dei governi; e di frequente questa paranoia causava più danni di quanti avrebbe potuto farne qualunque società segreta. Non c'è dubbio che il mito della società segreta, se non la società segreta vera e propria, ebbe un ruolo importante nella storia dell'Europa nel secolo XIX. E uno dei principali architetti del mito, e forse di una realtà che stava dietro il mito, fu Charles Nodier" (2).
L'elemento della vaghezza, della traccia lasciata appena intuire, sembra essere essenziale:
"Quello che conta per la società è il vago, inquietante effetto indotto sia dei propagandisti che diffondono voci allarmanti su cospirazioni di società segrete, sia dei pubblicisiti esoterici che diffondono idee di miracoli e prodigi, dando l'impressione che il cambiamento sociale possa essere facilmente attuato dagli esecutori di portenti. Questo secondo gruppo, come si È più volte presunto, può preparare il terreno alle rivoluzioni anche se non professa esplicitamente idee rivoluzionarie. Resta la preoccupazione che novità superstiziose e irrazionali possano predisporre la mente umana all'accettazione di più grandi novità, facilitando così importanti e indesiderati cambiamenti politici" (3).
Quasi tutte
queste sette ricostruirono la storia della massoneria, dell'Ordine Templare
e di altre misteriose confraternite, in maniera del tutto fantastica. Svilupparono
cioè un controuso del mito, riappropriandosene in positivo e rivolgendolo
contro il potere stesso che l'aveva creato per criminalizzare i suoi oppositori.
Per colpire al cuore il clero serviva rievocare i fantasmi di coloro che
- come i Templari - erano stati demonizzati e messi al rogo dalla Chiesa.
Così eretici millenaristi, massoni, alchimisti e Cavalieri del Tempio
potevano essere ripescati dal pozzo della storia e portati sulle barricate
insieme ai sanculotti. Si poteva dimostrare che la Chiesa non era riuscita
a cancellarne le vestigia né a spazzarli via completamente; o magari
che sotterraneamente essi erano sopravvissuti e ora avevano tutta l'intenzione
di saldare il debito coi loro persecutori di un tempo.
Alla luce di queste considerazioni ho raccolto qui la testimonianza di Luther, che qualche tempo fa ha intervistato due moderni Nodier aderenti al Progetto. È un contributo importante, per capire dove andrà a parare tutta questa storia...
NOTE
1. Baigent - Leigh - Lincoln, op. cit.
2. Ibidem
3. P. Partner, I Templari, Einaudi, Torino 1991