Da "Il messaggero" di giovedì 13 marzo 1997

"SIAMO NOI I SIGNORI DEL FALSO SCOOP"

In nome di Blissett un trans presenta gli anti-media

 

di Laura Mattioli

ROMA - "Io sono Luther Blissett, non ci sarà altro Luther all'infuori di me". Pausa. "Ma la verità non è il mio forte". Inutile chiedersi se sia veramente lei o lui il pensatore telematico, l'artista psico- geografo, il leader della "net.generation" che negli ultimi mesi ha seminato "terrore" in tv, sui giornali, via Internet. Il suo è un giallo insolubile, perché per lui ogni testimonianza è falsa per definizione e ogni indagine è depistante. Che un transessuale biondo prenda il microfono e nel corso di una conferenza stampa riveli di essere l'enigmatico cyber - pirata e legga il "manifesto" filosofico - artistico del gruppo, non conta molto. Al suo posto avrebbe potuto esserci chiunque altro perché Luther Blissett è un nome collettivo. "Tutti siamo Luther, tutti possiamo diffondere informazioni senza limiti di spazio, possiamo inquinare, manomettere, falsificare". È il loro pensiero. È la legge della postmodernià.

Ma andiamo per ordine. E per esclusione. Nessuno sa chi siano i due o trecento adepti del gruppo Luther Blissett sparsi in tutta Italia. Si muovono per via telematica e anche se portano il nome di un ex calciatore del Milan la loro porta avversaria è il mondo dell'informazione. Così in due anni hanno portato avanti un progetto di sovversione comunicativa diffondendo bufale e leggende metropolitane, come lo scherzo a "Chi l'ha visto?" in cui vennero sguinzagliati avvocati e investigatori sulle tracce di un inesistente Luther; o la beffa al "Corriere di Viterbo" al quale venne recapitata una videocassetta che riproduceva false messe nere condite di stupri. E da lì si scatenarono i servizi televisivi, si mobilitò il vescovo, il questore. Uno scoop costruito per dare una lezione ai media, per dimostrare, parola di Luther, che "il sistema dell'informazione può essere facilmente ingannato".

Oggi però quattro di loro dovranno comparire in tribunale. Sono stati denunciati nel giugno del '95 per oltraggio a pubblico ufficiale durante una festa romana, in cui gruppi di giovani si muovevano secondo un progetto ipermediale attraverso una rete collegata a Radio Città Futura. È il secondo progetto di Luther: la sfida all'ordine delle città (attraverso party clandestini, rave, derive psicogeografiche) per dimostrare l'invivibilità degli spazi urbani. "Ridefinire creativamente lo spazio e trasformare la città nella tavola di un gioco - sostiene Massimo Canevacci, docente di Antropologia culturale alla Sapienza e loro portavoce - è uno degli obiettivi. Attraverso una critica allo squallore metropolitano vogliamo riprodurre un nuovo ambiente ecologico". E i Luther Blissett, che dalla loro parte hanno intellettuali, artisti, vip, promettono nuovi colpi di scena. "Trasformerò il processo in un happening gioioso - ha detto l'occasionale Luther-leader della conferenza - in cui anche la kafkiana macchina della giustizia verrà beffata". E tra le righe promette un'altra bufala entro la prossima settimana. Media avvertiti.

 


Al solito, c'è un simpatico box intitolato le gesta del gruppo, contenente una perla: "il gruppo riuscì a far recensire ai giornali il libro-beffa del pensatore telematico Lee Mortais (leggi Li morté) "Miseria del lettore". È chiaramente un resoconto di decima mano della beffa del falso libro di Hakim Bey "A ruota libera".