25 marzo 1995

L'EFFETTO-VALANGA DELLA "BEFFA ALLA MONDADORI"

Comunicato di Luther Blissett,

nuovo scrittore di culto.

 

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"Mi piace quel ragazzo, perché? / Sto diventando forse ricchione? / Ma ditemi in sostanza se c'è / qualcuno che affronta il Governo e i Matusa con grinta e simpatica verve / come quel matto di Supergiovane."

Elio e le storie tese, "Supergiovane", 1992

 

Mentre il tam-tam della "beffa alla Mondadori" - tra le figuracce dei "pezzi grossi" come Alberto Bevilacqua ed il timor panico dei beffati - prosegue in un crescendo lento ma inesorabile, Luther Blissett può ben dichiarare la propria vittoria, e siamo ancora lontani dal culmine!

L'esilarante e disinformato articolo di Luca De Biase "Chi ha paura di Luther Blissett", pubblicato su "Panorama" n. 12 (1563) del 28 marzo 1996, era forse inteso come contromossa della Mondadori, allo scopo di salvare la faccia al povero Giuseppe Carlo Genna (Viale Sabotino 14, 20100 Milano), contenere il flop d'immagine del libro-burla Net.gener@tion e ridimensionare quello che tra gli addetti ai lavori è ormai conosciuto come "lo scivolone di Mondadori". Ma De Biase, sedicente navigatore dell'Internet, è stato raggirato e depistato su tutto e da tutti, neanche fosse stato intrappolato in una cella frigorifera dal 1994 alla settimana scorsa. Per sapere qualcosa di Luther bastava fare una piccola ricerca d'archivio [dalla beffa a "Chi l'ha visto?" in poi, su Luther Blissett sono state scritte decine e decine di articoli su tutta la stampa italiana, "Panorama" compreso, con la sola eccezione del "Corriere della Sera"], o leggere le "sue" numerose pubblicazioni (soprattutto il libro Mind Invaders, Castelvecchi 1996). Ma sarebbe stato troppo banale, e troppo poco high-tech: così la mitologia internetocratica-giovanilistica ha spinto il giornalista a battere tutte le possibili false piste, intervistando ad esempio Carlo "Cavolo-a-merenda" Massarini. Si tratta di un bell'esempio di immaginazione delirante. E non solo: si tratta di pubblicità gratuita ai miei siti WWW, alle mie autoproduzioni editoriali, all'editore Castelvecchi e alla casa discografica indipendente Vox Pop. Che De Biase sia una quinta colonna del Luther Blissett Project? Se aggiungiamo a questo la scarsa fantasia del titolista ("Chi ha paura di Luther Blissett" è lo stesso titolo del pezzo scritto da Loredana Lipperini e uscito su "La Repubblica" dell'8 marzo u.s.!), e la frase "non tutti coloro che si firmano Luther Blissett sull'Internet accettano il sistema del copyright" (mentre questa firma è nata - e per di più fuori dall'Internet - proprio allo scopo di superare il copyright), il quadro è completo.

Ma a parte questo, qual è il più percepibile effetto-boomerang dell'articolo? Semplice: mentre l'argomento gli sfugge di mano, De Biase si lascia sfuggire ciò che Luther spiega nei suoi comunicati (un vero e proprio "giornale di bordo" via fax e via E-mail), oltreché in interviste radiofoniche e televisive e, infine, sulla stampa quotidiana e periodica: nel grande pateracchio planetario del neoismo e dei multiple names - di cui De Biase non riesce a comp/rendere la labirintica grandezza - l'ignaro Genna c'è finito per caso, ed è stato truffato e manipolato (ed è un miracolo che non gli sia capitato niente di più serio). Nella migliore delle ipotesi, Net.gener@tion è un tassello insignificante e non rappresentativo del mosaico lutherista; nella peggiore, cioé quella REALE, si tratta di una porcheriola spacciata a un editore-dinosauro che dovrebbe fare un bel repulisti dei suoi incapaci collaboratori, gli stessi che, tra mille risposte possibili e "rilancianti" alla domanda "Perché nella collana Oscar Narrativa?", rispondono "Perché non ne avevamo una più adeguata". Fratelli e sorelle, il nemico è nel pallone, e non è che l'inizio: bastoniamo il cane che annega!

 

 

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"Lui li stordisce con le fiale puzzolenti / poi li subissa di cingomma nei capelli e li finisce sputazzando il riso con la penna Bic!"

Elio e le storie tese, cit.

 

Ci sarebbe da citare anche un'altra svista (meno grave, e perciò meno divertente): sulla prima pagina di "Tuttolibri" de La Stampa di sabato 22/3, tal Centavoli include "Luther Blisset" [sic] tra i nuovi "scrittori pulp quasi-trentenni". Curiosamente tale articolo è IDENTICO a quello di Mario Ajello sul penultimo numero di "Panorama" ("Se una notte d'inverno un Tarantino"). Tra l'altro è chiaro che in Italia, depressa provincia dell'Impero, si confonde il "pulp" (che non è un genere narrativo bensì un tipo di pubblicazioni che in Italia esiste già da decenni, vedi "Urania" e "Giallo Mondadori") e l'"exploitation" (storie "forti" di sesso estremo e ultraviolenza).

 

 

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"In un tripudio di miccette / il Governo esplode, e i suoi frammenti in cielo / compongono la scritta "Zio cantante" / che sta a significare / lo scorno dei Matusa / mentre i giovani limonano felici esaminando / giornali tipo "Lando"..."

Elio e le storie tese, cit.

 

Scacco matto. Qualunque cosa succeda, io ho vinto. Comunque e ovunque si continui a parlare della beffa (cosa ormai inevitabile), io ho vinto. Ma il bello è che ho vinto lo stesso. Se chi ha sinora taciuto su questa beffa continuerà a tacere per paura di inimicarsi Big Brother, aumenteranno gli equivoci, e prima o poi uscirà un reportage che li elencherà tutti e ridicolizzerà ulteriormente la Mondadori e i suoi prezzolati. Se qualcuno rifiuterà di scrivere della vicenda perché è troooppo contorta, Net.gener@tion totalizzerà un clamoroso deficit di recensioni, e si risolverà in un flop non solo d'immagine ma anche di vendite (difatti, il libro è ormai irrecensibile senza parlare della sua dubbia provenienza). Se continuerà ad essere inserito nella lista dei "giovani scrittori", ciò avverrà a mio esclusivo vantaggio. Se verrò depennato da tale lista, la perdita sarà tutta della Mondadori.