Da "La Repubblica" di venerdì 8 marzo 1996

CHI HA PAURA DI LUTHER BLISSETT?

Un libro dell'autore "cult" della cyber letteratura mette in crisi Mondadori che lo pubblica dissociandosi.

Il nome con cui chiunque può trasmettere messaggi in rete diventa oggetto di una curiosa guerra.

 

di Loredana Lipperini

Luther Blissett pubblica un libro per Mondadori. Curioso ma plausibile; è vero che, in apparenza, il Sabotatore di media e il Supereditore hanno poco in comune. È vero anche che Luther sta scrivendo come un ossesso (ha firmato in autunno il pamphlet "Mind Invaders" per Castelvecchi e sta rivedendo le bozze di un'antologia "Totò, Peppino e la guerra psichica" che inaugurerà in maggio le edizioni Aaa). Però va detto che l'autore è per sua natura prolifico. Luther Blissett, ricordiamolo, è un multiple name: chiunque può assumere quest'identità e rivendicare azioni, scritti e notizie (false). Dunque, perché una delle identità Blissett non dovrebbe aver raggiunto, solleticato e convinto il più potente fra gli editori italiani?

Sfogliato il libro, tornano i dubbi. Il volumetto (che sarà in libreria il 12 marzo, nella collana degli Oscar narrativa, con il titolo di "Netgeneration") è aperto da una nota in cui Mondadori si dissocia da quanto dà alle stampe, in quanto "manifesto di una sovversione annunciata" che "non rispecchia né il pensiero dell'Editore né una condivisa proposta culturale". Ma tanta cautela appare eccessiva se rapportata ai reali contenuti dell'opera, che altro non è se non un assemblaggio di tutto quanto è stato teorizzato ultimamente in campo controculturale: trash, cyberpunk, transgender. In pratica, un Bignamino dei cataloghi Castelvecchi-Theoria-Apogeo-Shake, unificato da una glorificazione di Internet piuttosto singolare, dal momento che Blissett agisce preferibilmente attraverso fanzines, rete postale, emittenti private o Bbs (le reti Off-Internet che consentono l'anonimato).

A destare le maggiori perplessità, però, è il marchio Siae impresso sull'ultima pagina. Tutti gli scritti di Luther Blissett sono dichiaratamente no-copyright, cioé deliberatamente piratabili. Anzi, il multiple name nasce proprio per colpire la logica del diritto d'autore, perché diventa materialmente impossibile devolverlo ad una personalità collettiva. In questo caso, invece, c'è una personalità singola che ne riceverà almeno una parte. Si chiama Giuseppe Genna, e precisa che il suo compenso è una sorta di rimborso per aver risistemato un testo non suo ma, come racconta nelle pagine del libro, rinvenuto per vie telematiche (espediente antico quanto la letteratura: solo che un tempo i manoscritti si trovavano a Saragozza, oggi arrivano direttamente nel computer. Così va il mondo). Genna ha venticinque anni, è stato caporedattore della rivista "Poesia" e ha fatto il consulente culturale per Irene Pivetti. Quest'estate ha capito (parole sue) "dove va il mercato", si è connesso con Internet e ha trovato un tesoro: 999 messaggi di Luther e la chiave finale per assemblarli, unitamente all'invito di recarsi dall'Editore. Che ha ricevuto e pubblicato. Possibile? Sono possibili, in realtà, due cose: o Luther Blissett ha davvero beffato Mondadori rifilandogli un libro maldestro, o c'è stata l'operazione inversa, unita al tentativo furbetto di cavalcare la tigre del giovanilismo. Nel frattempo, è stato diffuso a tempo di record un comunicato in cui Luther Blissett si dissocia da "Netgeneration", bollandolo come un'operazione di "risciacquatura e banalizzazione" e annunciando "guerra santa" contro i "cani da copyright" Genna e Mondadori. Al di là degli anatemi, sarebbe interessante sapere a chi dovrebbero andare davvero i diritti. In una dichiarazione ufficiale riportata nella propria rivista, Blissett afferma: "Ciò che l'industria dello spettacolo mi deve, lo deve ai molti che io sono. Molti soldi perché io sono molti".

Mondadori deve prepararsi a mettere mano al portafogli? O, nel caso contrario, rischia di essere il primo editore ad incorrere nella violazione del no-copyright?