11. Spezzare il braccio secolare
- Undici anni fa, tu hai inventato una storia su certi uomini, tre erano, che furono condannati a morte per tradimento. Tu ti sei messo in testa di aver veduto un pezzo di carta che provava, invece, la loro innocenza. Un tal pezzo di carta non è mai esistito. Tu l'hai inventato e in seguito sei stato indotto a crederci come a una cosa vera. Ricordi, ora, il momento in cui hai formulato l'invenzione per la prima volta? Ricordi?
- Sì.
- Poco fa io ho teso le dita della mano verso di te. E tu hai veduto cinque dita. Ricordi?
- Sì.
O'Brien tese le dita della mano sinistra, tenendo nascosto il pollice.
- Ci sono cinque dita. Vedi cinque dita?
- Sì.George Orwell, 1984
Bologna, febbraio 1996. La Procura fa arrestare e sbattere
in galera alcuni membri dell'associazione culturale neo-pagana
Bambini di Satana, compreso il fondatore Marco Dimitri,
personaggio molto conosciuto negli ambienti underground bolognesi,
già ospite in diversi talk show televisivi.
Le imputazioni sono di ratto a fini di libidine e violenza carnale,
a cui si aggiungeranno, in un secondo tempo, quelle di violenza
su minori, violazione di sepolcro e profanazione di cadavere.
Addirittura, la Procura di Bologna avvierà un filone di
indagine su presunti sacrifici umani.
Fin dal giorno dell'arresto i mass media locali e nazionali sposano
le tesi della Procura, nonostante il teorema dell'accusa si basi
interamente sulle testimonianze confuse e inverosimili di una
pseudo-"pentita" dei Bambini di Satana, ex-fidanzata
minorenne di uno degli imputati, persona gravemente disturbata.
Quest'ultima afferma di aver bevuto un caffè drogato e
di essere poi stata violentata in stato di incoscienza durante
un rito satanico. Gli inquirenti raccolgono i pareri "tecnici"
di tre esorcisti e del Gris, nonché la presunta testimonianza
di un bimbo di nemmeno tre anni (figlio di una psicologa cattolica
in contatto col Gris medesimo), che secondo l'accusa sarebbe stato
calato in una bara durante un rituale satanico e sodomizzato con
una matita. L'"esperto" Michele Del Re, collaboratore
del Gris, alla luce delle proprie "ricerche" sull'attività
rituale satanista, sosterrà l'attendibilità delle
accuse in merito al coinvolgimento del bambino.
E' lo stesso Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette a fornire
alle autorità di polizia materiale fotografico e notizie
sui Bambini di Satana.
Il Sostituto Procuratore che porta avanti l'inchiesta fin dall'inizio
è la dottoressa Lucia Musti, in stretta affinità
di vedute con il quotidiano locale Il Resto del Carlino,
al quale rilascia numerose interviste, sostenendo di avere le
prove schiaccianti della colpevolezza degli imputati, di aver
ricostruito cronologicamente e logisticamente le dinamiche criminose
che coinvolgono i suddetti, e di sospettare un collegamento ben
più ampio, nazionale, tra varie sètte sataniche
ai fini di perpetrare crimini gravissimi.
Sulle stampa gli imputati vengono demonizzati, costantemente calunniati
in prima pagina con panzane ai limiti dell'assurdo, insomma
distrutti sul piano sociale e morale. Sulla base di una presunta
pericolosità sociale e del rischio di inquinamento delle
prove, la loro carcerazione preventiva durerà più
di un anno, tra tentativi di suicidio e soprusi di vario genere.
Nel giugno 1997 il processo si conclude con l'assoluzione di tutti
gli imputati "perché il fatto non sussiste".
Vale a dire che non si è verificato alcun reato, è
stato tutto partorito dalla fantasia distorta di un'adolescente
psicolabile, con grave responsabilità di chi ha voluto
credere alle sue affermazioni strampalate senza i dovuti riscontri
materiali.
La dottoressa Lucia Musti assiste impotente allo sgretolarsi dell'inchiesta
che l'ha portata alla ribalta mediatica. I giudici depositano
la sentenza d'assoluzione: 800 pagine in cui il teorema dell'accusa
viene letteralmente disintegrato, la super-teste viene definita
"inattendibile" e le sue testimonianze "inverosimili".
La giustizia "trionfa", ma si contano i morti.
Marco Dimitri e i Bambini di Satana sono completamente
rovinati, distrutti psicologicamente e soprattutto sul piano dell'immagine,
oggettivamente impossibilitati a continuare la loro attività
culturale e commerciale. Difficilmente troveranno qualcuno disposto
ad avere a che fare con persone che per oltre un anno sono state
presentate dalla stampa come mostri stupratori. Lo stesso dicasi
della super-teste, ormai un peso morto da scaricare per coloro
che l'hanno difesa dai "perfidi" satanisti credendo
ad ogni sua fantasia. Finirà a fare la strip-girl di serie
zeta in localini squallidi della bassa emiliana e della riviera.
Ancora l'Emilia (guarda caso!). Tra il 1997 e il 1998, nella
bassa modenese si dipana una vicenda analoga a quella di Bologna,
ma ancor più grottesca e assurda. Questa volta non è
chiamata in causa direttamente una setta satanica, ma il diavolo
c'entra comunque e i Pubblici Ministeri si avvalgono ancora di
"super-testi" d'eccezione, in particolare un bambino,
che comincia a rovesciare una valanga di "rivelazioni"
scottanti sulla sua partecipazione a riti satanici, a cui sarebbe
stato accompagnato dai parenti e in cui avrebbe subito violenza,
insieme ad altri minori. Il pm Andrea Claudiani apre un'inchiesta
che porta in carcere sette persone. Una madre si uccide in prigione.
Un anno dopo, nuove rivelazioni del bimbo (già allontanato
dalla famiglia e posto sotto la tutela dei servizi sociali, per
aver manifestato disturbi della personalità), "suffragate"
da quelle di una bambina, che chiama in causa gli zii e il nonno,
affermando di essere stata ripetutamente portata nottetempo in
un cimitero e - insieme ai quattro cuginetti - di aver
subito violenze sessuali da parte degli adulti, travestiti da
diavoli. Claudiani apre un secondo filone d'inchiesta.
Su "La Repubblica" di venerdì 13 novembre 1998,
l'inviato Luigi Spezia, ci offre una vera e propria lezione di
scorrettezza giornalistica:
VIOLENTATI TRA I VIALI DEL CIMITERO
Modena, vestiti da diavoli stupravano i propri figli
I costumi neri da diavoli li indossavano il padre, lo zio o un amico di famiglia. Canti bislacchi al demonio e fredde lapidi come scenografia per violentare bambini e bambine. Orrorifici cortei di venti, trenta pedofili inscenati nei vialetti dei cimiteri della Bassa modenese, per sciogliersi in orge senza limiti, per distruggere l'infanzia dei propri figli o dei figli dei propri conoscenti. Bambini di sette, otto, dieci anni [...] filmati mentre erano costretti ad avere contatti "erotici" tra di loro, nelle case e nelle buie cappelle mortuarie. [...] sequestrate videocassette con scene di violenza su bambini. [...] Una bambina rischia di non potere avere figli per i danni fisici che le hanno procurato "i grandi che ci chiamavano figli del demonio".
A lato, nella stessa pagina, Spezia riporta stralci dei verbali delle presunte vittime:
"Mi hanno spaventato quando hanno detto che sarei bruciato all'inferno... avevano fatto un funerale ai bambini... io e altri tre bambini siamo stati chiusi ognuno in una cassa che aveva una croce sopra. Abbiamo pianto perché all'interno delle casse era buio e non si riusciva a uscire [...]. Solo il bambino più piccolo non piangeva perché non capiva... siamo stati trasformati in figli del diavolo". Sono alcuni brani di un verbale delle dichiarazioni rese alla psicologa dell'Ausl di Mirandola da un bambino vittima dei 'pedofili-satanisti'. Brani che, nonostante le iniziali perplessità, hanno indotto il pm Andrea Claudiani a aprire la seconda inchiesta che ha registrato i sette arresti di ieri. Il bambino, dopo essere stato sottratto alla famiglia di Mirandola, ha raccontato che i grandi gli avevano detto: "il diavolo sta in cielo e prende tutto il fuoco". [...] Ai riti, secondo le parole del piccolo "era presente il sindaco con la tunica". [...].
Inutile dire che ciò che non è falso è
quanto meno inesatto. Non è stato ritrovata alcuna videocassetta
che riproducesse le orge pedofile di cui sopra. Si tratta di semplici
film porno acquistabili in qualunque video-shop. La bambina non
riporta danni fisici irreparabili. Non ci sono prove materiali
che possano confermare le dichiarazioni dei bimbi. Se non quelle
che gli inquirenti leggono per forza come tali, influenzati
dal clima che è stato creato nei mesi precedenti. Le ricostruzioni
ambientali fatte dalla bambina non coincidono affatto con i luoghi
reali in cui avrebbero potuto svolgersi gli abusi rituali satanici
(a meno di non forzare le sue dichiarazioni trasformando un "viale"
in una "collina" o un "filare di alberi al lato
della strada" in un "bosco"). Anche le identificazioni
degli imputati lasciano quanto meno a desiderare ("l'uomo
alto con i baffi" nelle dichiarazioni della piccola, viene
identificato nel nonno di un metro e cinquanta che i baffi in
vita sua non li ha mai portati). Sui corpi dei bambini non vengono
riscontrati segni di violenza, nemmeno un livido, ma la presenza
di ragadi e l'assenza di membrana imenea sono di per sé
assunte come prove della violenza subita, anche se qualsiasi medico
della mutua può confermare che esistono svariate cause
possibili per questo genere di "anomalie" fisiche (stitichezza,
difetti alla nascita, ecc.).
Ciononostante i mass media affermano che le testimonianze della
super-teste troverebbero conferma in quelle dei cuginetti interrogati
dagli assistenti sociali [1].
Un'osservazione nel merito: leggendo le dichiarazioni del bambino
riportate dai giornali, salta agli occhi almeno una vistosa coincidenza.
Sembra che i bambini venissero chiusi dentro delle bare... Ce
n'era uno più piccolo che non piangeva perché non
capiva... La "scena madre" del caso Bambini di Satana,
svoltosi pochi mesi prima e a poche miglia di distanza, era proprio
un bimbo calato in una bara. Pensavano forse a questo gli inquirenti
mentre interrogavano i bambini? Chi violenta chi?
Un'osservazione nel metodo: in seguito alla richiesta di incidente
probatorio inoltrata dagli avvocati della difesa, è stata
ordinata dal tribunale la perizia neuro-psichiatrica sui bambini
(affidata a tre "luminari" rispettivamente di 27, 31
e 35 anni). Ai bambini però non è concesso confrontarsi
tra loro, le perizie si tengono separatamente e ai periti di parte
della difesa non è consentito assistere. Ancora una volta
la parità tra accusa e difesa sparisce sotto i colpi della
furia giustizialista.
Infine, nonostante le dichiarazioni del bambino riguardo alla
partecipazione ai riti del "sindaco con la tunica",
non ci risulta che i primi cittadini dei paesi toccati dall'inchiesta
siano stati iscritti nel registro degli indagati.
Mentre scriviamo le indagini sono ancora in corso [2].
Riteniamo che questi siano soltanto i primi frutti dell'isteria
collettiva che sta dilagando riguardo al fenomeno delle sette
sataniche e non.
E' infatti evidente che il can can mediatico scatenato negli ultimi
anni in Italia sull'argomento sta producendo i suoi effetti. Non
è neanche il caso di paragonare l'influenza che può
esercitare il sottobosco "satanista" (qualche centinaio
di individui) alla potenza di fuoco sprigionata dai professionisti
dell'anti-sette ("esperti" cattolici e giornalisti che
reggono loro il moccolo). E' evidente che sono questi ultimi a
partorire i mostri che influenzano i soggetti più facilmente
impressionabili: bambini, ragazzi psichicamente deboli, ecc. Ma
la cultura del sospetto sta dilagando anche al livello più
"alto".
Se infatti gli assistenti sociali che si trovano in presenza di
minori disturbati, cominciano a indagare insistentemente
in una certa direzione (l'abuso rituale collegato all'attività
satanista o settaria) e danno subito credito alle loro rivelazioni,
questo significa che i disinformatori di cui sopra stanno ottenendo
i primi risultati utili. Se i pubblici ministeri impostano le
loro indagini sulla falsa credenza che esista un sottobosco locale
o addirittura internazionale di satanisti stupratori, c'è
di che preoccuparsi.
Poco importa poi che le indagini si concludano con la doverosa
assoluzione degli imputati, perché nel frattempo l'isteria
è montata comunque. Poco importa che gli imputati vengano
cancellati dalla faccia della terra, che muoiano alla convivenza
sociale, bollati come mostri: sono vittime sacrificabili sull'altare
del panico morale.
Ciò che conta per i fomentatori di panico è tenere
alta l'attenzione su questi casi - messi in piedi da magistrati
senza scrupoli, giornalisti scava-fango, preti e consulenti cattolici
-, affinché il paradosso continui a reggere. Questo è
già un risultato sufficiente per determinare il clima adatto
al varo di leggi speciali in nome dell'emergenza satanista, o,
in un ambito più allargato, dell'emergenza sètte.
C'è però una seconda via percorsa dalla vandea
contro le sètte, in un certo senso più ordinaria
e apparentemente più fondata.
Se infatti ci spostiamo dai presunti delitti di natura sessuale
a quelli patrimoniali, troveremo un fronte quanto mai allargato
disposto a condividere le stesse preoccupazioni del Gris e degli
"esperti".
L'altra faccia dell'emergenza (quella appunto meno morbosa) verte
sulle pratiche di autofinanziamento delle sette, considerate ambigue,
quando non addirittura illegali. La vulgata mediatica e da bar
(non c'è alcuna differenza tra le due) ritiene che le sette
pratichino un proselitismo interessato, ai fini di spillare soldi
agli adepti con abili manovre di circovenzione e soggiogamento
psicologico. Negli scritti degli "esperti" cattolici
non è difficile trovare sottolineato questo aspetto del
problema, anche se non viene sostenuto con la stessa veemenza
delle accuse delatorie su stupri rituali, vilipendio di cadavere
e via dicendo. Gli esponenti o i portaborse della Chiesa contestano
la qualifica di religioni alle nuove sette, adducendo come motivazione
le spregiudicate pratiche di autofinanziamento messe in atto da
queste.
Anche qui tocca spezzare una lancia in difesa degli accusati,
per quanto essi possano in molti casi suscitare il nostro disgusto.
Infatti la messa sotto accusa delle nuove organizzazioni religiose
non può trovare particolari sbocchi penali, giacché
il reato di plagio è stato dealbato dal Codice italiano.
E' molto difficile stabilire un discrimine tra una donazione "fatta
in buona fede" e una "indotta" da qualsivoglia
forma di pressione psicologica, anche perché è difficile
trovare una forma di coinvolgimento psicologico più forte
di quello religioso.
Ma soprattutto è quasi impossibile per la Magistratura
attaccare le sette con queste motivazioni, senza poi vedersi costretta
a estendere l'accusa anche alle religioni storiche [3]. Questo
si evince anche da una delle vicende giudiziarie più note
e controverse che hanno visto coinvolte sette religiose in Italia:
il caso di Scientology.
La chiesa fondata nel 1954 dall'ex-scrittore di fantascienza Lafayette
Ron Hubbard negli Stati Uniti, è forse la più squallida
e odiosa forma ecclesiastica che riusciamo a immaginare. Una sorta
di religione aziendalista ultragerarchizzata, che esalta
il mito capitalistico dell'autorealizzazione in una forma
mistica, arricchita da una costellazione di sigle e acrostici
di ispirazione tecnologica. In altre parole: l'incontro tra Mormon
e Rockefeller nel Mondo Nuovo di Huxley.
Nei suoi quarantacinque anni di vita Scientology ha avuto una
diffusione enorme in tutto il mondo, raggiungendo gli otto milioni
di seguaci.
Il suo obiettivo non è la salvezza intesa come "perdono dei peccati" ed ascesi spirituale, ma la sopravvivenza improntata sul programma biologico di purificazione, che consente all'individuo di liberarsi dalle distorsioni mentali, causa di condotte aberranti (tra cui la tossicodipendenza e la criminalità, curate nei centri "NARCON" e "CRIMINON" strettamente collegati alla "Chiesa" vera e propria) e di sviluppare al massimo il proprio potenziale. (Rapporto, Url. cit.)
L'utopia della chiesa è quella di creare una
"democrazia scientologica" su base planetaria (progetto
"planet clear"), tramite la purificazione di tutti gli
individui. Una "democrazia" huxleyana appunto, in cui
non c'è bisogno di elezioni perché tutti sono stati
"ripuliti" e marciano nella stessa direzione e in cui
chi si opponesse al progetto collettivo verrebbe privato dei diritti
di cittadinanza, della possibilità di sposarsi e avere
figli (cfr. Rapporto, Url cit.). L'infiltrazione di Scientology
nel mondo dell'economia e della finanza coinvolge in alcuni casi
intere aziende; il rastrellamento dei fondi è sistematico
e incessante a vari livelli; l'apparato organizzativo efficiente
e strutturato sulla base di una gerarchia rigida e inappellabile,
ramificata in diversi settori.
L'immagine pubblica della chiesa è tenuta in piedi anche
grazie all'appoggio di alcuni front-men e front-women di spicco,
soprattutto attori, come John Travolta, Tom Cruise, Nicole Kidman,
Jodie Foster, e cantanti, come Michael Jackson e Check Corea.
In Italia Scientology è presente dal 1977. Nell'86 è
stato avviato un procedimento giudiziario su richiesta delle famiglie
di alcuni scientologisti italiani, che sostenevano di aver perso
milioni, proprietà e salute mentale nelle attività
della chiesa. Le sedi di Scientology in tutta Italia sono state
perquisite. Il Tribunale di Milano ha disposto la chiusura dell'Hubbard
Dianetics Institute e delle strutture ad esso collegate su tutto
il territorio nazionale, con una sentenza di rinvio a giudizio
per numerosi adepti. Le accuse - pervenute da varie parti
d'Italia - prevedevano reati contro il patrimonio, truffa,
esercizio abusivo della professione sanitaria, commercio di specialità
medicinali non registrate, circonvenzione di incapace, violazioni
fiscali e valutarie.
L'attuale Presidente della Camera Luciano Violante, all'epoca
commentava: "Il reato di plagio andrebbe reintrodotto per
la sola Scientology". Per questo è stato a suo tempo
bersaglio di una campagna condotta dagli scientologisti sulle
pagine dei maggiori quotidiani italiani: il management di Scientology
ha acquistato spazi pubblicitari dove riportava la sua foto, descrivendolo
come un "fomentatore di odio" (esistono precise direttive
di Hubbard in materia. Egli definiva queste tattiche "inchiesta
rumorosa", e le esponeva a lungo nella sua dottrina del "dead
agenting". Cfr Rapporto, Url cit.).
Da allora l'odissea giudiziaria di Scientology in Italia non si
è mai chiusa e conta già una mezza dozzina di sentenze
in contrasto tra loro.
L'ultima, quella dell'ottobre del '97, sembra però aver
ipotecato pesantemente la vicenda in senso favorevole alla Chiesa
di Scientology. E con delle motivazioni che riteniamo più
che valide.
Quest'ultima decisione appare invero piuttosto innovativa, soprattutto nella parte in cui si sostiene che lo svolgimento di un'attività organizzata, sistematica e "aggressiva" di raccolta fondi non pregiudicherebbe da sé il riconoscimento del carattere di confessione religiosa, in quanto anche le religioni tradizionali "hanno da sempre imposto ai fedeli il pagamento di oboli, ai loro primordi estesi ben oltre il valore pressoché simbolico, cui ora sono ridotti"; ed ancora che "la crudezza delle metodiche adoperate [...] appare assai meno eccessiva ove si considerino le metodiche di raccolta dei fondi in passato adoperate dalla Chiesa cattolica [...] e che la vendita delle indulgenze [...] si fondò essenzialmente su un'insopportabile e terrorizzante enfatizzazione delle sofferenze espiatorie riservate ai credenti nell'Aldilà".
Così pure, per quanto riguarda la vendita di beni e servizi, che di fatto evidenzia il fine lucrativo della setta, secondo la Suprema Corte "non può avere significato alcuno, se non quello di documentare proprio l'esistenza di servizi religiosi [...] l'offerta ai fedeli di tali servizi con esplicitazione dei relativi costi [...]. Fino a qualche lustro addietro, infatti, elenchi non meno precisi e dettagliati erano notoriamente affissi alle porte di non poche sacrestie di chiese cattoliche e informazioni del genere forniva in ogni caso al bisogno qualsiasi sacerdote richiesto di servizi religiosi". (Rapporto, Url cit.)
In poche parole Scientology non avrebbe niente da invidiare
alla Chiesa cattolica romana. E infatti chi non conosce la storia
di qualche straricca e devotissima vecchietta che, con un prete
al capezzale, ha finito col donare tutti i suoi averi a una parrocchia
o a un istituto religioso? Per non parlare delle svariate attività
di reperimento fondi che la Chiesa mette in atto, con una spregiudicatezza
non inferiore a quella degli scientologisti, a cominciare dall'otto
per mille. O ai suoi legami con l'alta finanza internazionale
tramite una potentissima organizzazione quale l'Opus Dei [4].
Per non parlare dei già citati fondi che gli istituti ecclesiastici
gestiranno in occasione del Giubileo. A questo proposito vale
la pena ricordare una cosa. Il Giubileo del Duemila sarà
sì un infernale baraccone autocelebrativo, ma formalmente,
ovvero dottrinalmente, i pellegrini che si recheranno a Roma lo
faranno con una motivazione ben precisa: ottenere la remissione
dei peccati. Il riferimento alla compravendita delle indulgenze
che compare nella sentenza della Suprema Corte non è affatto
un anacronismo, perché tale pratica non è mai stata
sconfessata dalla Chiesa. Si può dire che essa ha semplicemente...
cambiato forma, ma resta valida tuttora.
Visti in questa prospettiva, cosa diventano gli otto milioni di
seguaci di Scientology contro i novecento milioni di fedeli della
Chiesa cattolica?
Questa moltitudine è spiritualmente sottoposta all'autorità
indiscutibile di un uomo solo, il papa, che è anche il
monarca assoluto di uno stato totalitario gerontocratico ad esclusione
femminile, e che se decidesse di parlare ex cathedra, pronuncerebbe
"verità di fede" inappellabili.
Per tornare al caso in questione, noi non abbiamo elementi per
giudicare quanto "pulite" siano le pratiche proselitistiche
di Scientology o di altri movimenti, ma ci basta sapere che tutto
avviene sotto la luce del sole. Dal punto di vista economico,
e al di là dell'eventuale frode fiscale (reato specifico,
punito dalla legge italiana), se i costi dell'adesione a una setta
sono espliciti, e se i pagamenti avvengono in tutta regolarità,
non è possibile rinvenire gli estremi di un reato. Tutte
le religioni del mondo praticano una pressione psicologica al
fine di guadagnare proseliti e di guadagnare dai proseliti.
Sostenere, come fanno alcuni esponenti della vandea anti-sette,
che i nuovi movimenti religiosi praticano una sistematica ricerca
dei soggetti "plagiabili" per spillar loro denaro, non
significa assolutamente nulla. Tutte le confessioni non possono
che fare affidamento sugli individui disposti ad accettare la
particolare fede propagandata. Se questi vogliono poi contribuire
con finanziamenti monetari, c'è poco da sindacare.
C'è poi un ultimo luogo comune, su cui i fomentatori di
panico fanno leva per demonizzare le sette e le nuove chiese:
il cosiddetto "lavaggio del cervello".
Il Rapporto del Ministero degli Interni - lungi dall'essere
un documento coerente in ogni suo punto, benché apprezzabile
per il generale realismo anti-allarmista che lo permea - tende
ad avallare il mito del lavaggio del cervello in maniera fin troppo
spudorata. Con particolare riferimento alle pratiche di selezione
dei neofiti messe in atto da Scientology, vi si trova una sostanziale
adesione alla vulgata popolare e di certi "addetti ai lavori",
che vedono nel proselitismo sviscerato di alcune sette e congregazioni
religiose una pericolosa ricerca del "soggetto debole",
della vittima designata, per soggiogarla.
Questa tesi muove dai presunti danni psichici che gli adepti o
ex-adepti - persone già disturbate in partenza - riporterebbero
in seguito alla frequentazione di una setta o di una nuova religione.
Si noti ad esempio quanto scriveva il Sostituto Procuratore Musti
a proposito dei fantomatici reati attinenti il satanismo:
A questo proposito, è il caso di evidenziare che coloro che aderiscono ad una setta satanica sono persone di grande debolezza, sia in quanto si tratta di soggetti di giovane età ed anche minorenni, con un processo di maturazione ancora in itinere e, perlopiù, orfani di famiglia, da intendersi come privi di un adeguato sostegno familiare; sia in quanto si tratta di persone seppur maggiorenni, sprovviste, tuttavia, di adeguata personalità, ma, soprattutto, carenti di un idoneo, minimo, bagaglio di valori. (L. Musti, Aspetti legali e giuridici del satanismo, in "l'Osservatore Romano", 8/2/'97).
Sembra che qualcuno voglia veder reinserito nel Codice il reato
di "plagio", magari con un riferimento particolare ai
nuovi movimenti religiosi.
Un'idea del genere trova facilmente spazio nella mentalità
comune e va sfatata definitivamente, anche e soprattutto per le
gravi conseguenze che implica.
La storia di tutte le religioni ufficiali, in particolare
quelle monoteistiche, pullula di pazzoidi, estremisti, fanatici,
kamikaze, sterminatori sanguinari. Da almeno duemila anni a questa
parte i servi del Dio di Abramo riempiono gli annali di clamorose
manifestazioni di follia e pulsione di morte. Dal suicidio collettivo
di Masada agli uomini-bomba di Hamas; dalla notte di San Bartolomeo
agli attentatori anti-abortisti americani, si può selezionare
l'intera gamma dei danni psichici (e fisici!) che il fervore religioso
può provocare. Nessuno per questo si sogna di chiedere
leggi speciali per i seguaci dell'ebraismo, del cristianesimo
o dell'islamismo: perché dovremmo accettare l'idea di introdurle
per Scientology, Damanhur o la Chiesa del Sub-Genio?
Ma il fatto è un altro. Accettare l'idea che, per quanto
riguarda l'ambito della fede, esistano individui con una particolare
carenza di raziocinio, naturalmente e psicologicamente predisposti
a "essere cooptati" in una setta, e che quindi dovrebbero
essere tutelati dallo stato, è pericolosissimo. Tanto per
intenderci: è l'anticamera dello stato di polizia.
Si tratterebbe infatti di una forma di deresponsabilizzazione
del cittadino, che in merito all'adesione a una proposta religiosa
non sarebbe più ritenuto libero di intendere e di volere,
o quanto meno si vedrebbe sottoposto al rischio di essere ritenuto
un "soggetto debole", quindi vittima di un "plagio".
A prescindere dalle considerazioni strettamente scientifiche in tema di "lavaggio del cervello", questi ambienti farebbero bene a riflettere sulle conclusioni di due esponenti fra i più autorevoli del movimento "contro le sette" evangelico, gli accademici canadesi Irving Hexham e Karla Poewe: "Rifiutiamo la nozione di lavaggio del cervello perché è fondata su una nozione dell'essere umano che nega la scelta e le responsabilità. La nozione di lavaggio del cervello è da un lato anticristiana, dall'altro contraria a tutta la tradizione occidentale filosofica, politica e sociale". (Irving Hexham - Karla Poewe, New Religions as Global Cultures. Making the Human Sacred, Westview Press, Colorado City-Oxford, 1997, p. 10). Per i due specialisti evangelici canadesi le teorie del lavaggio del cervello sono anche "[...] contrarie alla semplice decenza umana" e permetterebbero per esempio di sostenere che i criminali di guerra nazisti "[...] non erano responsabili delle loro azioni perché erano precisamente vittima di un lavaggio del cervello" (Ibidem). Irving Hexham e Karla Poewe, nello stesso volume, mettono in luce come il problema del "lavaggio del cervello" non sia, in ultima analisi, psicologico e psichiatrico, ma piuttosto giuridico e politico. In effetti le teorie del "lavaggio del cervello" sono semplicemente un'arma nelle mani di chi ritiene che lo Stato moderno debba esercitare non una minore, ma una maggiore sorveglianza nei confronti delle realtà associative di carattere religioso (e spesso anche non religioso). I sostenitori di queste teorie, in altre parole, chiedono - semplicemente - più controlli statali sulla libertà dei singoli e delle associazioni, più Stato e meno libertà.
Fermo il diritto dello Stato - che nessuno mette in discussione - di sorvegliare e punire chi si rende responsabile di delitti comuni, mi permetto di chiedere ai cattolici tentati da ipotesi anti-sette da quale parte debba stare in questo dibattito il cattolico fedele alla dottrina sociale della Chiesa. (M. Introvigne, <http://xenu.com-it.net/txt/rap1.htm>)
E' del tutto evidente che da parte dei fanatici anti-sette,
non si può pretendere una particolare "sensibilità"
democratica.
In sostanza costoro sostengono più o meno velatamente che
gli adepti delle sette e delle nuove religioni covano ab origine
problemi personali, che la setta poi acutizzerebbe, fino a portare
alla rovina della persona. A tal proposito il GRIS, in collaborazione
con l'Istituto di Psicologia della Pontificia Università
Salesiana, ha elaborato un progetto di ricerca sui fuoriusciti
dalle sette, i cui risultati saranno resi pubblici prossimamente.
Gli psichiatri e gli psicologi che si sono prestati a questa operazione
rivelano da subito la loro predisposizione politica:
Sono comunque previste domande miranti ad analizzare le caratteristiche psicologiche del soggetto e la sua storia personale prima dell'entrata nella setta o movimento religioso alternativo. Se la persona rivela problemi di origine psicologica già in precedenza, l'ipotesi potrebbe essere che le pratiche o i metodi della setta abbiano "solamente" fatto emergere la fragilità preesistente. Nel caso in cui questo non venga rilevato, allora si può pensare che le alterazioni psicologiche siano da attribuire ai metodi usati nel movimento religioso alternativo. (Dichiarazione della psicologa A.M. Vegetti, in L. Pelagatti, Prigionieri dell'inconscio, "Jesus", anno XX, n° 9, settembre 1998, p. 13).
Non servono commenti.
Un ultima considerazione nel merito delle vicende giudiziarie.
E' evidente che non siamo i primi né i soli ad aver individuato
il carattere politico dei processi alle sette. Uno degli
avvocati del collegio di difesa di Scientology è infatti
Giuliano Spazzali, persona sulla cui antipatia per gli ideali
hubbardiani saremmo disposti a scommettere, eppure ancora una
volta acuto osservatore della contingenza storica, qualità
che lo ha portato a schierarsi senza troppe remore (pur dimostrando
certo di avere una buona dose di pelo sullo stomaco...). Come
nel processo Cusani e in altri precedenti, Spazzali non ha accettato
a caso la scomoda difesa dei "loschi" scientologisti
e siamo portati a credere che la sentenza della Suprema Corte
sopra citata sia stata in buona parte influenzata dalla sua linea
difensiva. Se le pressioni clericali cattoliche esercitate intorno
al caso specifico sono state simili a quelle riscontrate nei processi
ai satanisti, è facile immaginare cosa abbia motivato la
sua scelta e quali contenuti possano aver avuto le sue arringhe
difensive.
Difendere gli indifendibili dalla vandea cattolica montante e
dal silenzio complice dei "garantisti", è oggi
più che mai un atto politico dovuto, che dovrebbe coinvolgere
chiunque riesca a guardare alla storia attuale con lucidità.
NOTE
1. Per una trattazione sistematica del ruolo chiave ricoperto
dai minori (più piccoli sono meglio è) in casi analoghi,
rimandiamo al nostro precedente libro Lasciate che i bimbi
- pedofilia: un pretesto per la caccia alle streghe, (Catelvecchi,
Roma, 1997). Per affrontare un caso come quello di Modena (e si
potrebbe citare quello di Lorenzo Artico), è necessario
riferirsi alla letteratura americana sull'argomento (cfr. in particolare
D. Nathan, M. Snedeker, Satan's Silence Ritual Abuse and the
Making of a Modern American Witch Hunt, Basic Books, 1995).
L'ignoranza di psichiatri, assistenti sociali, poliziotti e pubblici
ministeri è dimostrata dal fatto che ritengano una prova
schiacciante delle loro teorie accusatorie il fatto che i bambini
coinvolti in questi casi confermino l'uno le parole dell'altro,
anche quando non si conoscono. Nei paesi dove l'abuso rituale
satanico è stato smascherato da un pezzo come leggenda
popolare (Usa, Uk e Olanda), sono ormai parecchi gli studi specialistici
che spiegano questo fenomeno. Non si tratta affatto di una coincidenza.
I bambini non si conoscono, ma i poliziotti, i pubblici ministeri
e (nella "migliore" delle ipotesi) gli assistenti sociali
che li interrogano sono gli stessi. Le controinchieste che hanno
smascherato i più eclatanti casi americani, hanno dimostrato
che spesso gli adulti cercavano una conferma alle proprie fantasie/teorie
incredibili, e impostavano le domande in maniera capziosa, o comunque
esercitavano un'involontaria pressione psicologica sui minori.
Questi erano spinti a cercare l'accondiscendenza dei "grandi"
e delle figure autorevoli, dando le risposte che loro si aspettavano.,
assecondando le loro paranoie, per ottenere in cambio attenzione
e protezione. Non per niente si tratta quasi sempre di ragazzini
con problemi psicologici e disturbi dell'adattamento: è
così nel caso di Modena, era così nel caso Bambini
di Satana ed è così nel caso Artico.
Ma anche gli adulti in questione non sono adulti qualsiasi. Trattasi
quasi sempre di poliziotti o magistrati (gli assistenti sociali
e gli psicologi arrivano dopo, quando le prime "rivelazioni"
sono già state messe a verbale e i minori ascoltati...
"a dovere"). Inutile far presente che sulle procedure
di interrogatorio delle forze dell'ordine ci sarebbe già
molto da dire anche senza bambini o ragazzini di mezzo, ma non
è difficile immaginare quale tipo di pressione psicologica
possa rappresentare per questi ultimi trovarsi in presenza di
un ispettore o di un Pm.
2. Ringraziamo l'avvocato Giampaolo Verna, difensore degli imputati, per le informazioni forniteci in data 9/12/1998.
3. A tal proposito si noti cosa scrive Wojtyla nell'enciclica
Fides et ratio:
"L'uomo, per natura, ricerca la verità. Questa ricerca
non è destinata solo alla conquista di verità parziali,
fattuali o scientifiche; egli non cerca soltanto il vero bene
per ognuna delle sue decisioni. La sua ricerca tende verso una
verità ulteriore che sia in grado di spiegare il senso
della vita; è perciò una ricerca che non può
trovare esito se non nell'assoluto. Grazie alle capacità
insite nel pensiero, l'uomo è in grado di incontrare e
riconoscere una simile verità. In quanto vitale ed essenziale
per la sua esistenza, tale verità viene raggiunta non solo
per via razionale, ma anche mediante l'abbandono fiducioso ad
altre persone, che possono garantire la certezza e l'autenticità
della verità stessa. La capacità e la scelta di
affidare se stessi e la propria vita a un'altra persona costituiscono
certamente uno degli atti antropologicamente più significativi
ed espressivi". (Fides et ratio, cap. 33).
Agli occhi di un laico, e tanto più di un'autorità
giudiziaria, predicare "l'abbandono fiducioso" alla
figura del prete, o di chi per lui, non può apparire diverso
dal predicare l'abbandono a Saibaba. Non c'è motivo alcuno
di vedere la prima forma di abbandono come un atto "significativo"
ed "espressivo", e invece la seconda come l'anticamera
della truffa. Anche perché, da un punto di vista meramente
pecuniario, le donazioni fatte alla Chiesa cattolica sono ancora
di gran lunga superiori all'ammontare dei beni devoluti alle sette
new age.
4. L'Opus Dei è un'organizzazione clerico-imprenditoriale che conta 70.000 affiliati - di cui in effetti solo il 2% appartenenti al clero. Una sorta di confraternita super-estesa la cui spregiudicatezza politica e finanziaria ha rischiato di spingersi troppo "in là" e di sfuggire al controllo di Roma, al punto da costringere Wojtyla a trasformare l'organizzazione in prelatura personale del pontefice.