Da "La Repubblica - Bologna", mercoledì 4 gennaio 1995, pag.VI:

Underground alla scoperta del sociale
Si può disegnare la mappa della città analizzando umori e sensazioni? Ci provano gli...

PSICOGEOGRAFI BIASSANOT (*)

Quei ragazzi senz'identità esplorano vie e portici Si chiamano tutti "Blissett", raccolgono pareri dalla gente su Sirio, i sottopassaggi, piazza Verdi. Li riscrivono su fanzine otrasmettono a Radio Città del Capo. Solo di notte

 

di MARINA AMADUZZI

GIRANO la città in pattuglie, preferibilmente di notte. Guidatidagli ascoltatori di Radio Città del Capo con cui sono in collegamento, vanno a caccia di luoghi segnalati. Arrivano nei posti, osservano, intervistano i passanti. Raccolgono pareri, registrano le emozioni che provano davanti a un certo edificio o a un particolare del quartiere. Poi spariscono, con le loro radio ricetrasmittenti, per ricomparire da un'altra parte. Succede tutti i mercoledì notte, da mezzanotte alle 3 - 4 di mattina. Di loro non si nulla, o quasi. Si chiamano tutti LUTHER BLISSETT, hanno un'età media di 25 anni, gravitano attorno all'Università, chi da Lettere chi da Fisica, da Storia o da Lingue. Molti di loro fanno parte del mondo underground bolognese: autori di fanzine, attori, artisti, esponenti della "no generation"... La parola chiave per saperne di più é psicogeografia. "Qualcuno, ad esempio, chiede di andare in piazza Verdi - racconta Federico Guglielmi, portavoce degli psicogeografi -. Io ci vado, mi guardo intorno, fisso la mia attenzione su un particolare. E poi mi lascio suggestionare dai ricordi, da un bacio dato a una ragazza sotto quel portico, dall'abbraccio con un amico che non vedevo da tempo. Poi chiamo la radio e racconto in diretta. Oppure finiamo nel sottopassaggio, alla fiera, nelle zone più squallide della città e raccontiamo le 'suggestioni' che ci danno nei luoghi". Qualche esempio tratto dalla fanzine RIVER PHOENIX: chiostro di S. Stefano: dove vorremmo tutti quanti morire", "Porta Saragozza: uno degli ultimi vespasiani rimasti", "via Zamboni: quando avevo dieci anni guardavo gli universitari e pensavo di essere un settantasettino". "I nostri viaggi notturni indagano gli sbalzi emozionali provocati dai luoghi e dai mutamenti urbanistici. La città può essere riscoperta e vissuta in modo diverso se si presta attenzione alle cose che ci circondano".

Eccola, la psicogeografia, che non è una scienza ma "una concezione di territorialità più felice, un fattore di arricchimento umano". Se n'erano già occupati i situazionisti negli anni '50, "ma ci sono tracce anche nel druidismo, nella cultura celtica o negli aborigeni australiani". L'ASSOCIAZIONE PSICOGEOGRAFICA BOLOGNESE è nata all'inizio del '94 ed è formata da una ventina di ragazzi. "Difficile dire quanti siamo perché l'associazione è aperta, non ha tessere. Molti si interessano di noi, anche da altre città, perfino dalla Puglia e dal Friuli". Dall'autunno conducono uno spazio notturno in radio, hanno una casella postale e dal prossimo mese un giornale tutto loro. Hanno aderito al "progetto" artistico e culturale dell'inglese HARRY KIPPER basato sull'"invisibilità", sulla perdita dell'identità nominale, per cui tutti si chiamano LUTHER BLISSETT.

"Giriamo di notte perché vengono più facili le derive psicogeografiche. Sul nostro primo bollettino pubblicheremo una mappa di questi percorsi. È facile dimostrare che uno studente medio compie lo stesso tragitto quotidiano, in cui un vertice è casa sua, il secondo l'Università, il terzo la palestra o un altro luogo che abitualmente frequenta. La conoscenza della città per lui è tutta lì. E così accade per la stragrande maggioranza delle persone".

Gli spunti per i reportages psicogeografici provengono anche dalla cronaca letta sui giornali. S'interessano e prendono posizione su Sirio, l'aeroporto ("perché allargarlo che è così vicino al centro urbano?"), la stazione ferroviaria ("che fine hanno fatto i concorsi per la sua ricostruzione banditi più di 10 anni fa? Perché é stato affidato tutto all'architetto di fama Bofill?"). Dicono la loro anche sulla chiusura del centro. Contrari alle telecamere di Sirio volute dal Comune ma anche al centro preda delle auto come vogliono i commercianti "disposti a far morire tutti di cancro pur di vendere", sono favorevoli alla "deautomobilizzazione, alla pedonalizzazione totale del centro, aperto solo ai mezzi di servizio".

Nel sottopassaggio di via Ugo Bassi e via Rizzoli propongono di dar vita ad "alcove pubbliche autogestite per coppie, trii o quartetti": accesso alle stanze con tessere magnetiche, anonime, in vendita in bar e tabaccherie, ricaricabili. "Totale autogestione, lenzuola usa e getta sintetiche ma biodegradabili, distributore automatico di preservativi, timer che suona 'Je t'aime, moi non plus' allo scadere dei 90 minuti per permettere l'uso dell'alcova ad altri".

Ma come vivono i bolognesi la città? "Sempre più come un luogo da usare: per lavorare, fare shopping, andare a dormire - è l'impressione dei LUTHER BLISSETT -. Si dà sempre più spazio al ciclo delle merci e alla cultura ufficiale e Bologna è così slegata dagli interessi veri di chi vive sul territorio. Bologna è sempre più simile a Parigi, un laboratorio di architetture futuribili, piena di musei e boutiques". Il loro obiettivo: "Vivere il territorio, umanizzare la città, violentarla invece che essere violentati".

 

 

(*) "Biassanot", in bolognese "nottambulo".