Novembre 1999

GESÙ VA IN PINSIÙ

Luther Blissett rivendica la beffa dei Figli del Secollo

 

"Una messa nera è stata celebrata l'altra notte in castello sotto il torrione San Faustino utilizzando sette ceri, frattaglie di animali, un giglio bianco e un foglio che riportava i nomi degli ultimi Papi. Collegamenti con la visita di Giovanni Paolo II? La Digos indaga."

Con queste parole le prime pagine dei due quotidiani bresciani, 'Il giornale di Brescia' e 'Bresciaoggi', riportavano la notizia venerdì 11 settembre 1998. Caratteri cubitali e foto a colori a commento dell'orrore satanico perpetrato nel cuore della città, il castello visconteo. Dando fondo alla loro fantasia, da pochi elementi, hanno montato il caso come da copione. "Finalmente l'emergenza sette è arrivata anche qui!" devono essersi detti alle redazioni dei giornali e alla questura. E il giornalista che voleva fare lo scrittore ora prende la sua rivincita. Così un polmone di vitello, comprato lo stesso pomeriggio al supermercato, diventa "...un vaso di vetro ripieno d'acqua con dentro il cuore e l'interiora di un piccolo animale domestico, non si sa se sezionato vivo sul posto." I ceri, dieci in realtà, sono prima sette poi sei, numeri forse ritenuti più satanici. Le scritte sulle pareti opera di qualche ultrà di passaggio diventano "...scritte scombussolate e frasi blasfeme, rivolte anche contro l'imminente visita del Papa Giovanni Paolo II a Brescia." e "...scritte che invocano a Satana "Satanas ora pronobis" e la data 6.6.96, la scritta Number Vonque, un cerchio con all'interno la scritta Satana, un altro con una croce a cinque punte e vicino la scritta, decisamente poco satanica: "Gesù va in pinsiù"; tutte inopinabili prove dell'avvenuto rito.
E mentre le autorità civili e religiose stigmatizzano il preoccupante episodio, qualche cervellone della DIGOS, chiamato ad indagare sul caso, si consuma su un foglio con scritte a mano del tipo "ocitsur oninap... osoizifs oninap " che secondo loro sono la chiave di tutto. Sui fogli lasciati a bella posta spiccavano oscure frasi che devono aver inquietato non poco gli scaltri digossini, incerti sull'idioma: "Che sta scritto qua? E che ne so io, sarà latino." Non serviva Leonardo per accorgersi che le oscure parole erano nomi di panini scritti al contrario! Ma a parte qualche incertezza tutti, media, polizia, religiosi, di una cosa sono convinti: "Certo è che non si è trattato di una bravata: una celebrazione che ha visto coinvolte sette persone per via del numero dei ceri si è tenuta in vetta al Cidneo". Elementare Watson.

A questo punto non mi posso certo tirare indietro. Hanno voglia di giocare? Giochiamo!
Il 16 settembre 1998 spedisco al "Giornale diBrescia" un fax di poche righe:

All'attenzione del Giornale di Brescia. Io so che i Figli del Secolo sono a Rezzato in via Gardesana 12 in una casa abbandonata, fanno messe nere e abusano su bambini, li fotografano e spalmano la carne cruda sui corpi. Sono coinvolte persone ricche. So tutti i nomi. Fate in modo che io possa fidarmi di voi.
Firmate l'articolo liberiamo Brescia.

È certo che il giornalista che lo ha ricevuto si è sentito l'investigatore di un romanzo noir e, accantonata ogni deontologia professionale, eccolo utilizzare il suo giornale per comunicare in codice con un presunto pentito. Infatti il 18 settembre 1998 sul giornale di Brescia si legge:

MESSE NERE: INDAGINI IN CITTÀ E HINTERLAND

Si sono estese ad alcuni centri dell'hinterland bresciano le indagini sul ritrovamento, in castello, delle tracce di presunti satanisti. La mattina del 10 settembre i custodi dei giardini pubblici del colle Cidneo avevano infatti ritrovato in un'ex casamatta nei pressi del torrione San Faustino, sette ceri rossi di cui uno ancora acceso, un giglio di plastica, un vasetto di vetro contenente interiora di animale, una fotocopia della fotografia della tomba di papa Giovanni XXIII e alcune pagine di un testo sulle quali erano riportati i dati dei pontefici da papa Roncalli sino all'attuale. Intorno varie scritte inneggianti a Satana.
Ebbene gli investigatori della Digos sono convinti che non si tratti di semplici burloni ed hanno allargato le indagini anche fuori città, cercando collegamenti anche con altri episodi e per accertare che i presunti seguaci del Maligno non abbiano commessi reati più gravi dai quali sarebbe il caso di liberiamo Brescia.

 

Una tale cialtronaggine è a dir poco deprimente ma quando i giornali scoprono di essere stati beffati danno ulteriore prova della loro pochezza. Questo l'articolo pubblicato dal 'Bresciaoggi' dopo la rivendicazione:

 

da 'Bresciaoggi' venerdì, 5 novembre '99

 

La messa nera in castello di un anno fa

Luther Blissett si fa vivo per fax: "Vi ho beffati!"

Non dev'essere rapido nelle decisioni. Prima di agire, ci pensa bene. Ha infatti atteso quattordici mesi per ritornare in scena e dire che il 9 settembre '98 aveva scherzato, che aveva inscenato una "messa nera" in Castello con tanto di ceri, lettere in latino, e gigli per prendersi gioco dei bresciani, dei giornalisti e della Digos. Perché tanto tempo per dirlo? Perché non lo ha fatto subito? Un mistero. E
poi a distanza di tanti mesi, la maggior parte dei bresciani ha ormai dimenticato quell'episodio e soltanto sfogliando le raccolte dei quotidiani il fatto ritorna a vivere. Ieri alle tre del pomeriggio un ragazzo "un po' strano" [che significa?] si è presentato in un negozio nella zona della Pusterla e ha spedito alcuni fax, tra i quelli quello giunto nella redazione di "Bresciaoggi". Ha firmato come Luther
Blisset [sic]: nulla a che vedere con l'attaccante di colore che anni fa indossò senza gran successo la maglia del Milan, è una sigla di copertura da ricollegare in questo caso ai "Bambini di Satana". [è evidente che al 'Bresciaoggi' sono totalmente a digiuno di cosa significhi Blissett; non solo hanno capito / voluto capire poco un cazzo delle ragioni della beffa, ma da questa prendono lo spunto per gettare altra merda su Dimitri] La setta divenne famosa in tutta Italia nel gennaio di tre anni fa, quando i carabinieri di Bologna arrestarono Marco Dimitri e alcuni presunti appartenenti alla setta luciferina. Ne scaturì una maxi-inchiesta con la scoperta di decine e decine di affiliati. [ormai tutti sanno che fù un'enorme montatura (e gli atti del processo lo dimostrano) a Brescia invece sembrano ignorarlo] I carabinieri indagarono attraverso Internet anche su presunti [quanti danni fa la presunzione] giri di
pedofilia, con tanto di foto pornografiche che avevano per protagonisti alcuni ragazzini, personaggi in qualche modo ricollegabili ad alcune persone risultate agganciate alla "scuderia" di Dimitri [che sta dicendo?]. più nostrano quanto accaduto in Castello a ridosso del torrione San Faustino, vicino al piazzale della locomotiva, dove il dieci settembre dello scorso anno i custodi trovarono i resti di candele annerite, fiori recisi [ancora? erano di plastica!], un pezzo di polmone di animale, fotocopie riportanti i nomi dei papi Giovanni XVIII e Giovanni Paolo II. E poi scritte sui muri ineggianti a Satana, con tanto di "Satanas ora pronobis" e la data satanica 666, insieme a un folcloristico, brescianissimo e decisamente poco satanico "Gesù va in pinsiù". Ora l'anonimo informa i bresciani di aver scherzato, di aver preso per il naso un po' tutti. Sul serio la stanno invece prendendo gli investigatori della Digos [che permalosi! ma non hanno cose più importanti da fare?], al lavoro per risalire a chi ha spedito i fax. "Ma che esca allo scoperto [e qui si arriva alle minacce]. Se vuole giocare lo faccia, ma che ci guardi negli occhi. Siamo qui apposta" [piuttosto che guardare negli occhi loro bacio il culo a un cane, e pensare che stanno li apposta], dicono in Questura dopo aver sequestrato i fax e interrogato chi ha visto in faccia il "piccolo diavolo" [ma non era 'la vita è bella'?].

f.mo.

 

 

Dopo un' articolo di questa levatura è facile immaginare come la rediviva 'emergenza sette' sia stata accolta dai quotidiani bresciani. La furia inquisitoria e la solita incompetenza non si risparmiano sui giornali di domenica 7/11/1999. Sul Bresciaoggi esce "Blitz contro i fan di Satana" sottotitolato "il leader Marco Dimitri denunciato: aveva stupefacienti". L'anonimo giornalista (come del resto tutti gli altri) si fa forte delle dichiarazioni dell'ex satanista pentita per accusare la setta dei Bambini di Satana e 'il suo leader storico' di ogni specie di reato. Il lettore viene confuso ad arte, le sette si moltiplicano insieme alle piantine di marijuana, ai quintali di haschish e alle decine di milioni in contanti. La campagna mistificatoria leggittima gli abusi di potere da parte della polizia che perquisisce e sequestra materiale sospetto: toghe nere, teschi di terracotta, floppy e computer che 'potrebbero' contenere prove schiaccianti. Il Giornale di Brescia non è da meno. Il principale organo di stampa della diocesi bresciana titola: " Sette sataniche e droga: cinque arrestati a Roma- Un avviso di Garanzia per il capo dei "Bambini di Satana". Sotto accusa la 'filiale romana' e questa volta Marco Dimitri è indagato non solo per essere il 'leader storico' della setta ma anche per aver tentato di comunicare in rete messaggi criptati (fatto di per sé autorizzato dalla legge sulla privacy)

Per il giornalismo bresciano nulla importa se Marco Dimitri è stato assolto dal tribunale di Bologna perché il 'fatto non sussisteva'. Nel '500 era la "Santa Inquisizione Padana" a condurre al rogo donne e uomini grazie a delazioni anonime, senza curarsi dell'attendibilità della denuncia. Oggi non sembra essere cambiato molto e a far paura è la figura del pentito, uno strumento molto pericoloso in mano ad un pm ambizioso.

Marco Dimitri, ormai eletto a furor di popolo 'nemico dello stato' (soprattutto del Vaticano), vive sulla sua pelle ben più di un'accanimento giudiziario, una vera persecuzione condotta attraverso reiterate montature. E sembra non essere preso sul serio quando sottolinea ingiustificabili contraddizioni: "ho un procedimento in corso per morosità e mi sbatteranno in mezzo alla strada. Un'altra inchiesta dice che sono un usuraio. Insomma dicano cosa sono, se uno straccione o un ricco". La distruzione psico-fisica di Marco sembra essere l'obbiettivo finale, e a lui non restano neppure "i soldi per piangere".

 

Luther Blissett, 15/11/'99

 

 

 

questi i due articoli pubblicati nel settembre '98 dai quotidiani di Brescia:

 

da "Il Giornale di Brescia", venerdì 11 settembre 1998, pag. 8


MESSE NERE IN CASTELLO

Il rinvenimento ieri mattina vicino al maniero visconteo
Scoperte scritte blasfeme e ceri rituali


Macabri riti satanici in castello. Li hanno compiuti alcuni sconosciuti l'altra notte, ad ora imprecisata [erano le 18.30], vicino ad uno dei torrioni del maniero visconteo, quello a fianco del museo delle armi e posto sopra il "tunnel dei prigionieri". Quando sono andati via - probabilmente quando era ancora notte fonda - [a quell'ora in effetti a parte una dozzina di coppiette,un folto gruppo di tedeschi in gita e un torneo di bocce a pochi metri, era come fosse notte] hanno lasciato sul posto uno sconcertante scenario.
A scoprirlo è stato ieri mattina, verso le nove e trenta, Pietro Cavagnini, sessantacinque anni, che tiene sotto controllo il parco del Cidneo per conto dell'ALER, l'associazione dei pensionati che ha l'appalto della vigilanza dal comune. In una specie di anfratto posto vicino al torrione, l'uomo ha rinvenuto un vaso di vetro ripieno d'acqua con dentro il cuore e l'interiora di un piccolo animale domestico, non si sa se sezionato vivo sul posto. Accanto al vaso erano accesi ancora dei ceri [incontestabile stronzata]. Su un pilastro interno, oltre al disegno di una bara, con uno spray nero, erano state scritte scombussolate frasi blasfeme, rivolte anche contro l'imminente visita del Papa Giovanni Paolo II a Brescia.
Il pensionato, nel trovarsi di fronte al lugubre scenario ha dato l'allarme alla centrale operativa della polizia municipale. Sul posto si sono portate alcune pattuglie di vigili urbani, che hanno fatto intervenire ance gli agenti della questura cittadina. Il materiale rinvenuto è stato preso in consegna e sequestrato dalla Digos, che ha anche fotografato le frasi e i disegni sulla parete. Sono state subito avviate le indagini per cercare di identificare gli autori del riprovevole gesto inconsulto.
Al momento non si esclude che quanto successo l'altra notte in castello possa avere dei collegamenti con i gesti vandalici avvenuti lo scorso anno e nei mesi scorsi nei cimiteri suburbani cittadini. Per ultimo in quello della Stocchetta.
Sono state informate anche le autorità civili e religiose, che hanno severamente stigmatizzato il preoccupante episodio.

 

G.S.

 

 

da "Bresciaoggi", venerdì 11 settembre 1998, prima pagina.

 

MESSA NERA IN CASTELLO

Sette ceri e i nomi dei Papi
Sono stati trovati vicino al torrione San Faustino

Una messa nera è stata celebrata l'altra notte in castello sotto il torrione San Faustino utilizzando sette ceri, frattaglie di animali, un giglio bianco e un foglio che riportava i nomi degli ultimi Papi. Collegamenti con la visita di Giovanni Paolo II? La Digos indaga.


pag. 11

Si sono fatti chiudere all'interno del castello e hanno concelebrato una "messa nera" nelle vicinanze del torrione San Faustino a ridosso del piazzale locomotiva. Hanno agito di notte, nel silenzio assoluto, lontano da occhi indiscreti, perché di notte il portone in legno (chiuso alle 20) è invalicabile e i pensionati addetti alla sorveglianza riprendono il servizio al mattino.
Per terra hanno collocato sei ceri [non erano sette?], un giglio bianco in plastica, un vaso in vetro contenenti frattaglie d'animale, una pagina di libro che riproduce una tomba, una fotocopia che riporta i nomi degli ultimi Papi, da Giovanni XXIII a Giovanni Paolo II e due lettere, una scritta in latino[ocitsur oninap... osoizifs oninap, ovvero: panino rustico... panino sfizioso...] e una in italiano che si concludono con "Figli del Secolo Unitevi" e "Figli del secollo" con due elle [elemento imprescindibile per le indagini che sono seguite]. Tutto intorno scritte tracciate sui muri della casamatta. Vicino al classico cuoricino con i nomi degli innamorati, scritte che invocano a Satana "Satanas ora pronobis" e la data 6.6.96, la scritta Number Vonque, un cerchio con all'interno la scritta Satana, un altro con una croce a cinque punte e vicino la scritta, decisamente poco satanica: "Gesù va in pinsiù".
Un addetto alla sorveglianza, ieri mattina alle 10, ha scorto i ceri, cinque consumati e uno bruciato a metà. Ha avvisato il custode del Castello. Pochi minuti dopo alla torre San Faustino c'erano i vigili urbani, la volante e gli investigatori della Digos che stanno provvedendo al servizio d'ordine per l'imminente visita papale. Possibili collegamenti con l'arrivo a Brescia del Santo Padre?
La Digos indaga su quei nomi di Papi e quel giglio bianco, un simbolo papale. È la prima volta che il nome del Capo della chiesa emerge [sic] in riti satanici o manifestazioni, anche caserecce, di satanismo. Certo è che non si è trattato di una bravata: una celebrazione che ha visto coinvolte sette persone per via del numero dei ceri si è tenuta in vetta al Cidneo.

 

F.Mo.