Faq su Luther
1) Ma se Luther dichiara di essere nemico di qualunque idea identitaria, perché c'è sempre qualcuno su Avana bbs, pronto a difendere con tanto livore e gratuite malignità, proprio il nome ( e cosa altro se no?) di Luther Blissett?
2) Come mai si è scatenato un vero e proprio linciaggio nei miei confronti, quando ho osato criticare una operazione editoriale di un editore (o di un curatore editoriale) che vanta amici con tanto di nome e cognome (altro che Luther Blissett, c'è qualcuno che rosica di brutto e usa il cappuccio neopiduista di Luther per potere insultare impunemente) nel gruppo che cura il progetto Luther Blissett dentro Avana bbs?
3) Molti ritengono il fenomeno Luther Blissett qualcosa di originale, divertente, interessante e anche rispondente a reali questioni che si pongono nel panorama delle tecnomutazioni, della trasformazione dei generi, delle identità, dei linguaggi. Ma come ogni zona franca, il rischio è di incamerare cialtroni, approfittatori, sfruttatori, spacciatori di droghe pesanti fisiche e mentali. Nella relazione con l'altro, nella comunicazione pur vissuta attraverso un nuovo dispositivo non-identitario, chi rivendica questo nome e sceglie in qualche modo di perire con esso (parafrasando una bellissima frase di E.Cioran, anch'egli come Deleuze, recentemente scomparso), dicevo, nella relazione con l'altro, nella comunicazione, chi sceglie questo dispositivo non-identitario, si pone il problema di un'etica nei confronti dei propri interlocutori? Riesce a riconoscere l'altro non come nemico ma come rispecchiarsi del proprio sguardo, come direbbe Levinas?
Nando Vitale/CODICI IMMAGINARI
(volantino distribuito a mano da N.V.)
Le ragazze (o i ragazzi) ti ammireranno, i giornali parleranno di te, i docenti, gli editori e i conduttori TV faranno la fila per parlarti.
ADERISCI ANCHE TU AL
Fucker TressettTM Project
Comunico con questa mia presente che in data odierna ho dato vita al "Fucker Tressett Project". Chiunque voglia aderirvi dovrà sottostare alle condizioni che qui elenco:
1. Bisogna rinunciare al proprio nome anagrafico.
2. Bisogna gettare nel cesso la propria carta d'identità
e tirare lo scarico.
3. Bisogna acquistare un cappuccio di tipo massonico, oppure in
via subordinata, almeno quello di boia.
4. Bisogna bruciare tutti i propri libri, che tanto d'ora in poi
non vi serviranno più a niente.
5. Dovete dare a me tutti i vostri soldi, che saprò bene
come utilizzarli, nell'esclusivo interesse del progetto.
6. Se siete ragazze carine dovrete sottoporvi a un rito di iniziazione
sessuale col sottoscritto, al quale saranno ammessi tutti gli
altri aderenti al progetto come semplici osservatori.
7. È necessario essere un po' coatti e frequentare almeno un
centro sociale. In via subordinata saranno ammessi anche i transfughi
dell'operaismo, gli esuli politici provenienti dalla Francia e
gli editori falliti.
8. È ammessa l'iscrizione a Sociologia.
A poche ore dall'annuncio della nascita del progetto, si contano a migliaia le adesioni in tutto il mondo. In Alaska un gruppo di speleologi ha trovato in una grotta un graffito nel quale si legge chiaramente il nome di Fucker Tressett. In Sudafrica un circolo culturale multietnico ha già assunto il nome di Fucker Tressett. Un giocatore con questo nome sarà centravanti del Napoli nel prossimo campionato. A Cuba è data per certa l'adesione di Fidel Castro. In Nicaragua il movimento sandinista ormai si confonde con il Fucker Tressett Project. La pornostar Selena Falena ha promesso di darla gratis a tutti quelli che si presenteranno col nome di Fucker Tressett.
Fucker Tressett
(seguiranno nuovi comunicati)
(volantino distribuito a mano da N.V.)
Polemica Castelvecchi-Blissett-Vitale. Un resoconto civile.
di Nando Vitale
Prologo
La storia comincia quando un gruppo di studenti di Sociologia irrompe nella stanza dove si sta tenendo la riunione di redazione della nascente rivista Media Philosophy, promossa da me e Stefano Cristante, che prevede sostanzialmente la collaborazione della cattedra di Abruzzese con alcuni elementi provenienti da Codici Immaginari. C'è un po' di contenuto nervosismo da parte di qualcuno, ma dopo pochi minuti il gruppo di studenti silenziosamente sparisce. Dopo alcuni giorni, su Avana bbs, qualcuno firmandosi Luther Blissett, inveisce contro di me definendomi "panzone", "inviperito", fautore del nuovismo e critico dei festival del cinema. Fin qui niente di grave. Sforzandomi molto, essendo notoriamente privo di ironia, cerco di sdrammatizzare limitandomi a negare di essere un panzone, celando oltretutto la soddisfazione che il mio critico ha evidentemente letto i miei scritti dove polemizzo coma la politica editoriale del quotidiano "il manifesto", il quale come tutti i suoi lettori sanno, abbonda nel dedicare pagine e pagine a questi eventi, che secondo me e anche secondo molti altri, ormai non interessano a nessuno.
Nomadologia
Frequento da pochi mesi la rete e sono entusiasta della possibilità di scambiare opinioni, messaggi, anche fare polemiche culturali e ottenere risposte in tempi brevissimi. Dopo crica un mese da questo primo episodio, scoppia il cosiddetto caso Castelvecchi. In area "Nomadismi", senza nessun altro scopo che quello di scambiare opinioni con i frequentatori dell'area, esprimo giudizi critici sull'edizione "pirata" di Nomadologia di Deleuze e Guattari, effettuata da Alberto Castelvecchi. Mi sbilancio in giudizi piuttosto espliciti, definendo l'operazione cinica, predatoria, scorretta nei confronti dei lettori, perché a mio avviso sottrarrebbe loro la possibilità di navigare liberamente dentro un testo più grande e tra l'altro con parti, secondo me, di gran lunga più belle e importanti rispetto a quella scelta da Castelvecchi, forse soltanto per il titolo dal facile richiamo. (Penso ad esempio al bellissimo capitolo 10: Divenir-intenso, Divenir-animale, Divenir-impercettibile, che pongo tra le pagine più intense di tutta la filosofia del novecento). Sostengo questo anche in virtù della prescrizione degli stessi Deleuze e Guattari all'inizio di Mille Piani, i quali dichiarano sì che "in una certa misura" i piani, ossia i capitoli, possono essere letti indipendentemente gli uni dagli altri, tranne la conclusione che dovrebbe essere letta soltanto alla fine, ma in nessun caso hanno mai autorizzato un editore (non un lettore, che in quanto tale può decidere di leggere quello che gli pare), a compiere operazioni del tipo di quella proposta da Castelvecchi. Aggiungevo poi che forse poteva essere plausibile semmai la pubblicazione di Rizoma, che tra l'altro fu edita già in forma autonoma col consenso degli autori negli anni Settanta. Questo più o meno ho sostenuto. E non ho difficoltà ad ammettere che tuttavia molte persone (giovani compagni, oppure maturi studiosi) hanno dissentito da questo mio punto di vista, dichiarandosi perfino stupiti che fossi proprio io, proveniente dalla cultura cyberpunk, ad ergermi a difensore dell'integrità del testo. Ora io, prendendo atto della diversità dei punti di vista sull'operazione Castelvecchi, esco dalla polemica continuando ad avere delle riserve, spero legittime. Discutere e litigare, in fondo serve anche a questo.
Luther Blissett
Dopo aver semplicemente informato gli utenti del progetto Luther
Blissett, più numerosi di quelli dell'area Nomadismi, dell'esistenza
del mio intervento critico, vedo trasferire tutta la polemica
e pseudo-tale sull'area Progetto Luther Blissett, sempre su Avana.
C'è un intervento firmato Alberto Castelvecchi che inveisce
con una violenza e un'intolleranza senza precedenti da parte di
nessun editore "ufficiale" o "underground"
contro un proprio critico, peraltro suo sostenitore ed amico,
in altre iniziative. E poi una risposta di una Nando Vitale(s),
un po' tonto che sembra la parodia di un buonista alla Veltroni,
il quale smorza la polemica con improbabili inviti. Alla fine
dei due interventi un avviso firmato Luther Blissett suggerisce
che entrambi i messaggi sarebbero falsi. Rispondo a Luther Blissett
rivolgendomi a lui come a un soggetto reale, che è una
cosa che fa molto incazzare gli esponenti, specialmente romani,
di questo progetto. Mi permetto addirittura di giudicare goliardici
i loro giochetti. Qui si scatena un attacco forse ancora più
violento, se fosse possibile, di quello di Castelvecchi o dello
pseudo-tale. Il complimento più lieve credo sia quello
di stalinista, oltre il solito servo o portaborse di Abruzzese.
Nello stile riconosco diverse scuole. C'è il neofita Luther
Blissett che ha appreso a coniugare verbi e concetti espressi
con noiosissima e supponente prosa, su riviste come DeriveApprodi
o Luogo Comune, il quale, forse angosciato dalla perdita
del General Intellect con cui ha tirato avanti nelle notti di
solitudine delle ultime stagioni, orfano del geniale pensiero
post-fordista, sputacchia sentenze anti-freudiane, anti-identitarie,
contro una persona che di questo pensiero si nutre da anni, e
che forse gli ha pure insegnato qualcosa coi suoi modestissimi
scritti. C'è pure il Luther Blissett giocoso, ironico,
che è quello che amo. Il quale sa sfottere di brutto, ma
che con i suoi attacchi non ti avvilisce e avvilisce se stesso.
C'è, ancora, il Luther Blissett coatto, che in attesa di
imparare a fottere i media è già bello che fottuto
col suo gergo da Sgarbi ignorante, o da Taradash bavoso. Ma Luther
Blissett è fatto così. Se ti interessa devi comprare
tutto in blocco, compresi i pezzi difettosi, senza facoltà
di recesso. Forse per questo Luther Blissett fa tanta moda, tanto
trendy nei salotti intellettuali, ma sono pochi in realtà
quelli che davvero lo amano.
Alla fine mi ritrovo un nuovo attacco di Alberto Castelvecchi,
che, sempre con una prosa costruita col fiele e farcita di volgarità
(che io da frequentatore di angiporti portuali in quel di Napoli,
tra vecchie mignotte, contrabbandieri e assassini, non avevo mai
sentito), argomenta con una certa efficacia le proprie scelte
editoriali, umiliandomi perché lui è stato invitato
a convegni su Deleuze, e io povero mentecatto sotto-intellettuale
posso al massimo limitarmi a leggere Topolino. Almeno stavolta
è stato divertente. Ma il piacere è presto interrotto
perché una persona fidata, amica di entrambi, mi ha assicurato,
deludendomi, che l'autore di queste prose non è il vero
Castelvecchi, precipitandomi nell'incertezza, nella perdita di
un sicuro riferimento, nell'angoscia della dissoluzione della
mia ormai compromessa identità.
Quello spietato di Luther Blissett ci mette il suo pesantissimo
carico; si tratta ancora del transfuga di DeriveApprodi o affini,
ne riconosco ormai la pallosissima prosa, che mi dà il
colpo di grazia: "Nando Vitale, ormai non sarai più
lo stesso, la tua identità da fighetto narcisista è
andata in frantumi. Entra anche tu a far parte del progetto di
Luther Blissett".
Ormai, lo dico senza ironia, non mi resta che questo.
(stampato e distribuito a mano da N.V.)
In Primavera esce il numero 0 di Media philosophy con il titolo
"Media e potere: alieni e interattivi", per la Costa&Nolan.
Nella copertina sono riportati gli interventi di:
Alberto Abruzzese
Luther BLissett
Davide Borrelli
Stefano Cristante
Giovanni Fiorentino
Andrea Fusco
Andrea Natella
Andrea Tagliapietra
Nando VItale
L'ideazione e il coordinamento della rivista è di Stefano
Cristante e Nando Vitale.
L'Editoriale è firmato... Luther Blissett!
Editoriale di MEDIA PHILOSOPHY n.0
Farsi rappresentare da un'introduzione è sempre un problema,
a vari livelli. In primo luogo perché sulle dichiarazioni
di principio si rischiano nuove visioni retoriche da cui guardarsi.
Innanzitutto pigliar lucciole per lanterne o, più surrealisticamente,
fischi per fiaschi. Programmi altisonanti che si rivelano poi
presuntuose epifanie di piccoli gruppi attardati, le cui quaresime
sono dietro l'angolo.
Quindi niente retorca dei programmi.
In secondo luogo è la retorica della "priorità
comunicativa": convertiti al facile verbo del "tutto
è comunicazione" si indovinano tavolate virtuali cui
i superficiali valvassori dei media vorrebbero veder seduti McLuhan
e Gianni Pilo, Bill Gates e Chirac, Naomi Campbell e Joshua Meyrowitz,
Negroponte e Irene Pivetti, Il Grande Fratello e Luther Blissett.
Autoreferenzialità già necrofile e necrofore.
Quindi niente retorica del patinato elogio dell'Immagine.
In terzo luogo il pericolo è la retorica della "transizione":
da sempre l'uomo e la donna sono in transizione, mai la tecnologia
è stata definitiva, mai il discutere irrevesibile. Siamo
in un "difficile momento di transizione"? Non più
di ieri. Quindi non attendiamo l'avvento delle nuove tecnologie:
ne siamo semplicemente parte. L'urgenza della comunicazione è
sempre una scelta soggettiva.
Ed è sempre una libertà di scelta ciò che
condiziona un insieme di materiali confermati da un titolo comune.
Convergenze testuali, dentro e fuori gli spazi della ricerca universitaria,
intorno a esperienze editoriali di confine, soprattutto un tentativo
di sperimentare un dialogo internazionale sulle scienze della
comunicazione rappresentato dagli inviti a studiosi di paesi diversi.
Attraversamenti non "interdisciplinari" ma postdisciplinari.
Sviluppare pensiero sui media, mettere alla prova le innovazioni
con i sensori comunicativi dell'investigazione: i mezzi di trasporto
sono la carta e le reti, ma il messaggio è una filosofia
dei media che viva la dimensione della comunicazione nel suo farsi,
nel suo evidente proporsi come pragmatica fondativa (di nuove
Città?). Non necessariamente una sequenza di numeri di
una rivista, ma numeri zero segnati da una data, da un abitare
temporaneo della contemporaneità.
Un giornale è un giornale, è un giornale, è
un giornale.
LUTHER BLISSETT