Radicalissima mitopoiesi, mega-recensione di Nemici dello Stato, paura e delirio al Premio Strega, bilancio parziale del LBP e dimostrazione che gli autori di Q non hanno sbagliato una mossa che sia una, il tutto su l'Unità di oggi, venerdì 30 aprile 1999 (tra l'altro, compleanno di Fabrizio P. Belletati):
Il caso:
TUTTI I MISTERI DI LUTHER BLISSETT
Dal successo di "Q" all'ultimo libro sulle trame della Repubblica "Nemici dello Stato", un saggio sulle "emergenze" italiane dagli anni Settanta ai giorni nostri
di Stefania Scateni
"Luther Blissett rappresenta la potenza della comunicazione e dell'intelligenza collettiva e non c'è copyright che tenga". Con questa frase si chiudeva il primo articolo del Luther Blissett Project, ufficialmente il documento di nascita, che apparve sulla rivista "DeriveApprodi" nel marzo 1995. Oggi, dopo neanche cinque anni, quella chiosa appare meno velleitaria e molto più concreta. Non solo perché il gruppo che si cela dietro il nome collettivo di Luther Blissett ha prodotto diverse azioni di "panico mediatico" (da beffe come la messa in scena di inesistenti sette sataniche - a cui hanno creduto diverse testate giornalistiche - o la diffusione di notizie false, alla stesura di saggi serissimi sulle distorsioni della macchina giudiziaria italiana), ma anche perché la loro opera letteraria, l'ormai famosissima "Q" (Einaudi, pagine 643, lire 26.000; per la prima volta una grande casa editrice che accetta un contratto "no copyright"), è stata letta da migliaia di persone (quindicimila le copie vendute nella prima edizione, diecimila le tirature della seconda). E se consideriamo che "Q" non è un semplice romanzo, peraltro bellissimo, colto e appassionante, ma ha anche un sottotesto politico di forte impatto eversivo, allora appare ancora più chiaro il valore controculturale dell'"operazione Q".
In questi giorni è uscito nelle librerie l'ultimo libro del Luther Blissett Project. Ultimo in ordine cronologico e anche ultimo in assoluto: il Luther Blissett Project, per la precisione il gruppo di lavoro bolognese che si cela dietro questo nome collettivo, ha deciso di proseguire la sua strada sotto altre mentite spoglie. Si intitola "Nemici dello Stato.
Criminali, 'mostri' e leggi speciali nella società di controllo" (DeriveApprodi, pagine 282, lire 28.000). Ed è l'altra faccia di "Q" o, se volgiamo, una specie di manuale per leggere "Q". Certo, è molto meno accattivante e affascinante del romanzo, perché è un testo teorico, pieno di note scritte in carattere minuscolo e di rimandi a documenti, atti processuali e leggi dello stato, e avrà meno appassionati lettori, ma è lo stesso libro. La forzatura è lecita. Se "Q" è un'allegoria del Blissett pensiero, "Nemici dello Stato" ne è la versione letterale. Anche se i due libri, materialmente, non sono stati scritti dallo stesso identico collettivo, "sono entrambi una summa del nostro modo di lavorare e di fare inchiesta", dicono loro.
Riassumiamo brevemente le "trame". "Q" racconta trent'anni di repressioni violente nell'Europa della Riforma di Lutero e della Controriforma papale attraverso la voce di un dissidente e combattente, unico rimasto vivo in una sequela di violente repressioni, e l'occhio di "Q", spia di Giovanni Pietro Carafa, mente suprema dell'Inquisizione, salito poi al soglio pontificio col nome di Paolo IV. Il poderoso affresco storico e umano disegnato dal romanzo (per inciso, uno degli autori è laureato in storia) dipana le trame della politica cinquecentesca, delle alleanze tra principi e imperatori e potenti banchieri. Su tutto, l'ombra del Vaticano, delle trame di Carafa volte a "creare" nemici da combattere e alleati via via da trovare per rinsaldare il proprio potere.
"Nemici dello Stato" resoconta trent'anni di storia italiana nell'intento di "gettare luce su certi dispositivi giudiziari e mediatici che connettono l'emergenza degli anni Settanta alle odierne emergenze molecolari, sullo sfondo della globalizzazione economica, della piena restaurazione del modello cattolico e dell'emergere di un nuovo potere costituente che presto oserà dire il proprio nome". La "controindagine" del libro viene realizzata raccontando alcune storie per rendere più evidente il meccanismo: dalla legge Cossiga all'inchiesta 7 Aprile, dall'antimafia a Mani Pulite, dalla vicenda di Giuliano Naria a quella di Enzo Tortora, fino alle "emergenze" squatters, pedofili, messe sataniche. Scrive Luther Blissett: "Chiamiamo emergenza una continua ridefinizione strumentale del nemico pubblico da parte dei poteri costituiti. Grazie all'emergenza, agli occhi della fantomatica opinione pubblica viene resa accettabile non solo la violazione, ma la vera e propria sospensione delle libertà formalmente sancite dalle Costituzioni e dalle Carte dei diritti umani. Accettabile? Di più: necessaria e auspicabile al fine di difendere la democrazia". Dal terrorismo a Internet, dalle emergenze molari a quelle molecolari, dal politico al culturale. In mancanza di un antagonismo società-Stato e lavoro-capitale, ogni conflitto può diventare emergenza. In nome della difesa dello Stato, scrive Blissett, sono stati calpestati diritti e libertà sanciti dalla Costituzione. Su tutto, le trame dei servizi segreti, le alleanze tra potere politico e magistratura, il circolo vizioso tra media e magistrati e la longa manus del Vaticano.
La tesi è estrema, e non interamente condivisibile. Specialmente quando ci si addentra in territori complessi e delicati come quelli della pedofilia. Ma l'operazione del Luther Blissett Project è quella di offrire occhiali diversi per guardare la realtà. In alcuni casi, occhiali "scomodi".
Blissett rischia una condanna al pagamento di cento milioni per risarcire i "danni morali" arrecati a un magistrato di Bologna. Il 14 gennaio '99 era prevista la prima udienza del caso "Lasciate che i bimbi". Oggetto dello scandalo: "Lasciate che i bimbi. Pedofilia: un pretesto per la caccia alle streghe", un libro sulla pedofilia come "emergenza", appunto, nel quale il collettivo riporta la storia di Marco Dimitri e dei "Bambini di Satana", vittime di un clamoroso errore giudiziario. La titolare dell'inchiesta Lucia Musti accusa, tra gli altri, gli autori per diffamazione e abuso di critica. Lesi nella loro libertà d'opinione, gli autori rilanciano: il libro, che Musti voleva sequestrare e distruggere, è gratuitamente disponibile a circa 50 indirizzi Internet ed è ormai impossibile farlo sparire dalla circolazione.
È questa la forza di Luther Blissett. Ubiqui, imprendibili e indistruttibili. Ed è la forza del nome multiplo, deriva fisica e semantica, nomade, incontrollabile e rizomatico. "Linea, non punto".
L'intervista
"NOI, SCOMPAGINATORI DEL PREMIO STREGA"
Prendetela così. Avete il diritto di credere o meno alle parole che
seguono. Basta non pensarci su troppo. Perché un'intervista a Luther Blissett
è anche un gioco. Un gioco di specchi e specchietti, rimandi, veli e luci.
Il che non vuol dire che non ci siano delle verità dentro.
Però, non possiamo svelarvi con chi abbiamo parlato, non sono noti i nomi
dei componenti del collettivo bolognese che ha scritto "Q" e "Nemici
dello Stato", le interviste vengono rilasciate collettivamente (così
come rigorosamente collettivo è tutto il loro lavoro): Ma i nomi sono già
usciti sui giornali, direte. Sì, ma non sono esattamente i loro nomi: alcuni
son veri, altri falsi. Alla tv svizzera che li ha invitati per un'intervista
- raccontano i quattro autori di "Q" - hanno mandato quattro ragazze
che hanno parlato a nome di Luther Blissett. Questo è parte fondamentale
del loro gioco. Depistare, confondere, "scompaginare". Anche se
ormai il Luther Blissett Project è approdato a un'istituzione borghese
come lo Strega (una di quelle cose culturali distanti anni luce dalla filosofia
e dalla strategia politica del Blissett bolognese).
Allora, che effetto vi fa essere nei dieci titoli in lizza per lo Strega?
"La candidatura non ci disturba. Il Premio Strega è più truccato di Sanremo e quest'anno è già appaltato alla Maraini. Non ci interessa vincere, naturalmente."
Avete già vinto, in qualche modo. Il virus si è infiltrato...
"Ci piace che per la presenza di 'Q' tra i dieci libri in lizza venga usato spesso il verbo 'scompaginare'. Sì, l'infiltrazione è massima. Se entreremo nella cinquina finale e andremo in casa Bellonchi la cosa più interessante da fare, forse, sarà rubare l'argenteria. Trasformeremo il premio in 'Paura e delirio allo Strega'".
La candidatura al premio sembra suggellare i cinque anni preventivati per il Luther Blissett bolognese. La degna fine del vostro gioco. In realtà l'ultima parola l'avete detta con "Nemici dello Stato"...
"Sì, è l'ultimo libro fimato Luther Blissett dal nucleo storico bolognese. Il nostro piano quinquennale scade questa estate. Nel '95, quando iniziammo tutto, cinque anni ci erano sembrati il periodo giusto per non rompersi e fare qualcosa di divertente."
Avete già citato a questo proposito Cary Grant: "meglio andarsene un minuto prima lasciando le persone con la voglia che un minuto dopo avendole annoiate". Avete proposte di lavoro, editori che vi corteggiano? Che farete?
"Useremo un nome collettivo, forse. Continueremo a divertirci, credo. E a lavorare, Un effetto collaterale del successo del Luther Blissett Project è stato anche aver avuto la possibilità di conoscere molte persone e farsi conoscere. Comunque, continueremo a scrivere e a far casino. Non si può spegnere un mito."
Che, peraltro, ha una sua essenziale autonomia...
"Luther Blissett è un nome collettivo che può essere usato da chiunque. Dopo 'Q' il ricorso a questo nome è aumentato vertiginosamente. È un gioco che sfugge di mano. Persino nella sua origine: le leggende fondative si sprecano. Quando abbiamo aderito il nome già esisteva. All'epoca nella cultura underground c'era una teoria dei media ridicola e un'idea di controinformazione obsoleta. Il problema era trovare modi nuovi e efficaci per interagire con i mezzi di comunicazione. Solo dopo cinque anni lo scenario è completamente cambiato: esistono ad esempio modi più creativi e sperimentali di fare controinformazione. E in questo Luther Blissett ha rappresentato uno dei progetti di maggior impatto a livello di cultura popolare, ha aiutato molti a disinibirsi nell'interazione con i meccanismi di produzione dell'informazione del potere. "Lasciate che i bimbi", ad esempio, ha aiutato alcuni poveracci a uscire di galera. Siamo riusciti a coniugare il divertimento di fare le cose con l'efficacia organizzativa".
E ora, così come Gert dal Pozzo una volta approdato nel regno di Solimano il Magnifico, vi darete al commercio di caffè?
"Beh, Gert continua a lavorare con Miquez, che poi estese per Solimano II una rete di spionaggio spaventosa. Il commercio di caffè sarà una copertura per continuare ancora a imperversare e 'scompaginare' l'ordine delle cose." [St. S.]
[Box non firmato su Blissett il calciatore:]
QUELLO VERO GIOCAVA A PALLONE. MALE:
Per tutti gli appassionati di calcio l'esistenza di uno scrittore virtuale di nome Luther Blissett è fonte ininterrotta di risate e/o di incubi. Il vero Blissett, dal quale questa "firma collettiva" deriva, fu un calciatore unico ed epico, nella memoria dei tifosi milanisti e soprattutto dei loro avversari. Nato a Falmouth, in Giamaica, l'1 febbraio del 1958, Blissett giocava in Inghilterra nel Watford, la squadra il cui presidente fu, per alcuni anni, il cantante Elton John. Arrivò al Milan neopromosso in serie A nella stagione 1983-84, preceduto da cifre lusinghiere (27 gol nel precedente campionato inglese). Al Milano tali cifre divennero disastrose: in un campionato, giocò 30 partite, segnando 5 gol e divertendo moltissimo i tifosi (avversari). Sbagliava gol a valanga: non a caso in Inghilterra lo avevano soprannominato "miss it" ("ciccala" o "sbagliala"). Entrò nella leggenda sprecando un rigore in una delle sue prime apparizioni, in Coppa Italia: lo tirò altissimo, nei popolari, e il pubblico milanista lo applaudì. Fosse stato nell'Inter lo avrebbero linciato: l'amore dei milanisti per questa incommensurabile pippa rimane una delle fondamentali testimonianze sulla differenza psicologica fra le due tifoserie milanesi. Forse l'idea del Blissett virtuale nacque proprio dalla battuta tipica degli interisti: confrontando i gol che segnava in Inghilterra con quelli che sbagliava in Italia, insinuavano che dal Watford avessero mandato un suo fratello brocco. Insomma, chi fu il vero Blissett? Ancora oggi brancoliamo nel buio.