Comunicato stampa degli autori di Q
Contro i criminali di guerra
1 aprile 1999
"L'Europa è finita"
"Q", pag. 643
Riteniamo inutile, assurda, criminale e forse addirittura apocalittica l'offensiva scatenata dalla NATO nei Balcani.
Inutile, anzi controproducente, perché ha ricompattato l'intera popolazione serba intorno a Slobodan Milosevic e ai suoi sgherri, trasformandoli in improbabili eroi e avversari del Nuovo Ordine Mondiale.
Assurda, per l'ignoranza storica dimostrata dai vertici Alleati nello scatenare una guerra senza prospettive e senza strategia nell'area geopolitica in cui sono nati molti tra i più sanguinosi conflitti dell'era moderna.
Criminale, perché nel dubbio intento di contrastarla, in realtà sancisce e accelera la pulizia etnica. Dagli accordi di Dayton in avanti, la soluzione al problema balcanico proposta dalle potenze occidentali è stata la costituzione di grotteschi staterelli monoetnici dai confini intracciabili, tenuti assieme solo dall'odio per le repubbliche limitrofe.
Apocalittica, perché la suddetta mancanza di strategia militare e di chiari obiettivi politici rende l'intervento a terra praticamente inevitabile, e le conseguenze di quest'ultimo inimmaginabili.
In circostanze come quelle che la storia ci ha riservato è difficile non suonare retorici, non ascoltare la propria voce con un senso di banalità in fondo allo stomaco. Ma ogni giorno che passa, giorno di guerra e di massacro, e di bombe che cadono a grappoli, ci sembra sempre più di avere scritto un romanzo sul presente.
Q racconta le origini della cosiddetta modernità, e finisce per parlare dell'oggi, di questa epoca, della fine della modernità stessa. L'Europa che compone lo scenario di Q è un continente attraversato dalle guerre di religione; dal conflitto tra vecchi e nuovi poteri che di una fede fanno bandiera per coprire ben altri interessi, dall'idea di una nuova unità mercantile che valica le frontiere e si staglia al di sopra delle guerre e gli eserciti, superandole soltanto per innescarne un'altra, la guerra finanziaria. Un'Europa in cui le scelte politiche sono determinate dai banchieri tedeschi; in cui la fede religiosa è portata sulle insegne da bande mercenarie, spesso abbandonate al libero saccheggio e allo stupro; in cui intere popolazioni sono sottoposte alla legge marziale. È un'Europa percorsa da colonne di profughi in fuga dalle proprie case incendiate, una terra in cui la ribellione dei disperati è accolta dalla risposta compatta dei vecchi casati e dei poteri mercantili emergenti, e si tratta della stessa merdosa risposta di sempre: cannoni e genocidi, e ancora ferro e fuoco. È infine un continente su cui un uomo, un imperatore il cui dominio si estende dall'America ai Balcani, sostenuto dalla più grande banca del mondo, cerca di imporre un solo ordine. Il proprio.
Quelle pagine ci parlano già della follia dei bombardamenti NATO su città, fabbriche, edifici. Popoli. Della corsa rapida verso la carneficina generalizzata, gettando benzina sul fuoco dell'odio etnico e religioso. E soprattutto di questo incredibile annihilimento dell'intelligenza, di questo silenzio agghiacciante. La paura delle bombe a Belgrado e a Pristina è compensata, al di qua del mare, dalla paura che suscita la scelta di impotenza fatta da tutti i miserabili governicchi che pretendono di autocelebrarsi come socialisti; dalle stolide facce di intellettuali e commentatori incapaci di trarre un senso dagli eventi, di vedere e di pensare davanti alla gravità di ciò che sta succedendo.
La semplice indignazione non serve a niente. Non ci hanno mai interessato gli appelli generici alla pace: la guerra, oggi come quattro secoli fa, ha una sua fortissima ragione di essere, ben radicata nelle criminali scelte economiche e politiche dei poteri multinazionali e degli stati. Degli Stati Uniti come dell'impero di Carlo V. Così come una propria vomitevole ragione hanno le pulizie etniche e le rappresaglie. Ragione che non ci appartiene, e che combattiamo da sempre, in quattro, in dieci, o in diecimila, con l'unica consapevolezza che il tempo non smetterà di elargire sconfitte e vittorie a chi proseguirà la lotta. L'unica guerra, a nostro avviso, a cui sia mai valsa la pena di partecipare.
Proprio nei giorni del bagno di sangue, parte il tour promozionale di Q, che ci porterà in molte città d'Italia. Sarebbe immorale e incoerente con tutta la nostra prassi politica di anni non utilizzare ogni spazio e ogni occasione pubblica per denunciare la follia dei governanti e l'apatia dei governati.
Il collettivo degli autori di Q
Luther Blissett Project - Bologna