Tue, 30 Mar 1999
Ai sensi dell'art.8 della legge n.47/1948 (legge sulla stampa), disciplinante il diritto di rettifica, chiediamo la pubblicazione di quanto segue
Benedetta l'acqua su Biffi
Finalmente, per la prima volta in Italia ho preso una denuncia per qualcosa che ho fatto. Benedetta allora l'acqua che io e il Vice Presidente Alessandro Chalambalakis sabato sera abbiamo gettato sul Cardinale Giacomo Biffi. Per più di un anno sono rimasto rinchiuso in una cella di isolamento per una manovra politica che ha sfondato le porte della decenza. Sono stato assolto da ciò CHE NON HO FATTO, la giustizia mi ha lasciato a me stesso con nessuna possibilità di avere un futuro perché, cari Signori del Bene, non ho più mezzi per vivere, di questo a nessuno può interessare. Abbiamo tirato un catino d'acqua, non abbiamo messo manette o arso nessuno. Abbiamo invitato i Signori carabinieri ad entrare, spiegato il gesto. È più maligno manifestare religiosamente per la pace sotto casa di una persona che è stata massacrata dal colore di quella stessa "pace". Turbare con un gesto simbolico è nulla se paragonato al turbamento reale e continuativo di un'esistenza la cui unica colpa è pensare in modo diverso.
Presidente Marco Dimitri
Vice Presidente Alessandro Chalambalakis
Thu, 1 Apr 1999
Acqua sul Cardinale: comunicato stampa
Il secchio d'acqua gettato sul Cardinale Giacomo Biffi, in ogni sua goccia,
racchiudeva il mesaggio "lavati". Nessuno di noi intendeva minare
una funzione: l'obiettivo era Biffi. Solo pura acqua, nessun escremento
liquido: è più degno un pitale di un corrotto del Corpo Diplomatico
(uno dei corpi più sporchi di fine millennio). Acqua sull'inquisitore
che nel 1996 per più di un anno fece impazzire tre ragazzotti (come
ci chiamò un articolo de "La Repubblica") nel carcere bolognese
facendoli trasformare in mafiosi, miliardari, pluriomicidi, stupratori,
devastò una ragazzina con problemi esistenziali trasformandola in
una superteste "usa e getta", quale acqua può lavare un
simile "uomo"? Botte, reclusione, isolamento. Un rogo che brucerà
per sempre nelle nostre menti, in un Italia talmente cristiana che a braccia
conserte, per oltre un anno, ha osservato continue accuse nei nostri confronti,
poste in date che continuavano a cambiare giorno dopo giorno senza vomitare
un minimo riscontro oggettivo. Le stesse persone che con l'ulivo in mano
marciano in segno di pace in una funzione religiosa e non si degnano di
fare almeno una presenza simbolica nella manifestazione contro la guerra.
Se la virtù di Dio è il perdono, allora la denuncia che è
stata fatta, per una gavettonata, non può che confermare la veridicità
di quanto sopra.
Marco Dimitri