I MILLE NOMI DI LUTHER BLISSETT

La "terribile" apparizione dei nomi e delle facce degli autori di "Q"

 

Evidentemente il Luther Blissett Project non può essere paragonato a una società segreta di stampo massonico. Dalle parole di Coleman Healy è emerso che si tratta di un network aperto in cui non esiste una gerarchia né un nucleo centrale di eletti con funzioni dirigenzialile pagine locali di Repubblica commentò: "Blissett parla tanto contro l'uso dei nomi propri e poi Mind Invaders è pieno zeppo di nomi". Il commento era stupido e del tutto fuori luogo, ma conteneva un equivoco che rischia di riproporsi oggi, all'indomani della decisione, presa dai quattro autori del romanzo "Q", di mostrarsi con nomi, cognomi e facce.

Blissett non è mai stato altro che un fantasma collettivo, "una marionetta [...] fatta muovere da un milione di fili sul palcoscenico del mondo" (Mind Invaders, p. 59) e non ha mai avuto niente a che vedere con l'idea della setta o della confraternita segreta: il Segreto del Luther Blissett Project è sempre stato tutto in superficie, "custodito" alla luce del sole.

L'aspetto centrale del Progetto, fin dalle sue prime battute è stata invece la creazione di mito, o meglio, di miti, di una mitologia sulla quale chiunque potesse intervenire, anche all'insaputa di tutti gli altri, per disseminare l'infosfera di leggende che andassero tutte alla maggior gloria di Luther. Il prologo di Mind Invaders iniziava proprio con questa domanda: - Che fine ha fatto il mito? In cosa si è tramutato? È possibile riappropriasene in positivo per dare vita a una mitologia interattiva, libera e autoprolificante, generata da una comunità aperta di soggetti? (cfr. Mind Invaders, p. 8). Questo era il quesito, a cui, in questi anni, abbiamo dato, credo, una risposta affermativa e quanto mai interessante. Luther Blissett è diventato l'eroe eponimo di infinite gesta, intorno al quale si è mossa una rete di soggetti, singoli o gruppi, sperimentando, truffando, colpendo per poi sparire un attimo dopo, secondo le regole non scritte di una guerriglia culturale e mediatica che ha portato al Multiplo una certa fama e uno spazio particolare nell'immaginario collettivo. E se si ripercorrono le gesta "eroiche", per l'appunto leggendarie, di Luther, ci si rende immediatamente conto che, come tutti i miti, esse sono popolate da un'infinità di personaggi. L'eroe ha sempre dei comprimari, spesso una vera e propria schiera di alleati, avversari, soci, interlocutori, ecc. Non solo sfogliando Mind Invaders ci si imbatte, come notava a suo tempo il tristo Stefano Casi, in una genealogia densissima di nomi, alcuni anagrafici, altri inventati, altri ancora presi a prestito dalla letteratura, ma in generale sorvolando dall'alto tutto il LBP, troviamo il nostro eroe alle prese con un numero imprecisato di personaggi. Dal mail artista Ray Johnson al romanziere Stewart Home, dal body-artist Coleman Healy al critico musicale Vittore Baroni; dal performer Harry Kipper al subcomandante Marcos; dal semiologo Umberto Eco all'attore Riccardo Paccosi; dai vari soggetti coinvolti a titolo personale in cause penali e civili per atti firmati con il nome multiplo allo psicogeografo Fabrizio Giuliani, dal poetastro Giuseppe Genna all'intestatario della casella postale dell'APB Federico Guglielmi. E si potrebbe continuare all'infinito.

Ciò che conta, che è sempre contato, è che la mitologia continui a proliferare, a rigenerarsi senza tregua, con centinaia, migliaia, di personaggi e nomi che ruotano intorno a quello di Blissett.

In altre parole, se i nomi non hanno importanza, non bisogna incorrere nell'errore di sopravvalutarne il peso.
La decisione presa dai quattro autori di "Q" di manifestarsi pubblicamente con facce, nomi e cognomi, non fuoriesce da questa logica, anche se alcuni titoli di giornale (su cui, come al solito, non è stato possibile avere alcun tipo di controllo) possono legittimamente aver suscitato allarme nella comunità informale del LBP. Per altro, è del tutto evidente per chiunque abbia letto gli articoli che sono usciti su "Q", che gli autori fin dalle prime battute hanno radicalmente ridimensionato il proprio peso rispetto all'intero Progetto. La definizione di "membri storici" non ha evidentemente alcun riferimento gerarchico, ma si riferisce alla partecipazione temporale al Progetto che, viene ribadito negli stessi articoli, è accessibile a chiunque nelle più svariate modalità.

Per quanto riguarda l'uscita pubblica dei nomi e delle facce degli autori di "Q" essa è nata da una valutazione semplice. Dal momento che l'operazione "Q" non può che essere gestita da chi quel libro lo ha scritto (occorre promuoverlo, presentarlo in giro, parlarne con cognizione di causa, muoversi - non più da comprimari - nel mondo della grossa editoria, ecc.) e dal momento che la stampa, con una minima indagine, era già risalita ai nomi degli autori prima ancora che il libro uscisse, ci è sembrato inutile perdere tempo ed energie in un'attività di depistaggio che avrebbe dovuto protrarsi per mesi e che avrebbe sottratto spazio al romanzo, rimettendo continuamente in primo piano il problema della necessità per noi quattro di esserci senza esserci. Abbiamo deciso di rendere noti quattro nomi (veri? falsi? Soltanto chi ci conosce personalmente può dirlo, ma proprio per questo il fatto in sé non ha alcuna importanza) e quattro sbiadite facce di cazzo, che entrano a far parte della mitologia blissettiana, a disposizione di chi vorrà ulteriormente manipolarla e contribuire ad arricchirla. E tra costoro si può star certi che si troveranno anche gli stessi autori di "Q".

Crediamo nel valore del romanzo che abbiamo scritto - che porta linfa nuova a Blissett, perché i nostri nomi sul giornale passano, mentre l'autore stampato sulla copertina resta in tutte le librerie - e nella sua possibilità di successo, che si tradurrebbe nell'apertura di un varco inedito nell'industria culturale. Se così fosse, occorrerà metterlo a frutto, rilanciando l'intera pratica blissettiana ad un livello più alto.
Questo è quello che noi abbiamo intenzione di fare.

 

Quattro facce di Q