15 Agosto 1995
Luther Blissett a capo della "Rivolta di Riccione"
Alla cortese attenzione
della Vostra redazione
con preghiera di trasmissione
alla Redazione Nazionale
Gentile Redazione,
sono uno di quelli che a Ferragosto ho lanciato sassi contro
i poliziotti. Siccome tante cose sbagliate sono state scritte
in questi giorni provo a raccontare ciò che sento.
Inanzitutto vivo (ma come me tanti altri ragazzi) una vita monotona
e passo spesso le mie serate ad annoiarmi in qualche bar.
Io e molti miei amici ci sentiamo stretti tra la morsa del lavoro
e quella della disoccupazione. La routine delle giornate mi crea
un senso di malassere ed è per sfogarmi un po' che ogni
tanto vado in discoteca.
Non sono d'accordo con le affermazioni del sindaco di Rimini che
ho letto sul giornale che fa ricadere la colpa sulle discotece
"di tendenza", mentre penso che è tutto ciò
che ci circonda che ci porta a reagire come abbiamo fatto a Ferragosto.
Lo sconforto che ci pervade deriva da tutti i gesti ripetitivi
che quotidianamente facciamo o siamo obbligati a fare. La strada
che percorro per andare al lavoro mi crea un senso di desolazione.
Mi sento il corpo legato, imbavagliato e le emozioni represse;
tutti noi non ce l'abbiamo con l'uomo-poliziotto ma lo schifo
che proviamo nei loro confronti, forse deriva proprio dal rifiuto
di rassegnarsi a questo. Nelle divise rivediamo le cinture di
castità e le camice di forza e nei loro caschi la difesa
secolare di coloro che ci arrecano dolore, repressione e malessere.
Infine non è vero che siamo tossicodipendenti e da un'auto-indagine
fatta qualche anno fa quando andavo ancora a scuola risultava
che il 90% aveva fumato hascish o ingerito altre sostanze almeno
1 volta.
Non firmo col mio nome, non perché non sappia prendermi le mie responsabilità, ma perché non mi fido delle Istituzioni.
Alla cortese attenzione
della Vostra redazione
e per conoscenza al Dott. Andreoli,
a Don Benzi e al Sindaco di Riccione
Gentile Redazione,
dopo aver riflettuto a lungo se scrivervi un'altra lettera ho deciso
che non si poteva tacere su alcune dichiarazioni riportate da "Il Resto
del Carlino" nei giorni di sabato e domenica scorsa.
Innanzitutto mi "presento": da due anni sono impiegato di banca.
Dico questo perché mi pare che sui fatti di Ferragosto siano stati
detti i soliti luoghi comuni sulla tipologia di chi lanciava sassi sui poliziotti.
Infatti, sia lo psichiatra Dott. Andreoli, sia il Sig. Liuti hanno creduto
che tirare pietre sia per "emulare gesta eroiche", o addirittura
per "cercare bandiere" in attesa di chissà quali "ideali".
In realtà, è nel modo quanto più disincantato che ho
fatto quel che ho fatto a Ferragosto a Riccione; diro di più: penso
che la mia sia la generazione del disincanto, la generazione senza ideali.
Inoltre il fatto che fossi in ecstasy non è la ragione per cui ho
reagito visto che le altre centinaia di persone - che probabilmente
avevano solo bevuto, fumato o erano semplicemente lì in compagnia
- hanno fatto altrettanto.
Ha ragione Don Benzi quando dice che "è la società,
nel suo complesso di regole e imposizioni che non lascia spazio ai giovani,
che stanchi di consumare emozioni imposte dal sistema, vogliono poter dare
libero sfogo alla fantasia, alle loro idee, ai loro progetti", anche
se trovo assurdo che sia un sacerdote a dirlo. E se da una parte anche il
Sindaco di Riccione ricorda che "bisogna dare ai giovani le condizioni
per produrre, in prima persona, attività" ci si dimentica che
anche i pochi spazi gestiti direttamente vengono sistematicamente chiusi.
Il teppista