Quattro facce di Q

"Il 13 marzo 1954 segnò l'inizio della seconda fase della campagna di inverno-primavera. Aprimmo la grande offensiva contro il campo trincerato di Dien Bien Phu, e ciò apportò un elemento nuovo nella fisionomia della guerra. Attenendoci saldamente alla parola d'ordine: dinamismo, iniziativa, mobilità, decisione istantanea di fronte alle situazioni nuove, e sfruttando per il meglio i nostri vantaggi sul fronte di Dien Bien Phu, avevamo modificato la nostra tattica e diretto il nostro attacco principale contro il più potente campo trincerato del Corpo di spedizione. Sul fronte principale, le nostre unità regolari non avevano più il compito di accerchiare e di bloccare la guarnigione, ma di passare all'attacco e di concentrare le forze per annientare il nemico. Gli altri fronti del Centro, del Sud e del Nord dovevano mantenersi in costante attività, in coordinazione con Dien Bien Phu, per infliggere nuove perdite al nemico [...]".

Generale Vo Nguyen Giap, *Guerra del popolo, esercito del popolo*, 1961.

 

L'apparizione sui quotidiani dei nomi "anagrafici" e delle facce degli autori di "Q" non deve scandalizzare né preoccupare nessuno. Non ci siamo gettati a peso morto in braccio ai mass media, stiamo semplicemente portando a compimento l'ultima (ma sarà poi l'ultima?) tappa del nuovo corso strategico inaugurato a Conegliano nel 1997.
In quell'occasione comparimmo in prima persona perché avevamo deciso che era giunto il momento che Luther Blissett acquistasse consistenza corporea "in pubblico", e di conseguenza anche per i media. E così è stato in questi due anni. Svariate incarnazioni di Blissett, tra cui spesso alcuni degli stessi autori di "Q", si sono manifestate in occasioni pubbliche per gestire la lunga campagna - tutt'ora in corso - di controinformazione sull'emergenza pedofilia e più in generale sull'emergenza giudiziaria.
"Lasciate che i bimbi" è stato presentato in giro per l'Italia. Sono state indette assemblee, conferenze, in cui Blissett ha avuto una faccia, una voce, un accento e a volte anche un nome proprio. Credo di non esagerare dicendo che la fase "carbonara" del LBP è terminata da almeno due anni. Ma non dimentichiamo che non è mai stata imposta a nessuno l'esclusività dell'adozione del nome come conditio sine qua non per entrare nella comunità blissettiana degli eventi. Fin dall'origine del Progetto personaggi "pubblici" come Riccardo Paccosi o Stewart Home hanno dichiaratamente associato il proprio nome anagrafico a quello di Blissett. Niente di scandaloso dunque. Soprattutto se si considera che i motivi che hanno portato alcuni membri "storici" del LBP ad inaugurare il nuovo corso strategico sono stati più volte esposti. Ma vale la pena ribadirli ancora. Nel corso della prima fase del Progetto (1994-97) - ovvero quella delle beffe mediatiche da un lato, della psicogeografia e della produzione teorica "su" Blissett dall'altro - LB ha conquistato un proprio spazio originale nell'immaginario collettivo. Ma dopo avere truffato quasi tutte le testate e i palinsesti giornalistici e avere disseminato l'infosfera di leggende d'ogni tipo, nel 1997 decidemmo che era necessario scartare. Fino ad allora si era andata costruendo passo passo la rete di sentieri di montagna e tunnel intorno all'altopiano, conquistando così a Blissett un peso specifico nei confronti dell'industria dell'informazione e della cultura. Da quel momento bisognava spendere tale peso e pianificare l'offensiva in grande stile. Accerchiato il nemico, era giunta l'ora di puntare direttamente al centro del campo avversario.

 

"[La linea] che non prevedeva attacchi diretti ai campi trincerati, ci aveva permesso di conseguire molteplici successi. Ma non era l'unica possibilità di azione che fosse a nostra disposizione. Potevamo attaccare direttamente questi campi per annientare il nemico anche all'interno del suo nuovo dispositivo di difesa. D'altro canto solo la distruzione dei campi trincerati poteva modificare la fisionomia della guerra, aprire la via a nuove vittorie per il nostro esercito, per il nostro popolo".

Gen. Vo Nguyen Giap.

 

L'operazione "Q" è la direttrice principale dell'offensiva contro Dien Bien Phu. Non la incomincia né la esaurirà. Ma ne costituisce certo la spina dorsale. Questo per una serie di motivi:

- "Q" è un caso letterario, nel senso che con ogni evidenza si discosta del tutto da quanto la narrativa nostrana ci ha rifilato negli ultimi anni.

- "Q" porta l'offensiva direttamente al cuore dell'industria culturale italiana, nel suo punto più debole: la narrativa. Nel momento in cui il minimalismo generazionale brizziano/cannibalesco/santacrociano è morente, "Q" interviene a dargli il colpo di grazia e - si spera - a soppiantarlo, o quanto meno a fare da battistrada per una nuova tendenza.

- Qualora "Q" avesse il successo che speriamo (e che dobbiamo adoprarci per fargli avere) può essere un'arma potente. Basti pensare che ha ottenuto quattro enormi recensioni in nazionale nell'arco della prima settimana di uscita (senza contare le anticipazioni, i richiami, gli articoli sulla stampa locale, ecc). "Q" può insomma diventare il megafono da cui Blissett lancerà il suo ultimo proclama al mondo, prima del seppuku finale.

- "Q" è la summa teologica blissettiana. Chi lo legge viene sottoposto a un bersagliamento intensivo di "blissettologia" radicale. In altre parole "Q" è il veicolo in assoluto più efficace e capillare di quanto è stato detto e fatto da Blissett fino ad ora nel mondo.

Considerando la posta in gioco, perché l'offensiva vada a buon fine è necessario che gli autori di "Q" si mostrino e conducano l'operazione alla luce del sole.
Intendiamoci. Il rischio della sovraesposizione dei nostri quattro nomi e delle nostre quattro facce è reale. Ma non deve paralizzarci. Basta essere prudenti. Evitare la personalizzazione delle interviste e dei nostri interventi diretti. Occorre insomma costringere sempre l'avversario/interlocutore sul terreno politico (sia per quanto riguarda le tematiche editoriali, sia per quelle culturali e politiche in senso stretto). Non dobbiamo diventare dei "personaggi", ma acquisire "autorità". Acquisire autorità significa guadagnare posizioni nel campo nemico, impiantare un centro operativo nelle sue retrovie, installarsi sull'altopiano e continuare a colpire dall'interno. Questo non implica che - come dice lo stesso generale Giap - le altre bande irregolari (o gli stessi infiltrati) non debbano continuare a bersagliare il nemico secondo le precedenti tecniche di guerriglia. È anzi necessario che queste agiscano in assoluta scioltezza, proprio per fornire la sponda all'azione degli infiltrati. È infine necessario che si apra la discussione su come si potrà procedere nella guerra dopo che Blissett sarà nominalmente uscito di scena. Quest'ultimo aspetto del problema è centrale e ci riguarda tutti.

 

Luther Blissett (uno degli autori di "Q") dal Comando Unificato dell'Etruria Settentrionale

8 marzo 1999