Da "La Repubblica - Bologna", domenica 7/3/1999, pag.V
[l'articolo è preceduto da questo box]
LO PSEUDONIMO MULTIUSO COL NOME DELL'EX MILANISTA
Luther Blissett, nome di un ex giovatore del Milan, è uno pseudonimo multiuso comparso agli inizi degli anni '90 a firma di testi, azioni politiche e opere multimediali. Viene usato, soprattutto in Internet, da migliaia di persone in tutto il mondo e da chiunque scelga di adottarlo. È un nome rigorosamente no-copyright. A Bologna da almeno 5 anni è utilizzato continuamente da svariate decine di persone.
[Segue l'articolo: ho l'impressione che il titolista dell'edizione locale di Repubblica faccia uso di adrenocromo per ripigliarsi dopo aver preso la ketamina, e viceversa...]
"SIAMO BLISSETT, I FANTASMI METROPOLITANI"
Quei ribelli della strada accanto
Chi sono i quattro autori bolognesi di "Q" che hanno deciso
di uscire dall'anonimato [se solo sapessi....:-)]
Hanno dato la solidarietà a Dimitri, appoggiato l'occupazione di via
Altura, vogliono difendere il Teatro Occupato, sono contro i faraonici progetti-Bofill:
siamo coi non privilegiati
di Fernando Pellerano
Non sono passate nemmeno 24 ore dalla rivelazione delle identità, tutte bolognesi, che si celano dietro lo pseudonimo di Luther Blissett che immediatamente parte via e-mail la prima rettifica. Fabrizio P. Belletati (29 anni), Federico Guglielmi (26), Luca Di Meo (34), Giovanni Cattabriga (25) - autori del romanzo "Q", presentato ieri sulle pagine di Repubblica cultura e già caso letterari - fanno sapere che non sono solo loro il Luther Blissett Project, bensì meno dello 0,04% del Project. "Noi siamo solo una minima parte della moltitudine di Blissett - dicono -. Non rivendichiamo affatto la paternità delle beffe telematiche compiute da L.B., tantomeno intendiamo attirare a noi tutti i fascicoli sui presunti reati (soprattutto d'opinione) compiuti col nome di Blissett presenti negli uffici Digos e nelle procure di diverse città italiane": Precisazione non superflua visto il caso giudiziario nel quale Blissett è coinvolto, proprio qui a Bologna. Il pm Musti, che ha condotto il processo contro Marco Dimitri e i Bambini di Satana, gli ha chiesto 500 milioni di danni morali a causa del libro, firmato Blissett, "Lasciate che i bimbi". "Siamo contro certi metodi d'indagine, dal sapore inquisitorio, che pure vanno avanti, Siamo solidali con Marco Dimitri, ingiustamente sotto pressione anche dopo l'assoluzione. Il libro di Castelvecchi è stato scritto da Luther (uno, due, cinque, chissà) e s'inserisce nella fase centrale del progetto quinquennale partito nel '94: prima le cosiddette beffe telematiche [non le abbiamo mai definite in questo modo, N.d.LB.], quindi il lavoro di controinchiesta, infine l'approdo puramente letterario. Il nostro appoggio a Dimitri, a cui dedichiamo questa intervista, non finisce qui".
Inafferrabile Blissett. Impossibile far parlare uno ad uno i singoli autori di "Q". Rispondono collettivamente, come sempre. Il Project è un Network in cui confluiscono e si manifestano le creatività dei singoli. Bologna, secondo il linguaggio psicogeografico di Blissett, ne rappresenta di fatto l'onfalo, l'ombelico: perché? "Perché qui ha trovato un terreno abbastanza fertile, ma non bisogna collegarlo all'università. Almeno da un lustro gli stimoli culturali più importanti a Bologna non vengono da lì, dove non succede niente, ma da fuori, dal basso. Noi siamo extrauniversitari. L'amministrazione ha avuto sempre e solo un ruolo vampiresco rispetto alle produzioni culturali che nascono in città, nei luoghi 'contestati': fosse per lei non succederebbe niente". Cosa fanno i quattro autori di "Q" a Bologna? "Agiamo nel precariato e nell'atipico, siamo tutti lavoratori autonomi di seconda generazione". Fabrizio Belletati fa il consulente editoriale e il traduttore; Federico Guglielmi il correttore di bozze, baby sitter e buttafuori in un circolo Arci; Luca Di Meo il collaboratore di centri sociali, formatore ed educatore di soggetti difficili; Giovanni Cattabriga si occupa del recupero di tossicodipendenti. Martedì si "sveleranno" anche al palazzo dei Notai [notizia assolutamente falsa, un classico "appuntamento con nessuno", :-) N.d.LB]
Nessuno di voi è bolognese doc. Perché vivete qui? "Rispetto a tante altre è una città abbastanza vivibile. Va detto però che negli ultimi anni i motivi per restare sono sempre di meno. Ora come ora ne stiamo studiando l'involuzione. L'unico fenomeno culturale 'positivo' che c'è stato ultimamente a Bologna è la microcriminalità" (e ridono).[...seguon vari riferimenti troppo locali per essere compresi a Sud di Rastignano, N.d.LB....] Avete detto: a Bologna per studiarne l'involuzione. Cosa ne pensa Luther del dibattito politico cittadino, in vista delle elezioni? Politicamente vi siete impegnati, eravate in via Altura, no? "Questa città è condannata.
Negli ultimi anni si sono visti solo progetti intrisi di un provincialismo megalomane, come la stazione di Bofill o l'allungamento dell'aeroporto. Per noi sono residui di una concezione della modernità obsoleta. Bisognerebbe piuttosto spezzare le reni a quegli strozzini che ogni mese tirano fuori 42 miliardi dalle tasche dei fuorisede e dei non privilegiati, quello dovrebbe fare un'amministrazione. E poi non c'è nessuna intenzione reale di rivalutare il patrimonio umano e culturale di chi in città si muove e fa cose: il Teatro Polivalente Occupato, uno dei luoghi più vivi e frequentati di Bologna, rischia lo sgombero. Infine, secondo noi, deve essere affrontato il problema del diritto di cittadinanza."
[Segue un box molto divertente, illustrato dalla foto di un esagitato in tunica bianca che - in Piazza Maggiore di notte- tiene alta una grande croce fatta di rami. La didascalia recita: "Luther Blissett in piazza Maggiore per la Rifondazione della Confraternita del libero spirito. È una performance di un gruppo che si ispira al movimento".]
TRA "ARINGA AFFUMICATA" E MESSE SATANICHE FALSE
Le notizie inventate dai Blissett per giornali e Rai
Beffe telematiche, ma soprattutto falsi scoop per la carta stampata e
le televisioni. Tutta la prima fase del Luther Blissett Project (di cui
nessuno ha rivendicato la responsabilità) è caratterizzata dalla serie
di colpi e contraccolpi mediatici realizzati dai numerosi Blissett sparsi
sul territorio. Inizialmente, tra il '94 e il '95, l'approdo di Luther avviene
ovviamente in rete e in radio. A Bologna sono i microfoni di Radio Città'
del Capo a rilanciare nell'etere i viaggi psicogeografici, legati spesso
e volentieri alla cronaca locale, dei Luther. Da lì in poi il multiple
name sferrerà una serie di colpi a sorpresa, la cui principale vittima
sarà il Resto del Carlino. Nel '95 alcune lettere pubblicate dal Carlino
se le sono attribuite fantomatici Luther. Esempi eclatanti: la lettera della
prostituta sieropositiva che bucava i preservativi finita in prima pagina;
la lettera del tirasassi romagnolo dopo la rissa di Riccione, nella quale
spiegava il perché dei tafferugli; il teschio umano lasciato nel deposito
bagagli della stazione indirizzato a un cronista del Carlino, come reperto
di una fantomatica messa satanica. Ma anche la Rai, con "Chi l'ha visto",
è caduta nelle sue trappole. La storia, inventata, è quella della scomparsa
di un artista inglese, Harry Kipper (trad. aringa affumicata), dalle parti
di Udine. La notizia, spedita all'Ansa, venne ripresa dai giornali del Triveneto.
Se ne interessò la Rai, mandando una troupe prima a Bologna, poi in Friuli
a raccogliere testimonianze sul fantasma, infine fu dirottata a Londra dove
altri Luther ressero la parte. Altre beffe partite da Bologna. Per un anno
nell'Alto Lazio ci sono state notizie pubblicate sui giornali di messe sataniche
con stupri e addirittura di un comitato di cacciatori di satanisti, per
la salvaguardia della morale, che ingaggiava delle risse durante la notte
con questi presunti fanatici.
Ovviamente non esisteva nulla di tutto questo, ma i giornalisti ci hanno
scritto decine di articoli. La vicenda venne rivendicata in un Tg1 delle
20. (f.p.)
[Va precisato che quest'ultima beffa, forse la più barocca e sfaccettata di LB assieme a quella di net.gener@tion, NON partì da Bologna, bensì da Viterbo.]