Da "Il Messaggero", sabato 6 marzo 1999, pag.20, sezione "Cultura & spettacoli"

Casi editoriali

LUTHER BLISSETT: IL CINQUECENTO SEMBRA IL 2000

Un thriller, un documento. Il primo romanzo pubblicato in Italia dal fantomatico ideatore di tante beffe telematiche. Lutero e gli anabattisti, la rivoluzione di Gutenberg e l'Inquisizione.
Un affresco storico. Una saga del Potere. Che ha già avuto un effetto: aprire la caccia all'autore

 

di Fiorella Iannucci

Prima ancora di arrivare in libreria, è già un caso. Niente male, per il Maestro dell'Inganno, il Grande Guastatore, quel Luther Blissett, imprendibile pirata telematico, che battezza gli adepti con il proprio nome, garantendone la pubblicità del pensiero e delle azioni e, al contempo, l'anonimato. Perché, ovviamente, quel nome è una sigla. Meglio, un multiple name, che ha portato a segno negli anni passati beffe di ogni tipo, perseguitando giornali e questure di mezza Europa. È proprio lui, L.B., il profeta della distruzione di ogni identità e dell'adozione di personalità multiple, con il dichiarato scopo di "portare il panico nei santuari del potere", offrendo falsi verosimili invece di verità fallaci, gettando lo scompiglio tra i media, mettendosi alla testa della protesta giovanile, straripando, perché no, fuori dalla Rete, con i suoi scritti febbrili di "controinformazione". Lo ha fatto per due volte, con l'editore Castelvecchi (*Mind Invaders*, sottotitolo: *Come fottere i media: manuale di guerriglia e sabotaggio culturale*, 1995, seguito due anni dopo dall'eretico *Lasciate che i bimbi...*, finito sotto processo, come ai tempi dell'Inquisizione, per quell'odore di zolfo e pedofilia che si porta appresso); una terza con *Totò, Peppino e la Guerra Psichica*, per le edizione A.A.A. Ma mai, prima d'ora, il fantomatico Luther si era cimentato, almeno in Italia, con un romanzo.

Ed eccolo, *Q* (Einaudi Stile libero, 26.000 lire, da martedì in libreria), sintetico solo nel titolo, seguito, sotto la prima di copertina, da 651 pagine dense di avvenimenti storici, date, fatti e misfatti, protagonisti e comprimari, comparse e personaggi inventati di sana pianta, di quella fervida, terribile stagione che sconquassò l'Europa del Cinquecento. L'epoca delle guerre di religione e delle eresie, della rivoluzione di Gutenberg e della riforma di Lutero, del credo anabattista e della fede protocomunista, della santa guerra dei contadini e dei pezzenti contro gli eserciti vestiti di ferro dei vescovi e dei principi. Il grande prologo della modernità, la sua ombra inscindibile.

Un maestoso affresco, quello che si snoda nel romanzo di Blissett (di cui anticipiamo qui sopra un brano sulla stampa, usata come mezzo di propaganda da Thomas Muentzer, leader della protesta contadina tedesca) disegnato con la precisione dello storico, reso vivo dalla passione dell'agitatore che scoperchia la botola dell'inferno dei rivoltosi non meno che dalle luciferine stanze del Palazzo. Perché, ovviamente, il protagonista dai mille nomi di questa avvincente saga sul Bene e sul Male, sull'inganno e sulla beffa, sull'occhio potentissimo del Potere e sul modo di scampare al grande Piano che qualcuno predispone per noi, altri non è che Blissett in persona, o meglio, il suo spirito libertario e imprendibile. Che non si rassegna ad essere, nell'affresco, "una delle figure di fondo".

Come il misterioso Q, l'Antagonista del nostro eroe, che ha scelto quella iniziale prendendola proprio da Qohelet, l'Ecclesiaste, la parte più cupa dell'Antico Testamento. Una spia, un agente di Gian Pietro Carafa, fondatore dell'ordine teatino, anima stessa dell'Inquisizione, che getta la sua lunga ombra sull'intero secolo, fino a varcare, ormai quasi ottantenne, il soglio pontificio con il nome di Paolo IV. E che si arrenderà alla morte solo dopo aver pubblicato quell'Indice dei libri proibiti che, Luther Blissett insegna, non è mai bruciato sul rogo della Storia.

Un thriller, un documento, un romanzo. E una metafora del presente. Come somiglia questa Europa unita a quello sterminato impero di Carlo V, foraggiato dalle grandi banche tedesche, percorso da mille indipendentismi. Anche allora c'erano di mezzo i cantieri del giubileo, l'indignazione di quanti, Lutero in testa, non si rassegnavano a comprare indulgenze per garantirsi il paradiso. Come somiglia alla rivoluzione telematica quella di Gutenberg, idee stampate su libri, un sapere che travolge gerarchie e classi sociali. E si allarga, alle soglie del 2000, su scala planetaria e in tempo reale, grazie alla Rete. Spunti di riflessione, per una lettura multipla di *Q*. Gettato come un sasso nello stagno del Sistema. Anche editoriale. Perché, ovviamente, essendo un libro no-copyright "chiunque può ristamparlo e di sicuro finirà in Rete", dice Alberto Castelvecchi, editore storico di Blissett. Spiega gelido: "Per me L.B. è una storia vecchia. Evidentemente all'Einaudi riescono a lavorare sulle idee degli altri con quattro anni di ritardo". "Niente a che vedere con il Luther Blissett Project. Dietro il romanzo c'è un grande autore ancorché anonimo" [???], replica da parte sua Paolo Repetti, responsabile per l'Einaudi della collana Stile Libero. Dice: "Quattro anni fa abbiamo avuto le prime 200 pagine del libro, che avevano entusiasmato un nostro stimato collaboratore. Le abbiamo lette, abbiamo deciso per la pubblicazione". [*]

Inutile chiedersi chi si nasconde dietro il Luther Blissett di Q. È Umberto Eco (che ha già smentito)? È Bifo? Un gruppo di giovani dell'università di Bologna? Lui, di sicuro, se la sta ridendo, mentre sorseggia un caffè, come il ribelle protagonista del suo romanzo, alla corte di qualche potente.

 

[*] Questo delirante scambio di affermazioni insensate è spiegabile con la rivelazione di un retroscena: qualche anno fa Castelvecchi è stato mollato da sua moglie, che si è messa con Repetti.