DEFLAGRAZIONE
PROLOGO [...questa l'abbiamo appena spedita a La Repubblica:]
Ai sensi dell'art.8 della legge n.47/1948 (legge sulla stampa), disciplinante il diritto di rettifica, chiediamo la pubblicazione di quanto segue: titolo, sottotitolo e didascalie dell'intervista a noi "autori" di Q ("Luther Blissett siamo noi", La Repubblica, 6/3/1999, pag. 6) non rispecchiano in alcun modo il contenuto delle nostre dichiarazioni né il tono dell'introduzione di Loredana Lipperini. Non abbiamo mai proferito la frase del titolo (che pure viene, disonestamente, virgolettata), né tantomeno "rivendicato" alcuna beffa telematica. Non intendiamo attirare a noi tutti i fascicoli sui presunti reati (soprattutto d'opinione) compiuti col nome di Blissett presenti negli uffici Digos e nelle Procure di diverse città italiane. Non intendiamo farlo semplicemente perché NON siamo "i quattro che si nascondono dietro Luther Blissett". "Luther Blissett" è un nome multi-uso liberamente appropriabile da chiunque lo voglia, è usato ogni giorno e ogni notte nel resto d'Europa e del mondo, e nella sola Bologna vi sono altre decine di persone attive nel Progetto. Del resto, nella stessa intervista abbiamo dichiarato di essere "meno dello 0,04% del Luther Blissett Project".
In fede,
Fabrizio P. Belletati - Luca Di Meo - Federico Guglielmi - Giovanni Cattabriga
L'ARTICOLO
[l'articolo per il resto va molto bene. L'abbiamo concordato nei minimi particolari. Le uniche cose su cui non potevamo avere il controllo (non lo aveva nemmeno Loredana Lipperini) erano appunto titolo, sottotitolo e didascalie... :-(]
"LUTHER BLISSETT SIAMO NOI"
Con un singolare romanzo quattro autori rivendicano la paternità delle beffe telematiche. E per la prima volta rivelano la loro identità
di Loredana Lipperini
ROMA - Che fine ha fatto il minimalismo? Dove sono i racconti
in interni, estesi al massimo tra pianerottolo e quartiere? Questa
è tutt'altra storia, e vede l'irruzione sulle scene di Q, romanzo
golosamente atteso come l'esordio narrativo del sovversivo Luther
Blissett (pseudonimo dietro cui si nascondono diversi autori,
protagonisti in passato di beffe telematiche) e rivelatosi un
colpo di scena letterario: solido, solidissimo, al di là di ogni
possibile e previsto successo di scandalo. Seicentoquarantatrè
pagine di una straordinaria avventura storica di fede e di rivolta,
trent'anni di fughe, intrighi e stermini nel primo Cinquecento,
nella Sassonia dei cavalieri di ferro, nella Westfalia dell'utopia
anabattista, nella Roma dei Papi: dove i potenti tessono trame
sanguinosissime e dove due antagonisti si inseguono. Un ex studente
di teologia e Q., occhio e spia del Grande Inquisitore e futuro
papa Giovanni Pietro Carafa.
Colta, avvincente, asciutta pur nella sua complessità, la storia
(che esce per Stile Libero Einaudi a 26.000 lire) è piaciuta
a più di un illustre lettore che ha potuto gustarla in anteprima
e ha alimentato ciò che era prevedibile: la caccia al vero autore,
fin qui identificato in prelati eretici e, naturalmente, in Umberto
Eco. Le cose stanno diversamente. Gli autori sono quattro e sono
nel "Luther Blissett Project" fin dai suoi esordi. Hanno
accettato di svelarci i propri nomi, ai quali non intendono dare
peso. Per la cronaca, si chiamano Federico Guglielmi, Luca Di
Meo, Giovanni Cattabriga e Fabrizio P. Belletati. Hanno tra i
ventisei e i trentacinque anni. Vivono a Bologna: qualcuno lavora
nel terzo settore e nell'industria culturale, uno fa il buttafuori
in locali e centri sociali della città. Fine della biografia.
"I nostri nomi", dicono in un'intervista che resta rigorosamente
collettiva, "hanno pochissima importanza, e ancor meno le
nostre storie individuali. Siamo il team che ha scritto Q, ma
allo stesso tempo siamo meno dello 0,04% del Luther Blissett Project".
Perché accettare di venire allo scoperto, allora?
"Non per spettacolarizzare noi stessi e diventare scrittorucoli giovani da salotto o da talk show. Sarebbe una fine ingloriosa, e altri Blissett farebbero bene ad abbatterci come cavalli feriti. Questa mossa serve a far vedere che siamo un collettivo, non un Autore singolo. Dietro Blissett, e dietro Q, non c'è nessun Grande Vecchio, né un misterioso erudito, né tantomeno soltanto noi. È il network il futuro della "scrittura creativa".
Però cominciate dal passato. Perché avete deciso di scrivere un romanzo storico, e perché lo avete ambientato nel Cinquecento?
"Q è un romanzo di genere, anzi un romanzo di generi. È un giallo, è un noir, è una spy story, è un romanzo d'avventura, e poi è anche un romanzo storico. Abbiamo affrontato una narrazione impegnativa, corale, in cui s'intrecciano sottotesti e sottostorie. È questo che ci piace, è questo che deve fare la letteratura: raccontare storie, produrre mito. Non ne possiamo più di raccontini basati su un'unica idea, e spesso nemmeno su quella, che si riducono a esercizietti di stile, libercoli pseudo-autobiografici e generazionali. Roba da cento paginette. L'ondata minimalista finirà, deve finire. Anzi, è finita. È dimenticata. Quanto al XVI secolo, lo abbiamo scelto perché è il secolo in cui nasce il moderno, e tutto ciò che oggi sta marcendo: l'Europa, la comunicazione di massa, gli apparati di polizia, il capitale finanziario, lo Stato. E poi, come dice nel romanzo il libraio Pietro Perna: 'Puttane, affari, libri proibiti e intrighi papali. C'è forse qualcos'altro che da sapore alla vita?'".
Ci sarà stato uno spunto iniziale.
"Più d'uno. L'idea ci è venuta verso la fine del 1995 leggendo l'enciclica papale *Ut Unum Sint*, le ricerche di Raoul Vaneigem sul movimento del libero spirito e *American Tabloid* di James Ellroy. Potremmo definire Q un frullato di tutto questo. Abbiamo impiegato sei mesi per reperire il materiale storiografico, altrettanti per comporre l'intreccio, più due anni per la stesura.
E come si fa a scrivere a otto mani?
"È come per un 'combo jazz': grande affiatamento, arrangiamenti collettivi e assoli individuali. Ma un altro esempio possibile è la realizzazione di un videogame: ci sono sempre almeno una ventina di nomi accreditati come autori. C'è forse differenza tra un romanzo e un software interattivo? Del resto, da anni Blissett dice che la scrittura e la creazione sono in tutto e per tutto progetti collettivi, le idee non possono avere proprietà, il genio non esiste, c'è solo una Grande Ricombinazione".
Infatti il libro esce con una clausola fin qui inedita: può essere riutilizzato, in tutto o in parte, purché da singoli e non da altri editori.
"Già: per la prima volta nella storia dell'editoria abbiamo imposto a una major una formula anti-copyright. È un precedente importante di cui siamo molto soddisfatti".
In più, Q è anche la summa teologica del "Luther Blissett Project": e certo non perché a pagina 69 appare la parola Luther scritta sui muri, in questo caso riferendosi a Lutero. Ma perché, cercando bene, si trovano tutti i vostri temi: identità multipla (i tanti nomi del protagonista), le infiltrazioni nel potere. Dimentico qualcosa?
"Preferiamo che le analogie vengano scoperte dai lettori, ma una cosa va detta: Q è un omaggio alla storia fatta dai comprimari, alla moltitudine viva e senza nome che regge su di sé l'intero peso delle vicende umane. Tempo fa abbiamo dato a questa moltitudine il nome di Luther Blissett, ma il battesimo è ovviamente facoltativo".
A proposito: il "Luther Blissett Project" italiano terminerà entro il 2000. Perché?
"Come disse l'immenso Cary Grant, è meglio andarsene un minuto prima, lasciando le persone con la voglia, che un minuto dopo, avendole annoiate".
[c'è anche un box:]
VOGLIAMO IL PANICO MEDIATICO
Il progetto: azioni eversive
Il "Luther Blissett Project" nasce da suggestioni
e ambienti della mail-art, assumendo il nome di un calciatore
del watford come *multiple name*, a disposizione di chiunque intenda
usarlo per firmarsi e rivendicare iniziative. Con due scopi: quello
di garantire riservatezza e quello di creare mitologia intorno
al progetto, attribuendo a quel che appare un singolo un gran
numero di azioni.
Quelle siglate Luther Blissett si dividono, dal 1994 ad oggi,
fra trentadue diversi paesi: sono azioni di "panico mediatico",
notizie false su prostitute sieropositive, pseudo-libri di guru
telematici, messa in scena di inesistenti sette sataniche cui
hanno creduto giornali, editori, televisioni, critici.
Per chi volesse approfondire, tra poche settimane uscirà per
Derive Approdi un saggio di Blissett dal titolo *Nemici dello
Stato. Criminali, mostri e leggi speciali nella società di controllo*.
(L.L.)