TRIBUNALE DI BOLOGNA

ATTO DI CITAZIONE

La dr. Lucia Musti, residente in Bologna ****** ****** n. **, rappresentata e difesa dall'Avv. Nicola Alessandri e dall'Avv. Guido Magnisi, per mandato in calce al presente atto, elettivamente domiciliata presso il loro studio in Bologna, Viale Gozzadini 19

 

Espone

 

Nell'ottobre 1997 l'Editore Castelvecchi ha pubblicato un libro dal titolo Lasciate che i bimbi - Pedofilia: un pretesto per la caccia alla streghe. L'attrice ne ha avuto cognizione quando, a seguito di una segnalazione, ne ha acquistato una copia a Bologna presso la libreria Feltrinelli il 25 novembre 1997.

Il libro, che trae spunto dai recenti fatti di cronaca relativi al processo contro il gruppo bolognese dei Bambini di Satana (processo in cui Lucia Musti è stata Pubblico Ministero), vuole essere un atto di accusa contro gli artefici di quello che viene definito una sorta di complotto tra organi di informazione e autorità inquirenti volto alla demonizzazione e repressione di ogni tipo di devianza sociale o sessuale: "una delle più vaste campagne repressive e giustizialiste degli ultimi anni, una caccia alle streghe" come a Salem (Massachusetts) 1692" (Lasciate che i bimbi, p.12).

L'intento critico peraltro si trasforma in gravissime, inaccettabili e lesive accuse al magistrato inquirente. Nel testo l'immagine professionale e l'identità personale di Lucia Musti vengono distorte e falsate in modo quasi grottesco; non si tratta di una critica al suo operare di magistrato, quanto di un tentativo -(attraverso l'attacco personale, l'ingiuria, la diffamazione ed addirittura forse la calunnia) di farla apparire come il simbolo, o forse meglio la maschera, della "nuova Inquisizione".

Alternando un taglio asciutto da inchiesta giornalistica allo sproloquio e all'invettiva, mescolando la ricostruzione apparentemente oggettiva della vicenda con giudizi ed elucubrazioni del tutto arbitrari, l'autore dipinge il quadro fosco di una persecuzione architettata dalla Curia di Bologna a danno di un gruppo di innocenti satanisti. Lucia Musti ne sarebbe stato il braccio secolare, e l'autore del libro la descrive come perfettamente calata nella parte: intollerante, mentalmente instabile, cinica, assetata di potere e di popolarità, pronta ad usare ogni mezzo ed espediente per distruggere moralmente (e se potesse anche fisicamente i suoi antagonisti.

Lucia Musti occupa "la prima fila dei fomentatori d'odio e degli strateghi della tensione" (Ibid..., p. 39):

"personaggio assetato di protagonismo e di luci della ribalta" (Ibid..., p. 24), "rilascia interviste e dichiarazioni allarmistiche un giorno si e l'altro pure". (ibid.., p. 39) per "dare l'idea di una Bologna sotto assedio, alla mercé di satanisti in clandestinità pronti a sabotare la sua inchiesta. Questo affinché i media la rappresentino come una prode Giovanna d'Arco" (Ibid..., p. 42). Non solo: Lucia Musti avrebbe tenuto una condotta spregiudicata ed apertamente illegale e vessatoria nei confronti degli imputati sia nella fase delle indagini preliminari che in quella dibattimentale. I testi chiave a carico dei Bambini di Satana sarebbero stati manipolati dal PM, pronta ad "incanalare e strumentalizzare" il rancore sentimentale dell'ex fidanzata di uno degli imputati per farle "vomitare un fiume in piena di particolari incredibili" (Ibi, 4., p.30), ad indurre la stessa teste a simulare un malore durante il dibattimento per impedire alla difesa di interrogarla (Ibid..., p.50), a shockare e strumentalizzare un bambino per indurlo a dire di essere stato vittima di atti di libidine durante una messa nera (Ibid..., p. 48 e cfr.. p. 30 e 31). Sempre per fini illeciti ed inquisitori (così la ricostruzione fatta da Luther Blisset) agli imputati sarebbe stato tra l'altro vietato di comunicare tra loro e di rilasciare dichiarazioni alla stampa. E via così, di calunnia in insulto ("magistrato arrivista" [Ibid. p. 30], "personaggio odioso e insopportabile" [Ibid., p. 43], "Torquemada" [Ibid.]) sino all'invettiva finale: "Via, a la poubelle de I'histoire! Musti, odiosa e gracchiante viceprocuratora, ha regalato al mondo uno dei più gravi casi di persecuzione giudiziaria e culturale nella storia delle sottoculture giovanili Voleva diventare la Di Pietro dell'intolleranza religiosa, ma non si e accorta che già tramontava l'epoca in cui le masse applaudivano adoranti le manie di protagonismo dei magistrati, Anche ella e destinata al suddetto luogo di trozkiana memoria" (ibid, p. 106). La sentenza assolutoria per Dimitri e gli altri coimputati ha galvanizzato Luther Blissett: e la vittoria delle forze della verità e della ragione contro quelle del conformismo e dell'oscurantismo, "una grande vittoria degli imputati e dei loro difensori, oltreché di Luther Blissett, di Zero in condotta e di chiunque ne! biennio '96-'97 mi abbia dato spazio, per scrivere a chiare lettere la verità, alla faccia (di merda) di chi ci vuole male" (ibid.), L'autore, o, più probabilmente, gli autori, sono ignoti: LUTHER BLISSETT e, come si legge nella stessa prefazione del testo, una sorta di pseudonimo collettivo, "un nome no-copyright, liberamente adottabile da chiunque voglia svolgere opera di controinformazione" (Lasciate che i bimbi, quarta di copertina); "grazie a questa caratteristica infatti chi lo adotta può godere della fama che [lo pseudonimo] ha accumulato per garantirsi spazi di pubblicità che non' avrebbe il proprio nome; contemporaneamente, nel momento in cui viene usato questo pseudonimo si contribuisce ad aumentarne la fama" (scritto difensivo a firma dell'Avv. Pamela Schimperna pubblicato in internet al sito 2mila8). In particolare, "a Bologna lo pseudonimo collettivo transnazionale Luther Blisset e adottato da un cospicuo numero di persone provenienti dall'underground controculturale e/o dall'estrema sinistra (centri sociali, radio di movimento, ecc.)" (Lasciate che i bimbi, p. 29).

Lasciate che i bimbi, peraltro, è stato pubblicato dall'editore Castelvecchi con la precisa dichiarazione, a p. 2, "No Copyright", implicante che chiunque avrebbe potuto ripubblicarlo e riprodurlo, con qualsiasi mezzo e con qualsiasi dimensione di diffusione, gratuitamente e senza la necessita del consenso dell'autore e/o dell'editore stesso.

Così, poco tempo dopo la pubblicazione, il testo integrale di Lasciate che i bimbi è stato reso disponibile su Internet, al sito "www.2mila8.it" gestito dal provider 2mila8 ComunicAzione s.a.s..

L'edizione telematica (gratuita) ha, come era prevedibile, avuto un successo maggiore di quella cartacea: sullo stesso sito della 2mila8, infatti, e riportato il dato (cfr. stampa in atti) di "più di 100.000 contatti" al testo di Luther Blissett nel solo 1997, o meglio in tre mesi, essendo l'edizione a stampa dell'ottobre di quell'anno.

Sempre in Internet, anche un altro sito ("Sex on line", gestito dal provider bolognese Cybercore s.r.l.) ospita, fra le 30 nuove foto di Cicciolina e la nuova guida etero/gay/lesbo/trans Sex Italiana, anche Luther Blissett e le sue esternazioni sul caso dei Bambini di Satana.

Si tratta di due testi brevi, rinvenibili rispettivamente all'indirizzo www. Sexonline.cybercore.com/tortuga/satsta5.htm e www. Sexonline. cybercore. com /tortuga /satsta8.htm, il primo intitolato "I Carlini di Satana", in cui si insiste sull'atteggiamento persecutorio del PM nei confronti di Dimitri e soci ("Lucia Musti e il Tribunale del riesame vogliono comunque gli imputati in galera"), il secondo intitolato "La verità è elettrica, e si diffonde, si diffonde, si diffonde", che è invece una sorta di "anteprima" del libro: le osservazioni "a caldo" di Blissett dopo la prima udienza del processo ai Bambini di Satana. Gli argomenti sono gli stessi, ma lo stile e un po' più colloquiale: "Cazzo, tutto questo è già successo, questo processo è la fotocopia di quelli svoltisi negli USA negli anni '80, stesse cazzate, stesse testimonianze, stessi errori da parte di psichiatri, preti e assistenti sociali, stessa cecità di inquirenti e giornalisti. Ognuno di quei casi ebbe origine dalla mentalità disturbata di una Simonetta e dal fraintendimento dei farfugliamenti pre-verbali di un Federico (...) fu trasformato dalla Lucia Musti di turno in una crociata contro i fantasmi"...

"nelle ricostruzioni della vicenda si insinua il dubbio - a anche qualcosa di più - che Simonetta sia inattendibile, neurolabile e manovrata da Lucia Musti, che il piccolo Federico sia shockato e strumentalizzato"...

"Repubblica ha poi intervistato Dimitri (che per una volta si e difeso bene e ha puntato l'indice contro il GRIS; Musti si e incazzata di brutto e dichiarato all'ANSA che Dimitri non ha il diritto di rilasciare interviste! segnale premonitore di un esaurimento nervoso?)".

Il libro di Luther Blissett * attualmente acquistabile in tutte le librerie italiane, come si è appreso anche recentemente da "Il Sole 24 ore" di domenica 25 gennaio 1998; la sua versione telematica e gli altri scritti dell'autore sono invece disponibili in Internet, e cioè gratuitamente e in tutto il mondo e sono giornalmente consultati da migliaia di persone .

In questa situazione Lucia Musti è costretta ad agire a tutela della reputazione professionale di magistrato, della sua identità personale e del suo onore.

 

DIRITTO

L'INCIVILTÀ DELLA FORMA ESPRESSIVA E L'ABUSO DEL DIRITTO DI CRITICA

 

L'esercizio del diritto di critica, ed in particolare della critica all'operato della magistratura, costituisce un elemento irrinunciabile per una società che vuole mantenersi civile e pluralista. Diritto di critica significa anche diritto di polemica, diritto all'uso di argomentazioni incisive ed espressioni aspre; non significa, però, diritto all'insulto, alla calunnia e alla distorsione dell'immagine altrui.

Per consolidata e costante affermazione giurisprudenziale, l'esercizio del diritto di critica è esercitato legittimamente quando la polemica, oltre al rispetto della verità dei fatti e dell'interesse pubblico alla loro divulgazione, sia mantenuta nei limiti di una forma espressiva civile (si vedano, tra le altre, Cass., 23-01-1984, Riv. pen., 1984, 1098; T. Roma, 22-11-1985, Foro it., 1987, II, 253; T. Milano, 24-11-1995, Danno e resp., 1996, 226; Cass.18-10-1984 in Dir. Inf., 1985 p. 143 ; T. Verona 17-3-1990, Ibidem 1990, 1012; Cass. 5-7-1993 Ibidem, 380). Si intende con ciò affermare la necessità che l'esposizione di fatti e la loro valutazione, proprio perché costituisce la linfa del dibattito democratico, non sia il pretesto per sfogare il proprio livore o per additare altre persone al pubblico disprezzo.

Luther Blissett, a quanto si apprende dal suo stesso libro, si è posto il problema di quella che la Cassazione chiama continenza della forma espressiva : "...non sapevo se sfumare o meno le mie posizioni, ricondurle nel canone della polemica civile democratica per non disgustare liberal e garantisti, potenziali alleati nella lotta contro la nuova Inquisizione. Che fare? .... Ho deciso di non sfumare...." (Lasciate che i bimbi, p. 14). È una dichiarazione programmatica; a Luther Blissett la polemica civile e democratica non piace: meglio usare un linguaggio al tempo stesso incivile ed elitario; chi si prefigge "una critica radicale dell'Identità (suggestivo pretesto intellettuale per nascondersi dietro all'anonimato) può farlo senza troppi rischi.

 

LA RESPONSABILITÀ DELL'EDITORE

 

Secondo il disposto dell'art. 11 L 47/1948 l'editore di una pubblicazione è tenuto in solido con l'autore al risarcimento dei danni materiali e morali arrecati dallo stampato.

La responsabilità dell'editore Castelvecchi e, pero, in questo caso ben più diretta e rilevante. Con la decisione di apporre l'indicazione "no copyright" sul volume egli ne ha, di fatto, consentito ogni forma di riproduzione e distribuzione, senza rischi o oneri per chi la effettua. Così, pur essendo conscio del contenuto ingiurioso e diffamatorio del libro, è stato artefice di una sua propalazione ben oltre quella che sarebbe stata la cerchia normale dei lettori: ad un mercato ufficiale di Lasciate che i bimbi, formato da chi lo acquista in libreria, si affianca così il mercato parallelo (ma perfettamente legale) di chi lo fotocopia, lo scannerizza, lo immette in internet. Quel "no copyright" è una sorta di generalizzata e indiscriminata "licenza di uccidere", un incitamento alla diffusione e alla capillarizzazione dell'opera diffamatoria di Luther Blissett.

 

LA RESPONSABILITÀ DEI SERVICE PROVIDERS

 

L'aspetto più grave dell'operazione messa in atto da Luther Blissett consiste probabilmente nell'aver dato alla sua attività diffamatoria una dimensione planetaria ed indeterminabile nella sua ampiezza, servendosi di Internet.

Ciò è stato possibile grazie all'ospitalità data ai suoi scritti da due service providers. La responsabilità di queste nuove figure imprenditoriali per gli illeciti commessi tramite le reti telematiche e attualmente al centro di accesi dibattiti, che vedono fronteggiarsi la posizione di chi li considera equiparabili all'editore (e dunque corresponsabili) con quella di chi li parifica all'edicolante o al libraio (e dunque irresponsabili).

Chi scrive ritiene che la norma contenta nell'art. 11 della legge sulla stampa, relativa alla responsabilità solidale dell'editore e del proprietario della ubblicazione con l'autore sia estensibile (quanto meno in via analogica) anche al service provider. Benché, infatti, la legge citata si applichi a "tutte le riproduzioni tipografiche o comunque ottenute con mezzi meccanici o fisiochimici, in qualsiasi modo destinate alla pubblicazione", bisogna rammentare che, nonostante i termini suggestivi in cui di solito si parla delle autostrade dell'informazione, i materiali immessi in internet non sono destinati a vivere in un mondo virtuale di comunicazione immateriale, ma sono invece assai facilmente fissabili su supporti fisici (disco rigido del computer o floppy) e altrettanto facilmente riproducibili con mezzi meccanici (quale e una stampante). In realtà, "non esiste un mondo delle reti digitali, un cyberspazio completamente distinto dal mondo fisico, quasi fosse una dimensione parallela. L'osmosi tra i due mondi, la dematerializzazione e rimaterializzazione delle opere e costantemente possibile e anzi avviene frequentissimamente" (MEZZETTI, "Il diritto comunitario e la tutela delle opere dell'ingegno in internet", in corso di pubbl. in,Riv. Dir. Europ.).

D'altro canto, l'estensione analogica della responsabilità dell'editore o del proprietario della pubblicazione al service provider si giustifica per l'identità della ratio, essendo la prima configurata dalla giurisprudenza come responsabilità per rischio di impresa di chi, traendo beneficio dall'attività esercitata, deve altresì accollarsene i rischi, nonché come un sistema per garantire una migliore e più equa distribuzione del danno tra soggetti che a diversi livelli hanno concorso nella stessa condotta illecita o da essa hanno comunque tratto profitto (cfr. T. Milano 8-6-1987 in Dir. Inf. 1987, 966).

Certo e che, in questo caso, non può invocarsi l'argomento principale di chi sostiene la "teoria dell'edicolante", e ciò che il provider sarebbe sprovvisto di qualsiasi possibilità di controllo sul materiale che viene immesso sul suo sito. In Sex on line, infatti, si poteva accedere agli scritti di Blissett attraverso una voce dell'indice" del sito, voce che recava la rubrica "PEDOFILIA: Sex on line prende posizione". In 2mila8, invece, appariva sulle prime schermate del sito addirittura una sorta di vistosa "pubblicità" di Lasciate che i bimbi, in cui il server vantava il successo della pubblicazione ("più di 100.000 contatti nel '97").

La responsabilità dei service providers, peraltro, può anche essere riguardata come responsabilità ex art. 2050 c.c.. Per giurisprudenza costante, infatti, tale norma non si applica solo alle attività considerate pericolose dalla legge di P.S. e da altre norme speciali, ma anche a tutte quelle attivati che, secondo l'apprezzamento del giudice di merito, rivelino una intrinseca attitudine a ledere pur essendo lecite in quanto socialmente utili (cfr. Cass. 27-7-1990 n. 7571 in Resp. Civ., 1991, 458 e Cass. 27-2-1985 n. 1733; Cass. 8-6-1985 n. 3445; Cass, 21-11-1984 n. 5960 ivi citate).

La presenza in un sito di internet conferisce ai messaggi che vi sono ospitati una possibilità di diffusione sino a ieri inimmaginabile, e se ciò fa dei siti Web uno strumento di grandi potenzialità per la comunicazione delle opinioni e del sapere, ne fa anche uno strumento di immensa potenzialità offensiva per taluni diritti della personalità, come appunto quelli all'onore e alla reputazione.

Qualora, poi, la giustizia adita ritenesse mancanti i presupposti per l'applicazione dell'art. 2050, a venire in considerazione potrà essere l'art. 2051 c.c., essendo innegabile che a) il server ha un diretto ed effettivo potere materiale sul sito che gestisce, b) egli avrebbe potuto agevolmente eliminare gli scritti di Blissett dal sito conoscendone il contenuto lesivo dell'altrui reputazione; c) non si e avuto un utilizzo del sito difforme dalla sua destinazione; d) non e riscontrabile un intervento di terzi idoneo a recidere il nesso eziologico tra la cosa e il danno (cfr. in dottrina DI BENEDETTO, a c. di, Diritto Civille, p. 849 e ss. e la giurisprudenza ivi richiamata).

 

DANNI

 

La reputazione professionale e il diritto all'identità personale di Lucia Musti ha ricevuto dai fatti in narrativa un danno di notevoli proporzioni. L'immagine dell'odierna attrice che e stata offerta ad un pubblico vastissimo e quella di una nuova Torquemada, un'inquisitrice scorretta, subdola e paranoide, pronta a commettere illeciti processuali e a montare crociate per dare sfogo alle sue manie di protagonismo e di potere.

LA PORTATA LESIVA DEI TESTI IN QUESTIONE DOVRÀ DUNQUE ESSERE QUANTO PRIMA LIMITATA, ATTRAVERSO UN'OPERAZIONE INFORMATIVA DI PARI INTENSITÀ CHE RICONOSCA IL DIRITTO DI LUCIA MUSTI AL RICONOSCIMENTO DELLA SUA ONORABILITÀ ED IRREPRENSIBILITÀ PROFESSIONALE, NONCHÉ DELLA SUA COMPLETAESTRANEITÀ A QUALSIASI MANOVRA VOLTA AD INFLUENZARE INDEBITAMENTE LE INDAGINI E I PROCEDIMENTI PENALI RELATIVI AL CASO DEI BAMBINI DI SATANA.

Si chiede pertanto che venga ordinato il ritiro dal commercio e la distruzione delle copie del libro e la rimozione degli scritti di Luther Blissett indicati in narrativa dai siti Web in cui sono attualmente accessibili.

Si chiede inoltre la pubblicazione della sentenza di condanna ex art, 120 c.p.c. a cura e spese delle controparti, nelle pagine dedicate alla cronaca nazionale dei quotidiani "Il Resto del Carlino", "l'Unità" e "la Repubblica", nonché la sua riproduzione sugli stessi siti Internet su cui sono apparsi gli scritti de quibus.

ESSENDO PERÒ TALE RIPARAZIONE IN FORMA SPECIFICA SOLO IN PARTE RISTORATRICE DEI DANNI SUBITI, NON POTENDO ESSA

ELIMINARE LE CONSEGUENZE LESIVE GIÀ PATITE, AL PREGIUDIZIO SOFFERTO DOVRÀ RIMEDIARSI ANCHE CON LA RIPARAZIONE PER EQUIVALENTE PECUNIARIO.

In dottrina e giurisprudenza (cfr. BEVERE-CERRI, Il diritto di informazione e i diritti della persona, Milano 1995, p. 189 e Cass.6-4-1983 in Giur. It. 1984, I, 920) si e a riguardo rilevato come l'ingiustizia del danno ex art. 2043 CC non può che richiamare il complessivo valore della persona umana, nella sua proiezione non solo economica e oggettiva fatta palese dal patrimonio, ma anche in quella soggettiva, ciò biologica e sociale. La lesione dell'identità, dell'onore e della reputazione, infatti, non può che tradursi in un detrimento per le relazioni sociali e professionali di Lucia Musti, e ciò assume particolare graviti per chi ricopre una funzione delicata ed impegnativa come e quelli dei magistrati inquirenti.

Si richiede dunque un risarcimento economico da liquidarsi in misura equitativa in base ai parametri solitamente utilizzati dalla giurisprudenza in casi analoghi : diffusione della pubblicazione, rilievo dato all'addebito, gravità dell'addebito.

In base a tali parametri si indica sin d'ora la misura del risarcimento nella somma di L. 100.000.000 per la pubblicazione a stampa di Lasciate che i bimbi, in L.200.000.000 per la sua pubblicazione telematica da parte del server 2mila8 e in L. 150.000.000 per la pubblicazione dei due "articoli" di Blissett nel sito Sex on line.

Qualora poi venga accertata la sussistenza del reato di diffamazione previsto dall'art. 595 CP (accertamento che ormai unanimemente dottrina e giurisprudenza ritengono esperibile incidenter tantum in sede civile per farne discendere conseguenze sul piano risarcitorio) si chiede altresì la liquidazione dei danni morali ex art. 185 CP e art. 2059 CC e della somma a titolo di ulteriore riparazione prevista, con funzione sanzionatoria, dall'art. 12 della 1. 8 Febbraio 1948 n.47.

 

Tutto ciò premesso,

 

Cita

 

Castelvecchi Editoria e Comunicazione srl, in persona del suo legale rappresentante pro-tempore, con sede in Roma, Via Visso n.' 12/14; Cybercore s.r.l., in persona del suo legale rappresentante pro-tempore, con sede in Bologna, via Lame, 57/g; 2mila8 ComunicAzione s.a.s., in persona del suo legale rappresentante pro-tempore, con sede in L'Aquila, Vico di Picenze, 30. a comparire dinanzi all'intestato Tribunale all'udienza del 5 maggio 1998 ore di rito, sezione e Giudice istruttore designandi ai sensi dell'art. 168 bis cpc, con invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima della data dell'udienza di comparizione indicata, ovvero di quella fissata dal G.I. ex art. 168 bis u.c. c.p.c., nei modi e nelle forme di cui all'art. 166, con espresso avvertimento che, in mancanza, incorreranno nelle preclusioni e decadenze previste dall'art. 167 c.p.c. e si procederà in loro assenza e contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti

 

CONCLUSIONI:

 

Voglia l'Ecc.mo Tribunale, previ i necessari accertamenti circa la lesività delle affermazioni e dei giudizi contenuti negli scritti de quibus nonché, incidenter tantum, della sussistenza del reato di cui all'art. 595 C.P.

1. ordinare il ritiro dal commercio e la distruzione delle copie di Lasciate che i bimbi attualmente presenti presso le librerie nel territorio nazionale e presso l'editore Catelvecchi;

2. ordinare la cancellazione degli scritti di cui in narrativa dai siti Sex on line e 2mila8;

3. condannare Castelvecchi Editore e Comunicazione srl al risarcimento dei danni morali, materiali e patrimoniali subiti dall'attrice in seguito ai fatti in causa nella somma equitativa da stabilirsi secondo i parametri indicati in narrativa, che sin d'ora si indica in L. 100.000.000 e/o comunque al pagamento della somma maggiore o minore che risulterà di giustizia nel corso di causa;

4. condannare 2mila8 Comunicazione sas al risarcimento dei danni morali, materiali e patrimoniali subiti dall'attrice in seguito ai fatti in causa nella somma equitativa da stabilirsi secondo i parametri indicati in narrativa, che sin d'ora si indica in L.200.000.000 e/o comunque al pagamento della somma maggiore o minore che risulterà di giustizia nel corso di causa;

5. condannare Cybercore al risarcimento dei danni morali, materiali e patrimoniali subiti dall'attrice in seguito ai fatti in causa nella somma equitativa da stabilirsi secondo i parametri indicati in narrativa, che sin d'ora si indica in L. 150.000.000 e/o comunque al pagamento della somma maggiore o minore che risulterà di giustizia nel corso di causa;

6. condannare le società convenute al risarcimento dei danni morali e della somma disposta a titolo di ulteriore riparazione pecuniaria dall'art. 12 1. 47/1948;

7. ordinare a spese delle società convenute la pubblicazione della sentenza, ovvero di una parte di essa, sui quotidiani "Il Resto del Carlino", "L'Unità", "Repubblica",

8. ordinare la riproduzione della sentenza sui siti 2mila8 e Sex on line, con una permanenza negli stessi per un periodo pari a quello in cui sono stati accessibili gli scritti de quibus;

9. con vittoria di spese

 

IN VIA ISTRUTTORIA:

 

Si chiede disporsi ex art. 210 c.p.c. l'esibizione da parte dell'editore Castelvecchi del contratto di edizione del libro Lasciate che i bimbi nonché la esibizione dei libri contabili dello stesso editore al fne di determinare l'esatto numero degli esemplari stampati e distribuiti del libro.

Si producono :

1) Copia del libro Lasciate che i bimbi; 2) Downloading del testo dello stesso riprodotto sul sito Web 2mila8;

3-4) Downloading degli articoli a firma Luther Blissett riprodotti sul sito Web Sex on line', 5) Copia dell'articolo a firma di C. Somajini apparso sul Sole 24 Ore di domenica 25 gennaio 1998.

 

Bologna, 11 febbraio 1998

 

Io sottoscritta Dr. Lucia Musti delego l'avv. Nicola Alessandri e l'avv. Guido Magnisi, anche disgiuntamente, a rappresentarmi e difendermi nel presente procedimento, ed in ogni sua ulteriore fase, stato e grado, conferendo loro ogni più ampia facoltà di legge, ivi compresa quella di transigere, richiedere sequestri e/o provvedimenti cautelari, proporre domande riconvenzionali, chiamare in causa terzi, fare o accettare rinunce agli atti, farsi sostituire ed eleggere domiciliatari, ed eleggo domicilio presso il loro studio in Bologna, via Gozzadini 19.