2. Il Graal rivelato
"La nostra natura consiste nel movimento, tutto il resto è morte"
Blaise Pascal
"L'essenza della vita non è mai la sua fruizione, ma l'incessante divenire"
Johann G. Herder
"L'uomo vuole concordia, ma la natura sa meglio cosa è buono per le specie: essa vuole discordia"
Immanuel Kant
NON "SERVIRE IL GRAAL" MA "SERVIRSI DEL GRAAL"
Molti testi critici sul Sacro Graal contengono osservazioni banali su quale sia la "giusta" richiesta. In molte leggende, il figlio della vedova porta la tragedia sul suo popolo per non aver formulato una determinata domanda, di conseguenza i raccolti inaridiscono e i castelli vanno in rovina. Studiosi reazionari come Anna Morduch nel suo The Sovereign Adventure: The Grail of Mankind (James Clarke, Cambridge and London 1970) suggeriscono di distinguere due tipi di domande al/sul Graal. La prima domanda è: "Chi può servire il Graal? Qual è la natura del Graal, e come posso servirlo?". Secondo Morduch, la seconda categoria di domande riguarda "i doni e le ricompense" del Graal. Questi due tipi di richieste ci suggeriscono interpretazioni diverse da quella di Morduch. Di fatto, quanti desideravano servire il Graal si limitavano a porre assurde domande retoriche su questo mondo. Si trattava di leccaculi incapaci di rompere i legami che li incatenavano, perché desideravano davvero, e in tutta sincerità, servire i poteri costituiti. Invece , coloro che ponevano il secondo tipo di richiesta, pur partendo dalle stesse premesse dei più "nobili" Cavalieri del Graal, rompevano il codice della cavalleria, perché anziché offrire i propri servigi chiedevano grazie e favori. In passato questi poveracci conoscevano solo l'esilio e la messa al bando, mentre ai loro odierni corrispettivi si gettano poche briciole d'elemosina.
Nelle prime pagine di L'Unico e la sua proprietà, scritto 150 anni fa, Max Stirner scacciava gli spettri che oggi Morduch cerca di rievocare:
"Quale si suppone che sia il mio interesse!? Prima di tutto la Causa del Bene, poi la causa di Dio, la causa del genere umano, della verità, della libertà, dell'umanità, della giustizia; poi, la causa del mio popolo, del mio principe e della mia patria; infine la causa dell'Intelletto, e mille altre cause. Solo la mia causa non dovrebbe mai riguardarmi, vergogna all'egoista che pensa solo a sé stesso!". Voi avete molto da insegnarci a proposito di Dio, per migliaia di anni vi siete interrogati sui 'misteri della natura divinà e avete guardato nel cuore di Dio, quindi potete dirci senza dubbio in che modo Dio stesso bada alla propria 'causa', quella che siamo chiamati a servire...".
Quelli tra noi che desiderano vedere i castelli dei nostri oppressori andare in rovina, che sono felici nel vedere i frutti del vecchio mondo seccarsi e morire e che spargerebbero volentieri il sale su queste già aride lande se ciò servisse ad avviare il crollo, non si faranno intrappolare nel sistema dualistico di "pensiero" riverito da Morduch. Noi possiamo liberamente porre una domanda che è già stata posta molte volte, una domanda che ha una risposta molto semplice.
Bestsellers internazionali come Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln [1] dimostrano che molte persone sono ancora curiose di sapere cos'è il Graal, o almeno cos'è stato o cosa sarebbe potuto essere. Baigent e soci ipotizzano che il Graal sia il sangue di Cristo trasfuso nei suoi diretti discendenti [Sain Graal = Sang Rèal ]. Risposte più tradizionali hanno incluso il calice che raccolse il sangue di Cristo e una pietra caduta dalla corona di Satana. Si dice che i poemi cavallereschi sul Graal siano una versione cristianizzata delle più antiche leggende celtiche, e che varianti di queste fiabe esistano in tutte le culture. Nel suo "La dea bianca", Robert Graves ha scritto che tutti i poeti intendono esprimere una verità, verità che può essere rinvenuta nella sua forma più pura nelle opere dei bardi celtici [2]. Come per la poesia, cosi' per il Graal: come Graves non capisce che "poesia" significa letteralmente "creazione" o "costruzione", e va a cercare una verità più pura, così non si potrà mai apprendere nulla di rilevante continuando a chiedersi cos'è stato il Graal o cosa sarebbe potuto essere. Ciò che il Graal simboleggiava in passato non può interessare a quanti hanno rotto con la Tradizione. In ogni caso, la tradizione è essa stessa discontinua: gli individui che desiderano "tornare" alla tradizione rompono allo stesso tempo con le tradizioni che hanno ereditato. Ciò spiega la fertilità del Protestantesimo nella sua fase storica (quando cioè l'influenza della cultura islamica diede la spinta propulsiva alla Riforma (3) e anche la totale miseria dell'ideologia nazionalista nel nostro secolo. La contaminazione tra le culture ci arricchisce, e il Graal rappresenta una stratificazione storica di miti che non possono essere riassunti uno nell'altro né "restaurati" nella "purezza" di un culto celticheggiante della vegetazione senza essere ridotti a una banale unidimensionalità. La potenza delle leggende sul Graal risiede nel fatto che esse sono ad un tempo cristiane e pagane, sebbene ciò sia evidentemente sfuggito all'attenzione dei "Tradizionalisti" come Rèné Guènon o Julius Evola [4]
PROGRESSO/TRADIZIONE, AVANGUARDIA/OCCULTISMO. DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
Il Graal può essere compreso solo se visto in una prospettiva storica, vale a dire come un instabile significante di un continuo divenire. Il 20 febbraio 1909 il futurista Filippo Tommaso Marinetti annunciò a un allarmato mondo che "il tempo e lo spazio morirono ieri". Furono queste parole a inaugurare l'epoca attuale, l'epoca dell' AVANBARDISMO. Il druidismo fu (re)inventato dopo il Rinascimento, quando l'opinione pubblica "colta" si divise sui meriti degli Antichi e dei Moderni. Con l'emergere di una concezione dinamica della storia, le dicotomie medievali erano state rimpiazzate da guerre ideologiche laiche, come quella tra "Progresso" e "Tradizione". Il moderno "revival" del druidismo si fa di solito risalire all'elezione dell'inglese John Toland a capo del neonato Ordine dei Druidi, nel 1717, lo stesso anno in cui a Londra fu fondata la United Grand Lodge of Freemasonry. Pare poi che il fondatore dell'Ecole Druidique sia stato Max Jacob, noto cubista, poeta, critico, occultista e imbroglione. Le avanguardie storiche - futurismo, dadaismo, surrealismo... - emersero nello stesso periodo in cui Aleister Crowley [5] stava operando nella Golden Dawn una mirabile sintesi delle tradizioni occulte, per creare l'"Alta Magia"(High Magick) come la conosciamo oggi. Proprio come l'avanguardia simula un'assoluta modernità, così il druidismo o l'esoterismo simulano un'inverificabile antichità: non esistono prove che le "tradizioni" pagane ed esoteriche contemporanee risalgano a prima del Rinascimento. L'avanguardia e l'occulto sono due facce della stessa medaglia. Tale stato di cose permane, insoluto ma ad un superiore livello di disarmonia, nell'AVANBARDISMO.
UNIRE IL DIVISO, DIVIDERE L'UNITO
A questo punto i lettori che non sono iniziati alla Neoist Alliance potrebbero sentirsi trattati da stupidi, ma ciò è del tutto naturale, dato che nei poemi sul Graal il "figlio della vedova" è solo uno tra i tanti rappresentanti di questa figura archetipa, lo stupido o il folle che acquisisce giudizio attraverso il continuo divenire, cioè attraverso la propria ricerca del Graal.
Come il popolo del Graal, i celti non sono una "razza" bensì provano, se ce ne fosse bisogno, che l'incrocio di razze è il principio creativo dell'evoluzione messo all'opera. Negli anni '20 il nobile Drew Ali permise ai "celti" di unirsi alla sua religione Mussulmana Nera perché li considerava africani. Più recentemente, quest'idea è servita da tesi per il libro di Ahmed Ali e Ibrahim Ali The Black Celts: An Ancient African Civilization in Ireland and Britain (1992). Gli autori affermano molto esplicitamente che la cultura del primo stanziamento africano si fuse completamente con quella di una più tarda ondata di pionieri indoeuropei. La scoperta dell'Europa da parte degli indiani irochesi del Nord America, i cui approdi in Islanda e Irlanda suggerirono a molti capi vichinghi di navigare verso ovest, portò all'altamente sviluppata cultura tri-etnica degli antichi celti.
Proprio come l'urbanizzazione distrusse le sacre querce dei "veri" druidi, così l' AVANBARDO distruggerà ogni residua "aura" emanata dalle sfere dell'arte e della religione. [...] I popoli dell'"Occidente" oggi sono tutti celti, e quanti accettano questo dato di fatto sono AVANBARDI. Poiché il Graal è un instabile significante del continuo divenire, esso funziona necessariamente come un simbolo dell'innesto di una cultura sull'altra. Dunque, sicuri della nostra condotta, partiamo ancora una volta per l'infinita Ricerca.
Il nostro primo compito è fonderci con la
sorgente cultura del versante del Pacifico sotto l'egida di un Disordine
Internazionale dei Consigli Druidici... Gli inglesi non esistono, e certo
non ci prenderemo il disturbo di re-inventarli.
AVANTI, VERSO UN MONDO SENZA
FRONTIERE!
NOTE
1. Il Santo Graal - una catena di misteri lunga duemila anni, Mondadori, Milano 1982
2. Robert Graves, La Dea Bianca - grammatica storica del mito poetico, Adelphi, Milano 1992.
3. Con "cultura islamica "ci si riferisce qui, con una spiazzante sineddoche (figura retorica che consiste nel dire il tutto per intendere la parte o viceversa), alla Hermetica e all'Alchimia, che il medioevo ereditò dall'Egitto ellenistico attraverso gli arabi, dopo il VII secolo d.C. Alcuni ipotizzano che più tardi anche i Templari, l'ordine di monaci guerrieri che dal XI secolo ebbe il compito di mantenere l'ordine in Terrasanta (e che nel XIV venne sciolto d'autorità con l'accusa di adorare il demone Bafomet e di cospirare contro il Papa) abbiano avuto un ruolo importante in questa contaminazione culturale. A grandi linee, l'Alchimia è un insieme di religione (soprattutto il Sufismo, corrente mistica dell'Islam), numerologia pitagorica, astrologia e tecniche di lavorazione dei metalli. È innegabile che l'Illuminismo e le rivoluzioni borghesi, per il tramite dei Rosacroce e della Frammassoneria, abbiano attinto linguaggio e simbologie dalla tradizione esoterico-occulta, in particolare dall'alchimia e da un adattamento cristiano della Cabala ebraica. [N.d.T.]
4. Rèné Guènon (Blois 1886 - Il Cairo 1951), esponente di spicco del pensiero Tradizionale-sapienziale, orientalista e storico delle religioni, occultista e filosofo. Julius Evola (Roma 1898-1974), ex-dadaista, teorico dell'"idealismo magico", pensatore razzista e reazionario, capostipite del filone composito dell' ultradestra paganeggiante [N.d.T.]
5. Aleister Crowley (Leamington 1875 - Londra 1947), conosciuto anche come "Ipsissimus", "Prince Chioa Khan", "conte Vladimir Svareff", "Bafomet" o "la Grande Bestia". Il più importante esponente delle tradizioni magico-occulte dal XVIII secolo in avanti, poeta e pittore, libellista satirico e pornografico, bisessuale e sperimentatore di droghe, appassionato traditore della propria patria durante la Prima Guerra Mondiale. Negli anni '20 fu proclamato dalla stampa popolare inglese "l'uomo più malvagio del mondo". Nel 1898 riformò completamente l'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata, importante setta rosacrociana fondata dieci anni prima. Durante un'esistenza nomade e tormentata scrisse i testi sacri The Book of the Law (dettatogli in Egitto da un demone di nome Aiwass) e Magick - Book Four [N.d.T.].
...Tra due e tre...
Come avrete capito non sono granché interessato alla linearità.
Mi rendo conto di avere già messo molta carne al fuoco senza dire
niente di come è nata tutta questa storia. Occorre fare un passo
indietro che ci consenta poi di farne tre in altrettante direzioni. Non
si tratta di rintracciare una Vera Origine. Credo che l'inizio di ogni storia
sia frutto di una scelta arbitraria, non potrebbe essere altrimenti: noi
ci immettiamo nelle storie in un punto determinato del loro svolgimento
e facciamo subire ad esse delle deviazioni. In qualche modo le facciamo
ricominciare, dando il nostro personale contributo, partecipando a crearle
e a raccontarle (le due cose non sono mai nettamente distinte); mescolando
il nostro essere a quello di tutti gli altri che della storia fanno parte.
Ecco dunque un incipit, quello che sono riuscito a rintracciare percorrendo
a ritroso tutte le diramazioni del Luther Blissett Project.
Devo ammettere che quando per la prima volta Kipper mi parlò di
Healy, nell'estate del '94, non ero cosi' sicuro che si trattasse di una
persona reale - in carne ed ossa intendo. Pensavo piuttosto si trattasse
di una delle tante creature con cui Harry popolava le sue storie. È stato
solo all'inizio del '95 - quando mi sono trovato a Londra per accompagnare
due giornalisti della RAI che ho potuto constatare il contrario. Dopo aver
svolto la mia parte in quella che è passata agli annali del Luther
Blissett Project come la beffa a 'Chi l'ha visto?',
mi sono trattenuto in città per giringirarla un po' in pace. Erano
dieci anni che non tornavo a Londra. È cosi' che ho potuto incontrare Coleman
Healy, per l'esattezza al numero 49 di Hayles Street, vicino a Elephant
& Castle, tra il 20 e il 21 Gennaio 1995. Eravamo entrambi ospiti di
Jason C., un comune amico membro della London Psychogeographical Association.
Healy era appena arrivato dagli Stati Uniti, dove solo una settimana prima
aveva assistito al funerale di Ray Johnson. Quella che segue è l'intervista,
o meglio, la lunga chiacchierata che abbiamo avuto in quei due grigi giorni
piovosi, davanti a numerose tazze di tè e a un registratore portatile.
Oltre all'inserimento di un articolo sulle attività di Healy, uscito
per una testata inglese, il mio intervento si è limitato a una minima
risistemazione di domande e risposte - per dare organicità al lavoro
- e ad alcuni miglioramenti per quanto riguarda la forma. Ciononostante l'impostazione complessiva dei discorsi pronunciati da
Healy non è stata modificata.