FLUSSI DI COSTITUZIONE DELLA SOGGETTIVITÀ

nel corteo del 4 novembre 1995 contro la messa all'asta di Forte Prenestino

 

Ho fatto bene ad andare in giro per il mondo. Ho trovato una bella manifestazione e ho capito alcune cose nuove, che forse proprio la discontinuità della mia presenza in questi mesi mi ha reso meglio percepibili.

Si trattava del corteo "rumoroso" indetto dal Coordinamento dei Centri Sociali in difesa di Forte Prenestino, di cui, come è noto, è stata di recente proposta, da parte del Ministero delle Finanze, la messa all'asta.

Ebbene questo corteo ha presentato alcune caratteristiche innovative, che già si erano sparsamente intraviste negli ultimi anni, in modo estremamente denso: ha mostrato chiaramente lo strutturarsi della nuova soggettività, nata dall'ibridazione tra centri sociali e realtà giovanili metropolitane (verificatasi a partire dal '90), in primi abbozzi di agglomerazioni. Ho molto chiara la distanza che passa tra questo e l'organizzazione politica (sebbene non sappia ancora come colmarla; e per organizzazione politica intendo, se si vuole, qualcosa che non sia per nessun verso paragonabile a ciò che l'organizzazione politica fu ed è stata sinora, se non per quello dell'efficacia), e infatti non credo di aver avuto sotto gli occhi processi di organizzazione. Processi di costituzione però sì, in abbondanza.

Un processo di costituzione riguarda lo strutturarsi ontologico (cioè "spontaneo" piuttosto che "organizzato" e "sociale" piuttosto che "politico" - ma questi termini sono tutti fuori fuoco), entro il caos di una moltitudine, di elementi di regolarità, di ordine dinamico: strategie irriflesse di autoriproduzione, autovalorizzazione del caos. Perché sono tanto importanti questi processi di costituzione? Perché determinano le condizioni, gli sfondi emotivi fondamentali della soggettività (parola anche questa da ridislocare). Non riguardano la fabbricazione di una macchina organizzativa standard per un soggetto che neppure si conosce (questa macchina in realtà non esiste, se non come relitto del passato, perché "l'organizzazione è sempre misurata sulla costituzione del soggetto"): riguardano invece i primi barlumi dell'autoconoscenza all'interno di una moltitudine. Riguardano il primo strutturarsi irriflesso di una moltitudine al suo interno. In altre parole ci si rivela qualche carattere di fondo della nuova soggettività all'opera.

Alcuni insistono criticando l'assoluta impoliticità di certi comportamenti celebrati dal nuovo trand (tale ciò di cui mi sento parte). Ma costoro stanno cercando dove non possono trovare (ed anche qualcosa che non possono trovare). La "soggettività" è qualcosa di più complesso dell'adesione a qualche setta politica. Essa è anzitutto costituzione di mondi condivisi, costituzione di desiderio, costituzione di reti (il tutto, manco a dirlo, in progress). Solo dall'internità ai processi di costituzione della moltitudine - caotici, magmatici, impolitici, contraddittori - è dato ipotizzare organizzazione: l'organizzazione è dentro questi processi. Il suo "stile" (qualcosa come l'aspetto gestaltico della sua strategia organizzativa) è lo stile di questi processi. La cesura del "postfordismo" non è una passeggiata: la soggettività nuova sta appena modellandosi.

Ebbene in questo corteo, il 4 novembre, ho notato almeno tre cose:

a. Un afflusso colossale di persone, un'atmosfera eccezionalmente euforica, un'occasione perfetta per incontrare gente: delle 40-50 persone che ho salutato, almeno con 15 ho scambiato opinioni, conversato, progettato collabrazioni future. Il tutto nella sensazione, veramente rara in questi anni, di star letteralmente affascinando la gente che ci guardava, di star comunicando potentemente il nostro stile.

b. Un'evidente rottura della ripartizione in "spezzoni" (delimitati dagli striscioni) ed una ricomposizione fluttuante attorno alle numerose sorgenti sonore: 1 camion techno spiral tribe; 1 furgone torretta style (trash); 1 furgone dub-raggamuffin one love; 2 furgoni reggae villa ada e auro&marco. Arrivati in piazza Esedra, alla fine, dopo alcune evoluzioni attorno alla fontana, i camion si sono distribuiti nello spazio, ciascuno con sotto la sua nutrita (in media sopra i 1000) tribù musicale. Queste tribù sono variabili e mescolate.

c. Il numero consistente dei camion impiegati, numero sempre cresciuto negli ultimi anni per via della progressiva "musicalizzazione" dei cortei, obbliga al confronto col numero di cellulari della polizia. Indubbiamente essi dominano ancora largamente la situazione, tuttavia fino a non più di tre anni fa in cortei di queste dimensioni (10.000 circa) non si sarebbero trovati di fronte a più di un unico furgone, massimo due.

Ciò mi ha suggerito alcune considerazioni:

1. Un corteo efficace è un corteo in cui passa comunicazione. Cioè sia "informazioni" (all'esterno: slogan, volantini, striscioni; all'interno: volantini, giornali, incontri fisici, etc.), sia soprattutto "esser(ci) in comune", il che da un lato è una questione di "seduzione" (all'esterno: non tanto l'adesione politica, quanto quella etico-estetica; all'interno: la gioia, il desiderio, la conoscenza e la concupiscenza), dall'altro una questione di psicogeografia (quanto il corteo è "aperto", cioè quanto permette la fluttuazione di persone, all'interno come all'esterno).

2. La mappa delle tribù musicali, mobile e fluttuante, è la mappa delle polarità stilistico-emotive entro cui si muove la soggettività (ma questo termine non è veramente appropriato per una moltitudine). Se qualche germinazione organizzativa può cristallizzare qui, lo può solo in presenza e in virtù di tali polarità: campi magnetici ontologici che orientano ogni singola molecola.

3. È certo che bisognerà dotarsi di nuove armi. Soprattutto di armi in grado di innovare nell'immaginario dello scontro. L'estetica dello scontro tuttora prevalente lo rende ancora troppo ripugnante per le persone di gusto. Ma la fucina della creatività rivoluzionaria è già all'opera: qualcosa s'intravede sin da ora e già è chiaro che solo un'innovazione stilistica potrà almeno in parte vanificare l'ingente armamentario repressivo elaborato dal nemico nelle lotte precedenti.

Bisogna avere con sé la pazienza, oltre all'impazienza, e - se la politica è un rapporto col tempo - prestare orecchio al ritmo veramente nuovo che il tempo sta assumendo.

 

Luther Blissett