LINK - via Fioravanti 14, Bologna
SABATO 27 MAGGIO h.23.00
Compagnia Pneumatica presenta
GEOGRAFIE DE L'APOCALISSE
Rave party con macchine attoriali
Attorialità e regia: Riccardo Paccosi
Liturgia musicale: Aronne Righi
Interazione video e pulsazioni sonore: Geppo Stella
Direzione tecnica: Luther Blissett
Azioni sceniche all'aperto: Teatro Situazionautico Luther Blissett
Con questo evento si vuole proporre il teatro come possibilità di de-territorializzazione.
Il punto di partenza sarà lo STUDIO SULL'APOCALISSE DI GIOVANNI che la Compagnia Pneumatica, per la regia del sottoscritto, ha già realizzato e messo in scena nel corso della finente stagione teatrale.
1) La prima parte si svolgerà nel pomeriggio lungo le strade cittadine: partiture dello "studio" saranno eseguite in spazi disparati (strade, stazioni, ipermercati) dalla Compagnia Pneumatica insieme ai partecipanti ai laboratori del Teatro Situazionautico Luther Blissett (svoltisi nei mesi scorsi alle Caserme Rosse). Questo ai fini di sperimentare le possibilità di modificazione reciproca tra azione scenica e spazio: come l'azione scenica possa dilatarsi o sintetizzarsi a seconda del contesto ambientale, come gli elementi dello spazio urbano possano entrare a far parte dell'azione, e -soprattutto- come il codice spazio-temporale dello spazio urbano possa essere modificato. Come -cioé- l'intervento scenico possa creare una linea di fuga, una momentanea alterazione nel flusso molteplice ma unificante della città, quindi una de-territorializzazione. E con "creare una linea di fuga" si deve intendere che questo fuggire consiste innanzitutto nel trovare un'arma: l'azione scenica opera una sottrazione, apre un'incrinatura all'interno della situazione statica del Codice, si crea una comunità spontanea tra attori e passanti, un concatenamento comunitario non previsto, quindi una possibiltà dinamica, quindi la scoperta di un'arma. In termini di politica culturale, tutto questo significa altresì che il teatro si mette in gioco in un rapporto col tessuto urbano, con l'ambiente sociale, non per lanciare dei "messaggi", ma per essere un medium che - al pari degli altri - sappia invadere e pervadere l'immaginario collettivo; si vuole così rigettare tutti i discorsi sul presunto anacronismo del teatro.
2) La seconda parte si avvarrà della creazione di tre ambienti all'interno del Link dove, per tutta la notte, scorreranno in loop arie musicali e partiture vocali dello "studio". In uno degli ambienti si attiverà lo "studio" stesso: quest'ultimo è stato a suo tempo momento di sintesi per materiali prodotti da performances in luoghi extrateatrali, ed è ora nuovamente in fase di dilatazione. Con esso non ci si propone di racontare fatti de la Storia, né tantomeno di raccontare "una storia", bensì di realizzare un concatenamento scenico fine a sé stesso. E quale miglior referente del testo de l'Apocalisse? Quando Giovanni di Patmos lo scrisse, egli annunciava in effetti il rovesciamento e la distruzione de la Storia. Un "oltre" ("nella Nuova Gerusalemme non c'era più tempio") non più dominato dalla mediazione segnica e simbolica, dal Codice. Un "oltre" ("e vidi cielo nuovo e terra nuova: perché il cielo e la terra di prima se ne erano andati; e il mare non c'è più") vaticinante una de-territorializzazione assoluta.
3) In un altro degli ambienti si svolgerà alfine un rave party (anche se il termine potrebbe rivelarsi stretto), mantenendo come basi di riferimento le partiture musicali dello "studio". Un rave continuamente sottoposto ad interventi di azione scenica, interazione video, partitura vocale. L'obiettivo di contaminare due linguaggi ed eventualmente due o più pubblici diversi ha a che fare anch'esso con la de-territorializzazione: creare linee di fuga sia all'interno di quella ri-territorializzazione generale operata dalle industrie culturali - non ultime discoteche e feste da ballo - tesa a settorializzare i pubblici, sia all'interno di quella territorializzazione relativa al teatro stesso, tesa a racchiuderlo in un ambito di mercato circoscritto, con un target definito e identificabile. Per un teatro, dunque, che non sia più recinto sacro ma interzona, che non sia più spazio codificato e "di resistenza", ma concatenamento comunitario sottratto al Codice. Quindi il teatro come macchina da guerra.
Riccardo Paccosi