UN BREVE COMMENTO ALLE ULTIME POSIZIONI DI HAKIM BEY

di X-Sender, a.k.a. Luther Blissettt

 

Negli ultimi giorni ho più volte e in modi diversi fatto notare che le ultime, superficialissime posizioni di Hakim Bey echeggiano sinistramente quelle della Nouvelle Droite anni '80 (Don't you remember? I libri di Alain de Benoist e di Marco Tarchi, i discorsi contro il "mondialismo" e l'"omologazione", la "terza posizione" di destra-sinistra, l'appoggio superficiale a TUTTE le spinte "nazionalitarie", la teorizzazione di un Che Guevara "fascista" in quanto patriota etc. etc.).

Ieri ho diffuso nella mailing-list "ECN-Movimento" un testo intitolato "Il suolo, il sangue e Hakim Bey": si tratta in realtà di un re-mix de "L'eco del tempo", la critica di Jacques Camatte a de Benoist, col nome di Bey sostituito a quello dell'autore di "Visto da destra".

Dall'inizio degli anni '90, i paranoici agenti segreti falliti dell'Antifascismo-non-importa-alleandosi-con-chi-e-a-quale-prezzo hanno gridato al complotto nazista e revisionista, identificando il "pericolo-destra" con le imprese dei naziskins e con l'attacco alla Memoria Storica della Resistenza e della Sinistra. Tra mille insulti e anche qualche tentativo di aggressione, ci fu chi disse che il VERO affermarsi nella "sinistra radicale" di enunciati reazionari aveva ben poco a che vedere coi fantasmi partigiani e coi mausolei eretti 50 anni prima: in Europa e nel mondo il "fascismo" postmoderno era ed è un processo di "etnicizzazione", e si camuffa da reazione-resistenza-antidoto alla "globalizzazione" e allo "sradicamento". Il modello è quello del gioco dialettico tra antisemitismo e sionismo, l'aggrapparsi da parte dei "buoni" e degli oppressi a una mitica Identità-Memoria-Tradizione di resistenza ai "cattivi" e agli oppressori di turno, identità immancabilmente speculare a quella contro cui combatte. Ogni fenomeno puramente re-attivo è destinato a diventare re-azionario. Il "fascismo" postmoderno era ed è un "differenzialismo identitario" (Balibar-Wallerstein), nonché una sorta di "sionismo generalizzato" (Bui). Tutto ciò non è un antidoto alla "mondializzazione", ne è semplicemente il contrappunto: non sarebbero possibili uno sfruttamento e un dominio planetario senza una strategica coazione all'Identità che impedisca l'autopercezione della specie umana come potenziale comunità (Gemeinwesen).I particolarismi etno-culturali (nazionalismi, irredentismi, secessionismi, culturalismi, differenzialismi, separatismi...) finiscono per fare il gioco del tanto aborrito "mondialismo", per tacere del fatto che, restando l'obiettivo la presa del potere statale, "ogni popolazione oppressa può diventare una nazione, il negativo fotografico della nazione-oppressore" (Fredy Perlman): la Repubblica Irlandese fondata da Michael Collins è uno stato governato da bigotti, dove serve la ricetta medica per comprare i goldoni in farmacia. Una bella conquista, proprio come l'istituzione della polizia palestinese.

"Desidererei rispondere a una domanda prima che mi venga posta: "Non credi forse che il discendente di un popolo oppresso se la possa cavare meglio se potesse essere direttore in un supermercato o commissario di polizia?". Risponderei con un'altra domanda: "Qual è il direttore di un campo di concentramento, qual è l'esecutore nazionale o il carnefice che non sia il discendente di un popolo oppresso?"." (sempre Fredy Perlman).

Nell'appoggio aprioristico a quasi tutti i movimenti di liberazione nazionale ("vacanze a basso costo nella rivoluzione altrui") rivive, paradossalmente, la retorica mussoliniana delle "nazioni proletarie" in lotta contro le "nazioni plutocratiche"; ogni seria analisi di classe va a farsi fottere. C'è bisogno di una critica pratica dell'Identità e di tutte le sue cortine fumogene, tenendo conto di quanto scritto da Etienne Balibar e Immanuel Wallerstein nell'imprescindibile "Razza nazione classe. Le identità ambigue" (Edizioni associate, Roma 1990), a mio avviso il miglior testo marxista (in senso buono) degli ultimi anni. Da quell'orecchio la sinistra radicale italiana proprio non ci sente, e negli ultimi anni è totalmente uscita di carreggiata (oggi i compagni di Radio Sherwood si comportano come se volessero entrare nel Parlamento di Mantova all'opposizione, maneggiano pericolosi luoghi comuni localistici-regionalistici sul Nord-Est e sulla piccola imprenditoria locale, capitolano inconsapevolmente all'"etnicizzazione").

C'è sempre qualcuno che tira in ballo l'EZLN... Volete capirlo che in Europa non c'è un Chiapas, ci sono solo Croazie e Cecenie? Quella zapatista è un'esperienza interessante e originale (ha poco a che fare coi tradizionali movimenti di liberazione nazionale), ma la compagneria nostrana è ancora troppo "maoista" e "terzomondista" per capire che la creazione di miti necessari alla guerra di classe in Europa è QUALITATIVAMENTE diversa da quella necessaria alla guerriglia nella Selva Lacandona. Venti-trent'anni fa gli M-L fecero un sacco di danni comportandosi come se l'Italia fosse la Cina e la classe operaia fosse come i contadini analfabeti incontrati e irreggimentati da Mao durante la Lunga Marcia. Perché oggi dovremmo assecondare l'"etnicizzazione" giocando agli indios?

Ed ecco il signor Peter Lamborn Wilson, che dopo una "riscoperta della politica" e una rapida inversione a U sulla necessità della Rivoluzione scrive:

"Nationalism today is headed for a collision with Capitalism, for the simple reason that the nation per se has been re-defined by Capital as a zone of depletion. In other words, the nation can either capitulate to Capitalism or else resist it - no third way, no "neutrality" remains possible. The question facing the nation as zone of resistance is whether to launch its revolt from the Right (as "hegemonic particularity") or from the left (as "non-hegemonic particularity"). Not all nations are zones of resistance, & not all zones of resistance are nations. But wherever the two coincide to some extent the choice becomes not only an ethical but also a political process. [...] In Eastern Europe we might see potential in such states as Slovenia, Bosnia, Macedonia, the Ukraine - but not in Serbia nor in Russia. In the "Mid-East" one cannot help supporting Chechnya & the Kurds. In West Europe the EU must be opposed, & the smaller nations most likely to be crushed by the weight of Eurotrash & Eurodollars should be encouraged to stay out of the Union or to oppose it from within. This includes the Atlantic littoral from Morocco (where Berber resistance & Saharan inde-pendence have our sympathy) to Ireland, Denmark, perhaps Scandanavia, the Baltics, & Finland. Celtic secessionism should be encouraged in Scotland, Wales, Brittany, & Man; this would add a strong socialist & green tint to any possible coalition of small Atlantic States [...] . . ."After the Revolution" of course all nationalist forms would have to be carefully reconsidered."

 

Faccio presente che questa specie di ridicolo elenco telefonico non è nemmeno il punto più basso toccato da Bey nel suo nuovo libro, "Millennium": ci troverete anche una rivalutazione della religione, una riflessione geopolitica degna di Ernesto Galli della Loggia e l'esplicito riferimento a un'idea "clausewitziana" della politica (non Sun-Tsu, proprio Clausewitz, e riaffiora di colpo tutto l'immaginario ottocentesco della battaglia campale e dello scontro frontale all'arma bianca...).
Chi l'ha detto che "non si può fare a meno di appoggiare la Cecenia"?

Quelli là applicano la Legge Coranica, con tanto di esecuzione in piazza degli assassini, sgozzati dai parenti delle vittime.
Qualcuno prima o poi dovrà anche far notare che in Bosnia, a combattere contro il generale Mladic c'erano anche dei Taleban afghani... La teoria giustificatoria degli "strani compagni di strada" non può tappare tutti i buchi.

Quanto al "secessionismo celtico" scozzese, non è altro che una buffonata, con tanto di spots registrati da Sean Connery (passato dalla "licenza di uccidere al servizio di Sua Maestà la Regina" al diritto di sparare cazzate al servizio di una causa demenziale). Molto meglio il Mark Renton di "Trainspotting" quando sbraita: "È una merda essere scozzesi!". Strano ma vero, le tradizioni scozzesi, compreso il kilt che Mel Gibson fa indossare a William Wallace nell'XI secolo, sono state tutte INVENTATE nell'Ottocento (cfr. E.H. Hobsbawm - H. Trevor Roper, "L'invenzione della tradizione", Einaudi 1989).

Quanto all'incoraggiare il secessionismo sull'Isola di Man, siamo addirittura oltre le ridicolaggini della Lega sul Dio Po.
"È ovvio che dopo la Rivoluzione tutte le forme nazionalistiche dovranno essere attentamente riconsiderate". È un vecchio trucco, il rimandare ogni chiarimento alle Kalendae greche del post-rivoluzione... Questo è Antimondialismo-con-chiunque-e-a-qualsiasi-prezzo!

Hakim Bey è un bluff, un fricchettone vecchio, obeso e rincoglionito che ciurla nel manico scrivendo stronzate; c'è gente che lo dice da anni [*], ma la cosa non era mai stata tanto evidente come dopo questa tourneé italiana organizzata dalla ShaKe.
En passant, fa sanguinare il cuore vedere ex-componenti del Virus di Milano (Gomma) e dei Cheetah Chrome Motherfuckers di Pisa (Syd MGIX), in pratica il gotha del movimento Punk italiano degli anni '80 -movimento radicalmente antipatriottardo, antinazionalista e antimilitarista - lavorare allo "sdoganamento" di concetti quali Patria e Nazione.

Il santone Sufi gemeva e grugniva, riusciva a sentire l'escremento nelle proprie viscere, ma ancora non aveva avuto successo nell'espulsione del grosso blocco di merda. Tese i muscoli e applicò tutte le energie che riuscì a radunare allo stronzo recalcitrante. Il santone Sufi cominciò a vedere stelline danzanti davanti agli occhi. Si sentì girare la testa e dovette sedersi. Il guru non aveva cacato da tre giorni e valutò che i rifiuti accumulati che si stavano corrompendo nel suo stomaco dovevano pesare almeno quattro o cinque libbre.

Hakim Bey si alzò e prese ad ondeggiare all'intorno come un lottatore di sumo demente. Quando il santone Sufi si sentì soddisfacentemente pronto all'azione, posizionò il suo posteriore sulla faccia di Ermanno. Questa volta, i grugniti, i gemiti e le spasmodiche contrazioni muscolari ottennero il risultato voluto da Hakim Bey. Sembrò che qualcuno avesse spinto la mano su per il culo del guru, procedendo poi a strappar fuori le sue budella. L'escremento era enorme ed Ermanno, ricevendolo sulla fronte, restò tramortito in stato di semi-consapevolezza. Hakim Bey si accoccolò vicino al cyberpunk ed ispezionò lo strappa-budella. Era scuro, striato di sangue e più grande di qualsiasi escremento il santone Sufi avesse mai incontrato nel corso di un'intera esistenza dedicata a tutto ciò che è scatologico. Il guru raccolse l'offerta d'amore, in mano dava un'impressione di solidità.

'Allah sia lodato!' ululò Hakim Bey sollevando l'escremento sopra la propria testa.

'Heil Vittoria!' cantò all'unisono il gruppo di monaci.

'Ne' Giuda ne' Marx!' urlò il guru.

'Bensì un Allah che unisca la razza teutonica con un unico insieme di valori spirituali!' risposero i fighetti.

Il santone Sufi era molto soddisfatto di sé e permise che il grosso stronzo venisse fatto passare di mano in mano, di modo che i suoi seguaci potessero toccarlo, leccarlo e annusarlo. L'escremento venne quindi misurato e pesato, così che i dati completi di questo mostro potessero essere registrati in un diario cerimoniale che Hakim Bey aveva intitolato "Millennium".

Akademgorod, 14/6/97

 

* Cfr. "H. Bey" [Luther Blissettt], "A ruota libera. Miseria del lettore di TAZ", (Castelvecchi, 1996) e il recente intervento di Luther Blissettt "Meglio troppo tardi che mai", oltreché il volantino "Why Peter Lamborn Wilson/Hakim Bey Is A Counterculture Criminal" un po' paranoico ma molto informativo.