Da "Il Resto del Carlino", edizione nazionale, giovedì 19 ottobre 1995:

Allarmante missiva al nostro giornale fa scattare le indagini

"HO L'AIDS, INFETTO PER VENDETTA"

L'autrice della lettera: sono un'ex studentessa costretta a prostituirsi a Bologna

 

[In un riquadro:] ECCO LA LETTERA

Sono una ragazza di 24 anni, nata in una città del nord Italia, da una famiglia normale. Fino a poco tempo fa la mia vita era quella di tutti i iragazzi della mia età: frequentavo l'università con discreto profitto, nella mia vita avevo sempre pensato di fare la giornalista.
Due anni fa a causa di un incidente stradale, cui era seguito un ricovero in ospedale, subii una trasfusione di sangue. Dalle analisi seguenti risultò che ero affetta dal virus HIV. Poiché il mio tipo di vita era sempre stato normale, ben lontano da comportamenti a rischio (tossicodipendnenza, rapporti occasionali) ho dedotto, e il decorso della malattia lo ha confermato, di essere stata oggetto di una trasfusione di sangue infetto. Questa scoperta ha sconvolto la mia vita e quella dei miei familiari, che hanno rifiutato questa situazione. Mi sono rivolta alle strutture pubbliche che, anche se erano la causa del mio male, non hanno fatto nulla di pratico per aiutarmi. A questo punto ho subito un forte esaurimento nervoso, da cui mi sono risollevata soltanto quando ho individuato il modo per sfogare la mia rabbia/disperazione verso la società, colpevole di avermi infettato e RIFIUTATO. Mi sono trasferita qui a Bologna, dove non mi conosceva nessuno e ho cominciato a prostituirmi, ricevendo i clienti nel mio appartamento in centro. Questa attività mi permette di aver denaro a sufficienza per curarmi e per mantenere un buon tenore di vita ma soprattutto mi consente di scaricare almeno parte della mia rabbia. Infatti da circa un anno ho deciso di utilizzare, nei rapporti con i clienti, preservativi da me precedentemente forati in modo da trasmettere il virus a queste persone abbiette che non trovano niente di meglio che pagare una ragazza per i loro piaceri. Nell'ambiente ho saputo che questa abitudine è assai più diffusa di quanto pensassi. Questo mi ha aperto gli occhi, e per questo forse mi sono convinta a scrivere ad un giornale diffuso come il "Resto del Carlino", per far sì che altre persone non debbano passare quello che ho passato io, provando il dramma di scoprirsi infettati dall'AIDS. Scusandomi poiché non mi firmo per intero, sarà facile capire il motivo di questa mia scelta. L.B.

 

[illustrazione: fotografia della busta che conteneva la lettera]

 

Servizio di Nicoletta Rossi

BOLOGNA - La lettera è arrivata in redazione con la posta della mattina, insieme a tante altre. Una busta 'normale', un foglio 'normale' scritto con il computer. Non firmata, come altre missive che di solito cestiniamo. Ma il testo è sconvolgente e, se si rivelerà vero ciò che la scrivente racconta, anche di grande allarme sociale. Abbiamo a lungo valutato, in redazione, se dare o no questa notizia. Poi abbiamo deciso di raccontare ai lettori le cose come sono. Solo cronaca, nessun commento, anche perché non spetta a noi ma agli organi di polizia (a cui abbiamo già consegnato l'originale della lettera) appurare la verità [...] Se la vicenda è vera, questa ragazza è un untore perfettamente consapevole di quello che fa. Ci sono stati altri casi, dallo steward americano che, agli albori dell'Aids, infettò almeno duecento gay al 'viado' brasiliano che si prostituiva a Rimini e che la polizia ha rimpatriato a forza perché era una vera e propria bomba batteriologica. Abbiamo sentito il parere di un grafologo, di un criminologo e di un infettologo, come scriviamo a fianco [...]

 

IL GRAFOLOGO. "UNA FANTASIA AMMALATA"

BOLOGNA - "Chi ha scritto questa lettera è di certo una persona di cultura elevata. Conosce la costruzione del periodo e non fa errori di grammatica, tranne scrivere 'sufficenza' senza la 'i' che, comunque, è un errore che fanno in molti. La lettera è però piena di errori di battitura. E questo potrebbe voler dire che è stata scritta in fretta, in uno stato di ansia. E non riletta. Come se, una volta presa la decisione di spedirla, lo scrivente avesse fretta di chiudere la busta e imbucare". Lo sostiene il professor Aurelio Valletta, esperto di grafologia legale e consulente del tribunale di Bologna. "Sull'autenticità della vicenda - aggiunge- non posso sbilanciarmi. La storia raccontata è un condensato di aspetti tragici, e potrebbe essere frutto di una fantasia malata che legge molti giornali e guarda la televisione".
La lettera di L.B. è stata scritta con un computer da qualcuno che conosce abbastanza l'informatica da saper dare il comando per una perfetta allineatura dei margini. [Capirai che difficoltà!, N.d.LB.]. Esaminando l'originale, si potrebbe persino risalire alla marca di computer con cui è stata scritta [Bum!, N.d.LB.]. "Più interessante ancora della lettera - prosegue Valletta - è la busta. L'indirizzo è stato scritto in alto e verso destra. In grafologia, scrivere verso destra viene interpretato come la volontà di estroversione di una persona sola. Scrivere in alto, invece, denota autostima e un 'io' abbastanza profondo [ma che significa 'io abbastanza profondo'? L'io non è mica un buco di culo! E questo sarebbe un "esperto"? N.d.LB.]. In generale si può dire che l'intera lettera comunica un bisogno di raccontarsi agli altri" [e quale lettera, per il semplice fatto di essere scritta e spedita, non comunica un bisogno del genere? Mamma mia, Alberoni al confronto dice cose originali! N.d.LB.]. Infine, l'affrancatura. L.B. ha appostato il francobollo a sinistra e non a destra della busta. "Anche questo - conclude Valletta - può significare uno stato di ansia" [ti candideremo al Nobel, geniaccio!, N.d.LB.].

 

LO PSICOLOGO: "UNO SCRITTO INCOERENTE"

BOLOGNA - "In quella lettera c'è una contraddizione: lo spirito di vendetta da una parte, il grido d'allarme dall'altra". Il professor Renzo Canestrari, psicologo, autore, tra l'altro, di approfonditi studi sul caso Maso, invita alla cautela. "L'antefatto, vale a dire il contagio attraverso trasfusione, potrebbe essere vero. La vendetta sulla società si presta, invece, ad analisi più complessa. La ragazza autrice della lettera potrebbe avere soltanto immaginato quella diabolica forma di contagio collettivo". Un dubbio, dice Canestrari, avvalorato dalle righe finali: "Mi sono convinta a scrivere a un giornale per far sì che altre persone non debbano passare quello che ho passato io". "Insomma - incalza Canestrari - potremmo essere di fronte a una sorta di appello: guardate che se la famiglia e la società abbandonano le persone come me, le conseguenze potrebbero essere queste..."
E se invece fosse tutto vero? "Il più delle volte i giovani che si trovano in situazioni analoghe sfogano la loro aggressività contro se stessi, entrando in uno stato di depressione e certe volte arrivando perfino al suicidio. In questo caso saremmo di fronte a un'aggressività rivolta agli altri, quasi un modo per dare significato alla propria esistenza. Una reazione violenta, dettata dal carattere della ragazza, indipendentemente dal contagio e dalle sue modalità. Tanto più che non sembra credibile lo stato di abbandono da parte della famiglia che la giovane denuncia. Il suo elevato grado di istruzione denota se non altro che i genitori avevano a cuore la sua formazione culturale [Marò, che incredibile minchiata!!! N.d.LB."].

[la colonna dedicata al parere dell'infettologo Francesco Chiodo si intitola "Allarmismo ingiustificato", e non dice nulla di più e nulla di meno di quanto annuncia il titolo]

 


COMUNICATO DI LUTHER BLISSETT

 

Bologna, 20/10/1995. Dopo la falsa lettera del "teppista" di Riccione, ecco un'altra prova della dabbenaggine del "Resto del Carlino"; questo giornale si crede davvero tanto vicino alla fantomatica "gente" da ricevere - seppure in forma anonima - le più intime confessione dei cittadini di ogni rango, dal giovane ribelle alla perforatrice di profilattici. "Scriveteci, offriteci descrizioni stereotipiche del disagio sociale in città! Presso di noi troverete sempre una spalla su cui piangere e qualche sproloquiante sociologo (o psicologo, o prete, o grafologo) dalle cui labbra potrete pendere! È vero, nessuno di questi 'esperti' ci campana un beato cazzo, ma c'hanno il pezzo di carta e la reputazione!". Ma il "canale preferenziale" del giornale con la città è UN PURO SIMULACRO, come da mesi si sta adoperando a dimostrare LUTHER BLISSETT, che con sempre nuovi noms de plum sorregge quasi da sola/o la quotidiana rubrica delle lettere (tanto locale quanto nazionale). Stavolta si è passato il segno: pur di dare addosso alle prostitute, ai transessuali ("Squallido corpo", si scrisse della povera Cora/Danilo massacrata a coltellate da un maraglio bastardo, do you remember?), ai sieropositivi ("Tutti untori e delinquenti!"), il Carlino pubblicherebbe qualsiasi cosa gli arriva, foss'anche scritta con inchiostro di bile su carta igienica usata. L'ipotesi di Luther è che non siano false solo le sue lettere, ma anche molte di quelle "normali", opera di un vero e proprio "antitrust di cervelli" interno al "giornale dell'Emilia", che ha il compito di CREARE gli umori e le frustrazioni della "gente"... Sarà per questo che appena ricevono una lettera "vera" la incorniciano ci imbastiscono sopra un "affaire" sproporzionato? Ma la cosa più importante è che il gioco continua, chiunque può INVENTARSI i nuovi scoops del Carlino per i prossimi giorni: basta aver letto qualcosina sulla grafologia (qualsiasi libro di Klages va bene), stare attenti a battere i refusi giusti, inanellare con accortezza i giusti luoghi comuni.

A questo punto però occorrerebbe un salto di qualità da ambo le parti: il Carlino dovrebbe cercare di dimostrare che Luther Blissett mente, ed inventarsi anche la prostituta nella sua persona fisica (pagando una figurante che rivendichi - magari in lacrime - di aver vergato la lettera di proprio desk-top); dal canto suo, Luther dovrebbe aprire una vertenza col giornale per percepire uno stipendio, dal momento che è uno dei reporters più prolifici e di successo della testata.