Da "Il Manifesto" di giovedì 20 aprile 1995, rubrica "giorno e notte", pag.33, articolo di Militant A degli Assalti Frontali su Luther Blissett.

LA RIVOLTA SEMIOLOGICA DI UNA LEGGENDA METROPOLITANA

Guy Debord, l'Internazionale Situazionista e la sua eredità sotto l'impietoso sguardo di Luther Blissett, un nome collettivo che vuole portare il caos nell'industria delle comunicazione

 

di Militant A

Guy Debord è morto davvero. Opuscolo freddo come una lama. Impietoso. Luther Blissett da bravo figlio illegittimo davanti al padre morto non fa il rito funebre di circostanza. Si trova davanti al corpo e ne fa il funerale, senza nessuna sacralità. Ciao Debord, il tuo tempo era finito da tempo. E così, dalla prima riga, con una trasformazione del nome, il noto situazionista francese diventa "Guy The Bore", Guy il noioso.
Noioso per l'autocompiacimento e l'autocitazione in cui ha trascinato la propria immagine negli ultimi trent'anni, dopo aver logorato l'Internazionale Situazionista con la pratica settaria dell'espulsione, fino al paradossale scioglimento ufficiale quando ormai l'Internazionale era rappresentata solo da Debord stesso e da Sanguinetti.

Questo opuscolo colpisce sia perché ci dà una versione della storia dell'Internazionale Situazionista meno lineare di quanto sia stato raccontato a sinistra, sia per il nome Luther Blissett, con cui l'autore si firma. "Guy Debord è morto davvero" (£.3000, pp.60, con due testi sulla "leggenda" di Luther Blissett) è un instant-book della collana "Quaderni operativi" edita da Crash Multimedia del Centro Sociale di Feltre "Cayenna" e della rivista DeriveApprodi (che nell'ultimo numero riprende i testi dell'opuscolo e lo stesso Luther Blissett firma il coordinamento editoriale).

Ma chi è Luther Blissett? Appare nello spazio virtuale delle Bbs italiane, in modulazione di frequenza, allo stesso orario parla di argomenti differenti in differenti città. Appare nelle strade di Bologna, nelle riviste di movimento, in video, performance, è il nome di una rivista in cui tutti gli articoli sono firmati da differenti Luther Blissett. Entra nella vita di Giovanna Milella (conduttrice di "Chi l'ha visto?") facendo sÌ che lei lo insegua in Bosnia (dato per scomparso mentre stava realizzando una performance di "turismo psicogeografico" per scrivere la parola "Art" con un viaggio in bicicletta tra le città europee, iniziato nel '91 a Madrid e proseguito fino al '94 dove aveva dato inizio alla T di Trieste). Ma chi è Luther Blissett? Luther Blissett, in origine un famoso attaccante di origine giamaicana (per un anno al Milan nella stagione 1983-84 che lasciò l'anno dopo per problemi di ambientazione), è un "multiple name", nome collettivo, uno "strumento per la guerriglia semiologica" (recentemente è uscita una rivista con il suo nome: per informazioni chiamare la libreria Grafton 9 di Bologna, tel. 051/266320).

Nome collettivo che in questo caso non è un luogo dove si accordano e si fondano delle soggettività per raggiungere degli obiettivi di presa e di gestione del potere (anche solo circoscritto a spazi sociali liberati), come a volte è inteso nelle forme-gruppo convenzionali dei movimenti. Luther Blissett non ha appartenenze, vincoli, codici scritti o non da rispettare. Tutti possono firmarsi Luther Blissett.

In un momento in cui la crisi delle identità, la paura di essere invisibile, anonimo, spinge all'affermazione del proprio "io", a nominarsi, a cercare categorie in cui bruciata, ad appiattire e omologare [qui dev'essere saltata via qualche parola, N.d.R.], Luther Blissett si sottrae. E propone un rilancio. Qui le soggettività rinunciano al proprio nome e si accomunano nell'uso del nome collettivo per creare caos, confusione, simulazione nei codici comunicativi che fondano le gerarchie del potere. È una storia, questa, che comincia ad affermarsi in alcuni ambiti di movimento nella primavera del '94, nel periodo della vittoria alle elezioni di Berlusconi, e si inserisce in un panorama in cui non c'è un progetto credibile di trasformazione sociale a sinistra.

Così, Luther Blissett non pone il problema di cosa costruire [questo non è del tutto esatto, N.d.R.], ma di cosa decostruire, di cosa "sabotare". Si tratta di "infettare tutti i network a cui sia possibile accedere, introducendo pratiche destabilizzanti e voci incontrollate così da provocare...rivolta" (dal "Luther Blissett Manifesto").